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Una domanda aperta sul futuro della danza contemporanea italiana
11 Aprile 2014

Waiting For NID Platform 2014


Waiting For NID Platform 2014

Lo scorso 11 aprile, nell’ambito della rassegna Waiting for DNA, la Fondazione Romaeuropa ha ospitato un incontro pubblico sul tema Una Piattaforma Made in Italy, in vista della seconda edizione di NID Platform – Nuova Piattaforma della Danza Italiana che si terrà a Pisa dal 22 al 25 maggio 2014. Al dibattito, moderato da Anna Lea Antolini (Responsabile Promozione Danza e programmazione DNA, Fondazione Romaeuropa), hanno preso parte Donatella Ferrante (Responsabile promozione internazionale Direzione Generale per lo Spettacolo/MiBACT) Roberto Casarotto (Responsabile Progetti danza CSC e Operaestate Festival Veneto Bassano del Grappa), Patrizia Coletta (Direttore Fondazione Toscana Spettacolo), Lisa Gilardino (cura, sviluppo e promozione progetti artistici per Alessandro Sciarroni), Valentina Marini (Direttore Generale Spellbound Contemporary Ballet/Vicepresidente A.I.D.A.P. – Federdanza Agis), Velia Papa (Direttore Inteatro), Maurizia Settembri (Direzione danza, multimedia e progetti internazionali – Fondazione Fabbrica Europa) e Gerarda Ventura (Consulente danza Teatro Stabile dell’Umbria). La discussione si è costituita come un punto di raccordo e di passaggio tra, da una parte, le considerazioni emerse durante l’incontro sul tema Stabilità e mobilità della danza contemporanea italiana – che ha avuto luogo il 25 ottobre 2013 nell’ambito della passata edizione di DNA/Romaeuropa Festival – e dall’altra le tematiche che verranno discusse a Pisa durante i tavoli della NID. Infatti, come rilevato in apertura da Donatella Ferrante , un filo rosso lega questi momenti di riflessione: “La possibilità della danza di essere, oggi, una dimensione in espansione”. Un’ espansione non solo spaziale (si pensi ai diversi luoghi in cui è presente il contemporaneo), ma anche linguistica, dal momento che la giovane danza di ricerca italiana sembra essere caratterizzata da una contaminazione con altri linguaggi, dall’ibridazione con la performance e da quella che Sergio Trombetta ha definito, nel suo articolo Balla con la rete («L’Espresso», 12 dicembre 2013) un’ “osmosi, una liquidità artistica”. Per queste sue caratteristiche, e perché l’instabilità del settore si è tradotta in dinamismo, apertura, adattamento alle nuove situazioni e capacità di intercettare il nuovo, “la danza, allora, potrebbe lanciare messaggi in anticipo rispetto agli altri settori dello spettacolo dal vivo” – conclude la Ferrante.
In Italia non manca il valore artistico, ma la qualità e l’adeguatezza delle strutture e delle politiche culturali che dovrebbero sostenerlo. Una storia vecchia e ripetuta, che affonda le proprie radici in un sistema normativo obsoleto, ma che non può giustificare il mancato tentativo, da parte degli operatori del sistema, di cambiare dall’interno lo status quo delle cose. Nell’attuale contesto storico-sociale è particolarmente forte l’urgenza di mobilitare altre risorse che sopperiscano all’assenza di finanziamenti da parte delle Istituzioni, per salvare e tutelare non solo una nuova generazione di artisti, ma anche un patrimonio culturale nazionale che ha già subito fin troppe violenze. Un compito che richiede l’impegno dell’intero universo della danza.
Il significato più profondo della NID – Nuova Piattaforma della Danza Italiana consiste proprio nell’essere non solo una ‘vetrina-mercato’ che promuove e diffonde a livello nazionale e internazionale la produzione coreografica italiana più rappresentativa, ma anche il punto di partenza per una domanda di cambiamento rivolta al futuro. Luogo di confronto e di scambio – inevitabili per la crescita – e occasione per l’elaborazione di strategie condivise che siano di supporto alla mobilità dei giovani coreografi italiani, la piattaforma NID è stata concepita, innanzitutto, come uno spazio di sostegno per gli artisti, affinché non siano lasciati soli nel loro percorso, ma gli sia garantito un dialogo costante e diretto con gli operatori.
