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Stéphane Braunschweig


Stéphane Braunschweig Stéphane Braunschweig Stéphane Braunschweig Stéphane Braunschweig
Stéphane Braunschweig

Nato a Parigi nel 1964, studia filosofia all’Ecole Normale Supérieure di Fontenay aux Roses, dove allestisce i suoi primi spettacoli e crea la compagnia Théâtre Machine.
Nel 1987 entra all’Ecole du Théâtre National du Chaillot sotto la direzione di Antoine Vitez.
La regia del Woyzeck (1988) di Büchner, presentata al Festival d’Alés, gli procura un uguale interesse di pubblico e critica, confermato dai successivi, Tambours dans la nuit di Brecht (1989) e Don Juan revient de guerre di Horvath (1990). I tre spettacoli, ripresi nel 1991, danno origine alla trilogia Les hommes de neige, premiata a Gennevilliers dal Syndacat de la critique come rivelazione teatrale e proposta in numerose città francesi, come anche a Berlino e nel Québec.
Sempre nel 1991 mette in scena Aiace di Sofocle, presentato a Digione, al Teatro Gennevilliers per il Festival d’Automne, a Maillon di Strasburgo ed al Riverside di Londra, e dirige, l’anno successivo, Il giardino dei ciliegi di Cechov, ospitato anche in quel Centre Dramatique National d’Orléans-Loiret Centre, di cui assumerà la direzione dal 1993 al 1998.
Nel 1993 realizza Il mantello del Diavolo, in collaborazione con Giorgio Barberio Corsetti, e Il racconto d’Inverno di Shakespeare. L’anno successivo crea, per il festival d’Avignone, due lavori da opere kleistiane, Amphitryon e Paradis Verrouillé (Sur le théâtre del marionettes, Penthésilée, fragments). La sua ricognizione attraverso la letteratura nordica continua nei successivi Franziska di Wedekind e Peer Gynt di Ibsen (1995-96).
Il suo lavoro sullo shakespeariano Measure for measure, presentato al Festival di Edimburgo nel 1997, lo consacra al successo.
Con Dans la jungle des villes di Brecht (1998) termina il suo mandato al centre d’Orléans, mentre con Le marchand de Venise di Shakespeare (1999) si trova a collaborare con il teatro guidato da Peter Brook, il Théâtre Bouffes du Nord (che coproduce lo spettacolo).
Dal 2000 è direttore artistico del Théâtre National di Strasburgo per cui realizza Prométhée enchaîne di Eschilo, L’exaltation du labyrinthe di Olivier Py, La Mouette di Cechov (2001), La famile Schroffenstein di Kleist (2002), Gespenten di Ibsen (coprodotto dal Frankfurter Schauspiel), Le misantrope di Moliére (2003) e Brand di Ibsen (2005).
Accanto a questa instancabile ed appassionata ricognizioni attraverso la letteratura, Braunschweig manifesta eguale slancio nei confronti del teatro musicale. Dopo aver esordito nel 1992 con Le chevalier imaginaire di Philippe Fénelon al fianco dell’Ensemble InterContemporain diretto da Peter Eötvös, continua il suo percorso, curando la regia di molte opere, tra cui Le chateau de Barbe Bleu di Bartók (Orchestra Nazionale della Radio Francese, con la direzione di Charles Dutoit), quindi di Fidelio di Beethoven (1995), La rosa de Ariadna di Dazzi, Jenufa di Janáãek (1996), Rigoletto di Verdi (1998), Le flûte enchantée di Mozart (1999), L’affair Makropoulos di Janáãek (2000) e Wozzeck di Alan Berg (2003).