PRIMA NAZIONALE

Robyn Orlin Moving Into Dance

WE WEAR OUR WHEELS WITH PRIDE AND SLAP YOUR STREETS WITH COLOR…


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Robyn Orlin ha spesso parlato delle dimostrazioni di danza tradizionale organizzate dai proprietari delle miniere intorno a Johannesburg, a cui da piccola, nei fine settimana, partecipava insieme alla madre: queste gare dove i minatori (ovviamente neri) si esibivano davanti a un pubblico prevalentemente bianco sono state, secondo la coreografa, uno dei momenti in cui «ho imparato molto sulla danza e ho forgiato le mie prime opinioni politiche». Proprio in omaggio a queste danzatrici e danzatori, all’esperienza fondante che deve loro, nel 2004 la coreografa ha diretto il film Hidden Beauties, Dirty Histories.

Ma è il forte impatto di un altro ricordo d’infanzia legato al periodo dell’apartheid ad aver ispirato la sua più recente creazione coreografica: quello dei risciò zulù, abbondanti nelle strade di Durban e nella regione del KwaZulu-Natal, i cui “spingitori” (o meglio tiratori) con il loro incedere saltellante «sembravano danzare con i corpi sospesi in aria».

Nonostante le rigide normative che regolavano questa pratica coloniale, i conducenti dei risciò gareggiavano nell’inventiva personalizzando i loro carri (nella misura in cui potevano farlo, non essendone i proprietari) e i loro costumi (tuniche rifinite con frange e ricamate con perle multicolori, utilizzando motivi tradizionali della cultura zulù) ma soprattutto i loro copricapi a volte di dimensioni monumentali, fatti di piume, perle, semi e corna di vacca. L’interpretazione comune delle corna (elemento che identificava i tiratori di risciò con i tori) era che fossero sia un segno di dignità che di potere per coloro che le indossavano e tuttavia non potevano non simboleggiare anche lo status di chi le indossava, uno sfruttamento che trasformava l’uomo quasi in animale da soma.

La bellezza visiva di questi ornamenti ha quindi un rovescio della medaglia e nasconde una “storia sporca”, profondamente sepolta nell’inconscio collettivo, ancora di più in un presente in cui i risciò sono divenuti attrazione turistica, un “modo meraviglioso per scoprire il Golden Mine”, il tratto di lungomare tanto decantato dalle guide turistiche.

Con la sua pièce, concepita come un monumento o un memoriale, Robyn Orlin vuole mettere in luce tutte le sfaccettature passate e presenti dei risciò zulù, tenendo conto delle loro origini inseparabili dall’epoca della colonizzazione. La coreografa intende rendere omaggio alla loro bellezza, eleganza e solidarietà, dimostrando che queste qualità sono la loro peculiare espressione di resistenza. Scavando nella loro appropriazione maliziosa, sublimazione, ironia e auto-ironia, Orlin celebra il loro rifiuto di mettere in compromesso la propria stessa dignità.

Myriam Bloedé

Crediti

Di: Robyn Orlin

con i danzatori di Moving Into Dance Mophatong:
Sunnyboy Motau, Oscar Buthelezi, Eugene Mashiane, Lesego Dihemo, Sbusiso Gumede e Masego Moloto

Video: Eric Perroys
Costumi: Birgit Neppl
Luci: Romain de Lagarde
Musica Originale: Yogin Sullaphen e Anelisa Stuurman
Tour Manager: Thabo Pule
Stage Manager: Jean-Marc L’Hostis

Foto © Je?ro?me Se?ron

Produzione: City Theater & Dance Group, MIDM – Moving into Dance Mophatong and Damien Valette Prod
Coproduzione: Festival Montpellier Danse, Tanz im August – 32. Internationales Festival Berlin, Chaillot –Théâtre National de la Danse, Le Grand T- Théâtre de Loire-Atlantique, Charleroi Danse – Centre chorégraphique de Wallonie – Bruxelles, Théâtre Garonne – Scène européenne, Château-Rouge – scène conventionnée d’Annemasse
Con il sostegno di: DRAC Ile-de-France
Amministrazione, booking: Damien Valette
Coordinamento: Louise Bailly


Con il patrocinio dell’Ambasciata del Sud Africa in Italia