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Sala Santa Cecilia

Programma di sala
Prima Nazionale
Con il sostegno di Flanders State of the Art

Brussels Philharmonic
Dirk Brossé
RYŪICHI SAKAMOTO: MUSIC FOR FILM

A poco più di un anno dalla sua scomparsa, Romaeuropa Festival omaggia il maestro Ryūichi Sakamoto, tra le figure più significative e influenti del panorama musicale contemporaneo e tra le più prestigiose presenze nella storia del REF, attraverso un percorso che congiunge la settimana inaugurale del festival al suo closing. Il primo degli appuntamenti vede protagoniste le musiche per il cinema che hanno reso celebre l’artista in tutto il mondo. Era il 2016 quando Sakamoto, ospitato dal Film Fest Gent, incontrava il suo Direttore Musicale, nonché direttore della Chamber Orchestra of Philadelphia, Dirk Brossé, selezionando, riarrangiando e registrando insieme alla Brussels Philharmonic alcune delle sue più celebri colonne sonore. Nacque il progetto “Music for film”. Passando da “L’ultimo Imperatore” a “Merry Christmas Mr. Lawrence”, da brani estratti da “Piccolo Buddha” di Bertolucci a “Babel” e “The Revenant” di Alejandro González Iñárritu, la Brussels Philharmonic diretta dallo stesso Brossé esegue dal vivo al Romaeuropa Festival (grazie al sostegno di Flanders State of The Art) una panoramica sull’impressionante corpus di musica per il cinema scritta da Sakamoto e ripercorre alcune delle sue musiche più memorabili, esempio della genialità e della poetica di uno dei più grandi artisti dei nostri tempi.

The Last Emperor: Endroll (8:02)
da L’ultimo Imperatore
di Bernardo Bertolucci (1987)

Yae No Sakura:
Opening Theme (3:02)
da Yae No Sakura (TV Serie, 2013)

Snake Eyes: Theme (5:26)
da Omicidio in diretta – Snake Eyes
di Brian de Palma (1998)

The Sheltering Sky: Main Theme (6:26)
da Il tè nel deserto
di Bernardo Bertolucci (1990)

High Heels (Tacones Lejanos):
Main Theme (3:08)
da Tacchi a Spillo
di Pedro Almodovar (1991)

Little Buddha: Acceptance (8:49)
da Piccolo Buddha
di Bernardo Bertolucci (1993)

Babel: Bibo No Aozora (6:28)
da Babel
di Alejandro González Iñárritu (2006)

The Last Emperor: Rain (4:16)
da L’ultimo imperatore
di Bernardo Bertolucci (1987)

Wild Palms: Main Theme (2:31)
da Wild Palms (Tv Serie, 1993)

Femme Fatale: Bolerisch (6:11)
da Femme Fatale
di Brian de Palma (2002)

Hara-Kiri (Ichimei): Small Hope (5:00)
da Death of a Samurai
di Takashi Miike (2011)

The Revenant: Main Theme (3:07)
da The Revenant
di Alejandro González Iñárritu (2015)

Merry Christmas Mr. Lawrence:
Main Theme (6:02)
da Furyo
di Nagisa Oshima (1983)


Ryūichi Sakamoto e il Romaeuropa Festival
di Fabrizio Grifasi
Direttore Generale e Artistico Fondazione Romaeuropa