Il ‘dopo NID’ e la necessità di avviare la riforma del sistema sono argomenti chiave di tali riflessioni. Da questo punto di vista si spiega il carattere programmatico della piattaforma, cioè le indicazioni che sono state fornite nel corso di questo dibattito e dell’incontro precedente su Stabilità e mobilità (25 ottobre 2013) per il miglioramento delle condizioni dell’universo della danza contemporanea: promuovere il lavoro di networking, creare nuove figure professionali che assistano gli artisti nella loro attività, costruire una stabilità dove ci sia una chiara distinzione tra progettualità e produzione, formare un nuovo pubblico e diffondere una cultura del contemporaneo, che nel nostro Paese stenta ancora ad affermarsi. Queste proposte riassumono la filosofia alla base dell’intero progetto della NID Platform, che, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo e in stretta collaborazione con le Regioni e/o Enti locali di riferimento, unisce soggetti estremamente diversi tra loro, aderenti all’A.D.E.P. (Associazione Danza Esercizio e Promozione in seno a FEDERDANZA-AGIS) e firmatari dell’RTO (Raggruppamento Temporaneo di Operatori). Una collaborazione e una comunanza di pensiero che potrebbero essere sintetizzate con la frase di Patrizia Coletta: “Fare un passo indietro per lanciare un dado verso il futuro”.
Il programma di questa seconda edizione della NID Platform è composto da sedici produzioni selezionate, tra le oltre cento domande pervenute, da un Comitato Artistico formato da operatori italiani e internazionali, che cambiano ogni anno e tra cui non vi è nessuno degli aderenti all’RTO, fatta eccezione per un rappresentante della Regione Capofila dell’edizione (per il 2014 è la Toscana). Quest’anno esso è composto da Anna Lea Antolini, Roberto Casarotto, Rino De Pace, Joanna Lesnierowska, Silvano Patacca, Stéphanie Pécourt e Virve Sutinen.
Oltre a ciò, nella mattina del 23 e del 24 maggio, alla Stazione Leopolda di Pisa, si terranno i tavoli tematici su diverse questioni della danza contemporanea: workshop di lavoro in cui verranno messi a confronto tra loro artisti e operatori italiani e internazionali.
In “Danza nei musei e nei centri di arte contemporanea” ci si interrogherà su quale potrebbe essere il ruolo delle arti performative rispetto alla mission di un Centro di Arte Contemporanea, a partire dalle esperienze del MoMA di New York, della Tate Gallery di Londra, del Museo Reina Sofia di Madrid, del Centre Pompidou di Parigi e del MAXXI di Roma.
In “Case della danza: esperienze in Europa a sostegno della Produzione” verrà discusso il modello di “casa della danza”, muovendo da alcuni esempi maturati in Europa a sostegno della formazione e della mobilità di coreografi e danzatori. Come ha sottolineato Roberto Casarotto durante la presentazione del tavolo NID avvenuta nel corso dell’incontro dell’11 aprile, anche nel resto d’Europa, in un contesto politico, sociale e culturale in continua evoluzione, stanno cambiando i modi in cui viene gestita la mobilità.
Ne “I luoghi della danza nell’area Euro-mediterranea” sarà preso in esame il caso della zona meridionale del Mediterraneo, dove vi sono coreografi che hanno creato progetti, spazi ed iniziative a sostegno della danza contemporanea. Gerarda Ventura pone l’accento sul fatto che siamo soliti percepire quest’area come una terra di emigranti, senza renderci conto che Paesi come Egitto, Libano, Tunisia, sono realtà in via di sviluppo che stanno subendo un processo di modernizzazione in grado di offrire al mondo della danza un contributo fondamentale. Il tavolo farà dialogare questo universo con le esperienze di nazioni quali Italia, Francia, Grecia e Olanda, al fine di stimolare un dibattito e uno scambio tra mondi diversi.
In “Progettazione e Produzione: esperienze europee. Esempi di cooperazione, bilateralità e networking” ci si interrogherà su come attirare l’attenzione delle Istituzioni, sul modo in cui una normativa adeguata possa aiutare a migliorare le cose, sul valore che assumono le progettazioni bilaterali e transfrontaliere in un momento in cui stiamo assistendo a una generale trasformazione delle prassi, spesso non esente da un certo grado di contraddittorietà. In Italia, per esempio, vi è una grande facilità a ricevere finanziamenti per importare artisti provenienti da tutto il mondo, ma anche una diffusa difficoltà nel compiere l’operazione contraria, ovvero ottenere un sostegno economico per esportare all’estero le opere dei nostri coreografi e artisti.
La danza contemporanea italiana è un terreno fertile, ma la precarietà del sistema in cui è inserita rischia di soffocarne la vitalità. L’Italia, per crescere e arginare una crisi declinabile in tutte le sue possibili aggettivazioni (storica, politica, economia, sociale, culturale, identitaria, morale, ecc.), deve essere parte attiva del cambiamento, fornire una progettualità di crescita e sviluppo e incoraggiare il nuovo: deve riuscire ad essere internazionale nel rispetto delle proprie peculiarità.

Elisa Biscotto