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New Creation / Sala Petrassi

Programma di sala
Prima Nazionale / Coproduzione REF

Bruno Beltrão / Grupo de Rua de Niterói
New Creation

Tra gli artisti più rilevanti della scena coreografica internazionale, il brasiliano Bruno Beltrão ha conquistato critica e pubblico con la sua inedita fusione tra il vocabolario della danza contemporanea e quello dell’Urban Dance. Le sue coreografie sono una vera e propria sfida ai canoni dell’Hip Hop e all’immaginario legato a questa pratica: danze urbane caratterizzate da una veemenza fisica e da una profonda comprensione della musica e dello spazio. Un processo di astrazione e di riscrittura capace di generare un linguaggio inedito e personale per il quale, non a caso, il coreografo è stato internazionalmente acclamato come il William Forsythe dell’Hip Hop.

Dopo aver presentato al Romaeuropa Festival 2019 il suo INOAH, Beltrão torna in prima nazionale con la sua compagnia Grupo de Rua, fondata a Niteròi, all’estremità sud-orientale di Rio de Janeiro, per presentare New Creation.

«Come rimanere in movimento quando la situazione sociale e politica di un paese sembra paralizzare tutto come una nebbia velenosa; quando la persecuzione e l’odio sembrano dividere e soffocare la libertà e la solidarietà, l’uguaglianza e la democrazia?» si interroga il coreografo.

Il materiale di movimento portato in scena in New Creation sembra, non a caso, essere generato dalla negoziazione tra conflitti indissolubili e violente contraddizioni sociali. Astratta, minimale, eppure frenetica e poetica la danza è qui, nel suo semplice mostrarsi con i suoi codici e le sue immagini, una forma di resistenza, un atto consapevolmente politico, una testimonianza delle condizioni di un paese e di una società divisa dagli estremismi. Eppure, nulla è chiassoso, esplicito nella scrittura coreografica di Beltrão: la scena si offre come un paesaggio in cui lo sguardo dello spettatore è invitato a naufragare aggrappandosi alla composizione e scomposizione di immagini fugaci, potentissime, eppure evanescenti. Lo stesso titolo della pièce lascia aperta ogni forma di interpretazione, chiama in causa un senso di indefinitezza, un naufragio.

Ha scritto il critico di danza Pieter T’Jonk nel programma di sala commissionato dal Wiener Festwochen:

«Bruno Beltrão non ha dato un titolo alla sua nuova creazione. È un pezzo senza nome. Non è nemmeno intitolato Untitled, un moniker molto apprezzato dai modernisti. Si tratta di più di un semplice dettaglio. Ogni volta che siamo profondamente toccati o scossi dagli eventi, diciamo che rimaniamo “senza parole” perché ciò che è accaduto non è solo inevitabile, ma anche lontano dai sentieri che i nostri processi mentali di solito amano percorrere. La particolarità di questa pièce “senza nome” è che crea immagini nitidissime che rimangono impresse nella mente come un’esperienza scioccante; eppure, per le stesse ragioni, il pubblico è lasciato a interpretare le immagini da solo poiché non vi sono titoli da seguire. (…) Le scene sono articolate con una precisione particolare. Sono precise nel modo in cui lo sono le miniature medievali, trasmettendo molto – a volte in maniera contraddittoria – in pochi istanti o a colpo d’occhio, sia in rapida successione che contemporaneamente. Ogni miniatura ha il suo light design, i suoi protagonisti, il suo linguaggio del corpo. (…) Queste miniature sono una danza eccezionale nella sua forma più pura, non “pezzi teatrali”, ma una raffinata e suggestiva danza di arti che, come la pratica della capoeira, non rivelano il loro vero significato, anche se è inconfondibilmente presente. Così Beltrão attinge ai codici dell’hip hop. Niente di tutto ciò altera il fatto che l’atmosfera di questa danza sia inquieta, persino minacciosa. (…) Queste miniature sono forse pensate per rappresentare un mondo in stallo, ma in cui rabbia, difficoltà, crudeltà, indifferenza – e l’occasionale gesto premuroso – passano in istantanee sconcertanti? Se è così, è raro vedere uno spettacolo che evoca un quadro così complesso della società entro il primo quarto d’ora. Non c’è bisogno di sapere molto del Brasile per essere consapevoli che è la popolazione più debole e indifesa che lo abita ad aver subito in prima persona il peso della politica di Bolsonaro. Ed è proprio in questa fascia di popolazione che si radica l’hip hop, quindi, è forse da qui che hanno origine i danzatori in scena».

Ed è, in fondo, qui che prende le mosse il percorso artistico di Beltrão, nato nel 1980 a Niteroi, lo stesso sobborgo di Rio de Janeiro dove sin dall’età di 10 anni si appassiona alle danze urbane per poi fondare con l’amico Rodrigo Bernardi, nel 1996, ancora adolescente, la sua compagnia. Nel 2001 il debutto ufficiale sulle scene con From Popping to Pop prima fusione di danza urbana e danza concettuale e vera e propria svolta nella sua carriera. L’uscita di Bernardi dalla compagnia ha poi portato il coreografo ad assumerne interamente la direzione. Da allora ha creato numerose pièce come Too Legit to Quit (2002), Telesquat (2003), H2 (2005) e H3 (2008), Inoah (2018) fino a New Creation.

Sul paesaggio sonoro costruito da Lucas Marcier/ARPX e di Jonathan Uliel Saldanha e nei tagli di luce di Renato Machado si stagliano i corpi degli otto danzatori e delle due danzatrici della compagnia con il loro “sobrio virtuosismo”, con la loro capacità di innervare nelle evoluzioni più sorprendenti della street dance, la violenza, il peso, ma anche la leggerezza e la dolcezza di un mondo in conflitto.

Allo spettatore la scelta di abbandonarsi e scivolare su un paesaggio astratto di movimenti ipnotici e potenti, oppure di scavarci dentro per trovare un segnale di allarme per una condizione che riguarda il Brasile o forse il mondo intero.

Crediti

Direttore Artistico Bruno Beltrão
Assistente alla direzione Gilson Cruz
Con Wallyson Amorim, Camila Dias, Renann Fontoura, Eduardo Hermanson, Alci Junior, Silvia Kamyla, Ronielson Araújo “Kapu”, Leonardo Laureano, Leandro Rodrigues, Antonio Carlos Silva
Luci Renato Machado
Costumi Marcelo Somme
Musica Lucas Marcier / ARPX, Jonathan Uliel Saldanha
Video Eduardo Pave
Elettricista Sineir

Foto © Wonge-Bergmann

Produzione Grupo de Rua (Niterói – BR)
In collaborazione con Something Great (Berlin – DE)
Coprodotto da Künstlerhaus Mousonturm (Frankfurt – DE), Festival d’Automne à Paris & Centquatre (Paris – FR), Kampnagel (Hamburg – DE), Sadler Wells (London – UK), Kunstenfestivaldesarts (Brussels – BE), SPRING Performing Arts Festival (Utrecht – NL), Wiener Festwochen (Vienna – AT), Onassis STEGI (Athens – GR), Culturgest (Lisbon – PT), Teatro Municipal do Porto (Porto -PT), Le Maillon – Théâtre de Strasbourg (Strasbourg – FR) , Arsenal Metz (Metz – FR), Romaeuropa (Rome – IT), Charleroi Danse (Charleroi – BE)
Distribuzione Something Great
Commissionato dae Künstlerhaus Mousonturm nell’ambito di Alliance of International Production Houses in Germany
Con il sostegno di Goethe Institut