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Palladium | Opificio Telecom Italia
12 - 13 Novembre 2011

Selma e Sofiane Ouissi / Mahmoud Rabiey “Vito” / Muhanad Rasheed / Fares Fettane

Corpi Resistenti


Corpi Resistenti
BRUNELLO | BALANESCU | TEHO TEARDO

Con il focus “Corpi resistenti” arrivano sulla scena romana alcuni danzatori e compagnie che rappresentano la nuova danza in Maghreb e nel vicino Oriente, per dar vita ai loro spettacoli e a un incontro con il pubblico. Una scossa elettrica, di rivolte e rivoluzioni, sta attraversando questi paesi dall’Oceano Atlantico a quello Indiano, in un’area geografica dove la mancanza o la scarsità di libertà d’espressione avevano reso difficile la creazione, la pratica della danza e, conseguentemente, la partecipazione del pubblico.
Questo non ha impedito la nascita di una serie di realtà coreografiche, che spesso hanno trovato una sponda in Europa e in particolare in Francia: una nascita significativamente avvenuta in parallelo alla crescita di quella società civile protagonista in quegli stessi paesi del cambiamento, dove oggi si sta assistendo a una vera e propria primavera delle arti sceniche, tra cui la coreografia. Tutto ciò, ovviamente non è avvenuto senza difficoltà: a esempio Selma e Sofiane Ouissi, un duo che si considera un artista solo, sono però costretti a lavorare in due paesi diversi, Francia, lei, e Tunisia, lui. Dunque non è solo la moda delle nuove tecnologie ad averli spinti a presentare “Ici(s)”, uno spettacolo virtuale che li vedrà danzare Sofiane a Tunisi e Selma a Parigi, connessi attraverso skype e ritrasmessi in tempo reale al pubblico capitolino. Proprio questa distanza digitale spinge al termine dello spettacolo gli Ouissi a discutere, sempre via internet, della loro esperienza, dando inizio a un incontro con il pubblico che vedrà coinvolti anche gli altri interpreti e coreografi di “Corpi Resistenti” assieme a Ornella D’Agostino, ispiratrice del progetto, Ahmed El Attar, regista egiziano Tahar Chikhaoui critico cinematografico, docente Università di Manouba – Tunisi e Nathalie Galesne, direttrice di Babelmed.net. Colpisce come questi coreografi e danzatori, oramai in possesso del vocabolario della danza contemporanea internazionale, non perdano la loro radice culturale che si manifesta attraverso alcune particolarità stilistiche e i temi affrontati dove emerge una attenzione verso il misticismo e la metafisica.
È una tendenza che assume una cifra astratta nell’iracheno Muhanad Rasheed –oggi attivo grazie a una borsa di studio in Olanda–, nella sua nuova creazione, “B Dream”, un solo ispirato a “A Dream”, la sua prima coreografia dove il senso dello scorrere del tempo viene deliberatamente oscurato.
Mahmoud Rabiey in arte Vito con “Enshrined” vuole affrontare la relazione tra l’uomo e Dio, e come questa abbia i suoi riflessi sulla comunità e sui rapporti interpersonali: lo fa da una prospettiva legata al sufismo, riprendendo anche i movimenti delle danze rituali di questa filosofia.
Esperienza esemplare è anche quella di Fares Fettane: inizia giovanissimo a danzare lo hip hop, per poi dedicarsi alla danza folclorica e tradizionale, fino a quando arrivato in Francia ed entrato in contatto con la coreografa Nacera Belaza, anche lei ospite di questa edizione del Festival, non scopre la danza contemporanea e se ne innamora. Oggi ha fondato una sua compagnia, la Cooperativa culturale “Wach”, con cui presenta “La fin ce n’est que le commencement”, coreografia che oscilla tra le emozioni quotidiane e una dimensione spirituale e di trance.

Opificio Telecom Italia | 12 novembre | SELMA E SOFIANE OUISSI
ici(s) (coreografia trasmessa via skype da Parigi e Tunisi)
A seguire il convegno Corpi Resistenti
Palladium | 13 novembre
MUHANAD RASHEED | B-DreaM
MAHMOUD RABIEY (VITO) | Enshrined
FARES FETTANE | La fin ce n’est que le commencement