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Prima Nazionale
In corealizzazione con Fondazione Teatro di Roma


Teatro Argentina
8 - 10 Ottobre 2024
Scena internazionale - teatro

Amos Gitai
La Colline Théâtre National di Parigi

House

Riconosciuto internazionalmente come uno dei punti di riferimento del cinema contemporaneo, Amos Gitai torna a confrontarsi con la scena teatrale. “House” racconta la storia di una casa in Gerusalemme Ovest per un quarto di secolo attraverso le vite degli abitanti che qui si sono succeduti: arabi ed ebrei, palestinesi ed israeliani. Basandosi sulla trilogia di documentari – “La Maison” (1980), “Une maison à Jérusalem” (1997), “News from Home / News from House” (2005) – e portando in scena, tra gli altri, le attrici Bahira Ablassi (“Laila in Haifa”) e Irène Jacob (“La doppia vita di Veronica”, “Tre colori – Film Rosso”), Gitai evoca questi percorsi umani in una creazione teatrale che ripercorre il corso del tempo.

In scena, la storia della casa diventa metafora e luogo per il dialogo artistico tra attori e musicisti provenienti da tutto il Medio Oriente, con le loro diverse lingue, origini e tradizioni musicali, che si incontrano per cercare di esprimere la memoria del passato e la possibilità di riconciliazione. Nella profondità del tempo che scorre, “House” crea luoghi possibili per tutti, lo spazio che desidereremmo per ognuno su questa terra. 

 

Bio

Amos Gitai è nato nel 1950 ad Haifa. Figlio di un architetto formatosi al Bauhaus, Munio Weinraub, fuggito dal nazismo nel 1933, e di un’intellettuale e insegnante, Efratia Gitai, specialista laica in testi biblici, nata in Palestina all’inizio del XX secolo, è parte della prima generazione nata dopo la fondazione dello Stato di Israele, generazione formata anche dai grandi movimenti giovanili di protesta degli anni ’60. Gitai, che era ancora solo uno studente di architettura, rimase ferito durante la guerra dello Yom Kippur (1973), quando l’elicottero di evacuazione medica su cui si trovava fu colpito da un missile siriano. Questi elementi biografici, familiari e generazionali, così come il trauma vissuto durante la guerra, ispireranno tutto il suo lavoro futuro. Dopo aver conseguito il dottorato in architettura presso l’Università di Berkeley (California), Gitai dedica il suo primo film, “House” (1980), alla costruzione di una casa a Gerusalemme ovest. Questo documentario, subito vietato in Israele, ha lasciato un segno indelebile nel rapporto conflittuale del cineasta con le autorità del suo paese, rapporto presto avvelenato dalle polemiche suscitate dal suo film “Country Journal” (1982). Gitai si è poi trasferito a Parigi e ha diretto diversi film, fiction e documentari, tra cui “Esther” (1986), “Berlin Jerusalem” (1989) e “Golem the Spirit of Exile” (1991). Rientra in Israele nel 1993, anno in cui furono firmati a Washington gli accordi di pace guidati da Yitzhak Rabin. Qui ha dato vita ad una trilogia dedicata alle città e costituita da “Devarim” girata a Tel Aviv (1995), “Yom Yom” ad Haifa (1998) e “Kadosh” a Gerusalemme (1999). Quattro dei suoi film saranno presentati in concorso al Festival di Cannes (“Kadosh”, “Kippur”, “Kedma”, “Free Zone”), altri nove al Festival del Cinema di Venezia (“Berlin Jerusalem”, “Eden”, “Alila”, “Terra Promessa”, “Ana Arabia”, “L’ultimo giorno di Yitzhak Rabin”, “Un tram a Gerusalemme”, “Lettera ad un amico a Gaza” e “Laila ad Haifa”). Nel 2010 ha pubblicato la Corrispondenza di Efratia, sua madre, letta da Jeanne Moreau all’Odéon – Théâtre de l’Europe e su France Culture. Nell’aprile 2018, il regista ha donato tutti i suoi archivi cartacei e digitali su Yitzhak Rabin alla Bibliothèque nationale de France (BNF), una raccolta di quasi 30.000 documenti. Nel 2018, lo spettacolo Yitzhak Rabin, cronaca di un assassinio, creato al Festival di Avignone nel 2016, è stato presentato alla Philharmonie de Paris con il soprano Barbara Hendricks. L’anno successivo, allo Spoleto Festival di Charleston (USA) Amos Gitai ha realizzato l’omonimo spettacolo teatrale e musicale basato sul suo film “Lettera a un amico a Gaza”, presentato poi al Théâtre de la Ville di Parigi e al Coronet Theatre di Londra. Nel 2020, ha creato “Interior Exils” nell’ambito dei Chantiers d’Europe du Théâtre de la Ville. Eletto nel 2018 professore alla cattedra di “Creazione artistica” al Collège de France, nel 2019 Amos Gitai tiene un ciclo di nove lezioni sul cinema seguite da una conferenza . L’anno successivo è Visiting Professor alla Columbia University, School for the Arts. 
Il suo lavoro è stato riconosciuto con numerosi premi, tra cui il Premio Roberto Rossellini (2005), il Pardo onorario a Locarno per l’intera sua opera (2008), il Premio Robert Bresson (2013), il Premio Paradjanov (2014). È Ufficiale delle Arti e delle Lettere e Cavaliere della Legion d’Onore. Retrospettive complete del suo lavoro sono state presentate in numerose istituzioni nel mondo: Centre Pompidou, Cinemateca Francese, Biblioteca Nazionale di Francia, Cinemateca di Gerusalemme, Museo d’Arte Moderna di New York, Lincoln Center New York, British Film Institute di Londra, Museo Reina Sofia (Madrid), Mostra de São Paulo, Museo Nazionale Museo del Cinema (Mosca), Japan Film Institute (Tokyo).

Crediti

Scritto e diretto da: Amos Gitaï
con: Bahira Ablassi, Dima Bawab, Benna Flinn, Irène Jacob, Alexey Kochetkov, Micha Lescot, Pini Mittelman, Kioomars Musayyebi, Menashe Noy, Minas Qarawany, Atallah Tannous, Richard Wilberforce
assistente di scena: Talia de Vries
adattamento testo: Marie-José Sanselme , Rivka Gitaï
scenografia: Amos Gitaï assistente Philippine Ordinaire
costumi: Marie La Rocca assistente Isabelle Flosi
illuminazione: Jean Kalman
suono: Éric Neveux
direzione musicale: Richard Wilberforce
collaborazione video: Laurent Truchot
trucco e parrucco: Cécile Kretschmar
preparazione e direzione dei sottotitoli: Katharina Bader
costruzione della scena presso: atelier de La Colline – théâtre national

Crediti di Produzione

produzione: La Colline – théâtre national (Parigi)