Abbiamo invitato per la prima volta Ryūichi Sakamoto al Romaeuropa Festival esattamente vent’anni fa. Sakamoto si esibì con Christian Fennesz in una performance in cui all’esecuzione dei suoi brani già noti si univa la grande qualità improvvisativa dei due musicisti. Il critico musicale e giornalista Ernesto Assante scrisse su La Repubblica «I due insieme sono in grado di dar vita a uno degli spettacoli più interessanti e unici della stagione (…)». Era proprio così. Da quel momento Sakamoto ha attraversato più volte la storia del festival, non solo con i suoi live, ma anche con le sue esplorazioni nel mondo delle arti visive e digitali. Nel 2010, per la prima edizione del nostro progetto espositivo Digitalife, che inaugurò gli spazi de La Pelanda del Mattatoio (oggi centro del nostro festival grazie alla collaborazione con Palaexpo), presentò insieme a Shiro Takatani l’incredibile installazione “LIFE: fluid, invisible, inaudible”. La sua lunga permanenza a Roma in quel periodo ha generato una profonda amicizia e mi ha permesso di conoscere una persona straordinariamente sensibile che con la sua visionarietà ha saputo affrontare in anticipo temi importanti come quelli legati all’ambiente e alla natura, attenta a tutte le forme di esistenza. La capacità di attraversare generi e influenze culturali diverse, così come il costante equilibrio tra tecnologia e natura, hanno caratterizzato tutta l’opera di Sakamoto, sin dal suo exploit nel panorama della musica elettronica degli anni Ottanta di cui è stato incredibile portavoce sia con l’elettro-pop della Yellow Magic Orchestra che come solista. Questa energia ha presto dato vita ad altre modalità compositive ed espressive personali. Tutti conosciamo le sue straordinarie musiche per capolavori del cinema (protagoniste del concerto che presentiamo nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica con la Brussels Philharmonic) tra cui gli indimenticabili “L’ultimo Imperatore”, “Il tè nel deserto” o “Piccolo Buddha” di Bernardo Bertolucci a cui rimase sempre legato, mantenendo una profonda amicizia anche con la moglie Claire People. Insieme a queste grandi composizioni Sakamoto ha sempre tenuto viva un’attenzione alla ricerca, anche più radicale, dimostrando una costante curiosità e apertura verso le nuove tecnologie e gli artisti più giovani e ancora poco conosciuti (come erano all’epoca Alva Noto e Christian Fennesz) o provenienti da orizzonti sonori differenti (penso ad esempio alla collaborazione con Jaques e Paula Morelenbaum). Tutto ciò gli ha permesso di navigare con facilità tra il grande pubblico di tutto il mondo e la ricerca creando un suono e una scrittura musicale originale e unica. L’ultimo concerto di Sakamoto al Romaeuropa lo ha visto in scena nel 2019, insieme ad Alva Noto per il closing della 34esima edizione del festival. Un evento incredibile e partecipatissimo nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Dopo “Music for film” e la proieizione di “Opus” di Neo Sora, proprio con Alva Noto e Fennesz chiuderemo, il 17 novembre nella stessa sala, questa trentanovesima edizione del REF “nello spirito di Ryūichi Sakamoto”, un omaggio a uno dei più grandi artisti del nostro tempo.

