Nata a Dunedin, in Nuova Zelanda, nel 1964, compie la sua prima formazione sotto la guida di Shona Dunlop, della Central European Company di Gertrude Bodenwieser. Questo stile di teatro-danza continua ad influenzare Carol Brown, malgrado la sua ricerca si sia progressivamente ampliata grazie agli spostamenti attraverso l’Australia, l’Asia, il Nordamerica e l’Europa. Come interprete lavora con Russel Maliphant, Charlie Morrissey e Becky Edmunds in Gran Bretagna, e con Bronwyn Judge, Dance=Arts e Dunedin Dance Theatre in Nuova Zelanda. Dopo aver completato nel 1995 uno dei primi dottorati in studio coreografico pratico all’Università di Surrey, inizia a tenere dei seminari, ad insegnare ed a pubblicare articoli su riviste internazionali, combinando questa attività con il lavoro per la sua compagnia, la Carol Brown Dances, nonché con la creazione di coreografie per altre formazioni. I suoi spettacoli teatrali (Like a house on fire, FLESH.Txt e Ocean Skin) ricevono una notevole attenzione internazionale, che le guadagna, tra gli altri, la nomina ad artista associata e coreografa residente presso il Place Theatre London, oltre che una selezione per il Jerwood Award. Per il film Lift (2001), ulteriore conferma dell’interessante percorso svolto, la compagnia riceve un contributo da parte del BBC2 Dance For Camera.
I suoi ultimi lavori nascono soprattutto come eventi performativi in collaborazione con architetti (Nerve, 2000, con Stewart Dodd; Spaw, 2002, con Mette Ramsgaard), con musicisti (Sleeping in public e Maybe, con Russel Scoones) e con artisti visivi come Esther Rolinson (Shelf Life e Machine for living, 2000). Il suo ultimo lavoro, The changing room, è una performance interattiva sull’universo femminile
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