In omaggio a Ryūichi Sakamoto
di Luca Valtorta

In breve tempo la Yellow Magic Orchestra diventa la band più famosa del Giappone influenzando l’elettronica a venire dall’hip-hop alla techno al synth pop ma Sakamoto – che non ama la popolarità – ha un periodo di crisi che porterà allo scioglimento del gruppo nel 1984. Sarà una sospensione solo temporanea che gli permetterà di portare avanti una carriera solista con album come “Esperanto”, “Futurista” e “Neo Geo” (1987), ma anche di realizzare colonne sonore come quella per il film “Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence)” di Nagisa Ōshima – in cui recita splendidamente insieme a David Bowie – e componendo la splendida “Forbidden Colours” cantata da David Sylvian che diventerà il suo più grande successo. Da lì in poi si aprono le porte del cinema e nel 1987 Sakamoto vince il premio Oscar per le musiche di “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, con cui continua la collaborazione con la splendida colonna sonora de “Il tè nel deserto” (1990) e “Piccolo Buddha” (1993) ma anche “Tacchi a spillo” di Almodóvar (1991). Sono moltissime le collaborazioni con altri musicisti, su tutte quella con David Sylvian ma anche con artisti tra loro diversissimi che testimoniano la poliedricità di Sakamoto, da Caetano Veloso a Thomas Dolby, da Youssou N’Dour allo sperimentale Alva Noto. Con Noto, ha firmato molti lavori negli ultimi anni, esibendosi anche dal vivo insieme in diverse occasioni, l’ultima delle quali proprio in occasione di Romaeuropa nel 2019 nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, concerto accompagnato dalla presentazione del film di Giulio Boato dedicato a Shiro Takatani, “Between Nature and Technology”. Ma la partecipazione al festival era iniziata addirittura vent’anni fa – nel 2004 – nell’ambito di “Sonar sound Roma – Festa Romaeuropa”, un evento che aveva l’intenzione di indagare quella mutazione – in corso in quegli anni – nel mondo musicale, che al suo epicentro aveva l’universo delle “nuove musiche elettroniche” per cui Sakamoto si esibì con Fennesz. Per questo il festival, a più di un anno dalla scomparsa di Ryūichi Sakamoto, lo omaggia con una serie di appuntamenti. Si inizia il 6 settembre, all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, con “Music for Film”, prima panoramica delle sue più celebri colonne sonore raccolte dalla Brussels Philharmonic con la direzione di Dirk Brossé, poi il 7 settembre il film “Opus” di Neo Sora verrà presentato al MAXXI mentre il 17 novembre il festival chiuderà con uno speciale concerto di Alva Noto e Fennesz dedicato alla ricerca di Sakamoto nell’ambito dell’elettronica. Sakamoto è rimasto attivo con l’amata musica fino alla fine, firmando la colonna sonora, nonostante l’aggravarsi della malattia, dello splendido lungometraggio di Hirokazu Kore’eda, “L’innocenza”, in cui un piano minimale sottolinea i momenti più intensi delle immagini donando al film qualcosa di unico e perfettamente adatto alle sue atmosfere. Per questo per Sakamoto era assolutamente fondamentale realizzare il film “Opus” per la regia di Neo Sora. Lo spiega lo stesso musicista: «Dall’8 al 15 settembre 2022 mi sono dedicato a qualcosa di Luca Valtorta di molto importante per me: filmare “Ryūichi Sakamoto | Opus”. Il progetto è stato concepito come l’occasione per registrare una mia performance – quando ancora ero in grado di esibirmi – che valesse la pena preservare per il futuro. Abbiamo preso in prestito lo Studio 509 dell’NHK Broadcast Center per registrare: un luogo che penso offra la migliore acustica possibile in Giappone. Il regista, Neo Sora, era piuttosto severo. Ha insistito perché decidessi con largo anticipo l’intero repertorio dei 20 brani che avrei suonato, in modo da preparare meticolosamente le riprese. (…) Dal canto mio, quando ho iniziato le riprese, ero un po’ nervoso al pensiero che questa potesse essere l’ultima possibilità di condividere una mia performance. Abbiamo registrato alcuni pezzi al giorno, con molta cura. Ho suonato alcuni brani che non avevo mai fatto al pianoforte solo, come “The Wuthering Heights” (1992) e “Ichimei – piccola felicità” (2011). Ho suonato “Tong Poo” in un nuovo arrangiamento a un ritmo più lento di quanto l’avessi mai eseguito. Quindi, in un certo senso, mentre pensavo a questa come la mia ultima opportunità di esibirmi, sentivo anche di essere in grado di aprirmi a nuovi orizzonti. Suonare semplicemente qualche brano al giorno con molta concentrazione era tutto ciò che potevo fare a questo punto della mia vita. Forse a causa di questo sforzo, in seguito mi sono sentito completamente vuoto e le mie condizioni sono peggiorate per circa un mese. Ma, nonostante questo, mi sento sollevato di aver potuto registrare prima della mia morte una performance di cui ero soddisfatto». La performance è incredibile: l’ambientazione, le riprese, l’interpretazione di Sakamoto che culmina nel finale de “L’ultimo imperatore”, racconto della tristezza e dell’accettazione della fine di un mondo e poi “Forbidden Colours”, di una bellezza che fa venire i brividi; come se il suono si disfacesse man mano che le dita di Sakamoto compongono le note. Ancora più intenso se si pensa che il regista è figlio di Sakamoto: un’opera che vibra ancora di più dentro un rapporto padre figlio non detto che fa vibrare ancora di più quest’opera nella magia di un’emozione potente rendendola un’esperienza indimenticabile. Per chiudere il cerchio con il Tanizaki di “Libro d’ombra” possiamo dire: «Per cominciare, spegniamo le luci. Poi, si vedrà».