«In un certo senso è il dominio delle creature sul creatore», dice Romeo Castellucci di Storia dell’Africa contemporanea vol. III: è la seconda performance della Socìetas Raffaello Sanzio in questa edizione di Romaeuropa, che racchiude l’avventura e la retorica di un gesto, l’inginocchiarsi. È importante sapere che sul palcoscenico ci sarà Romeo e i suoi sei figli, Teodora, Agata, Demetrio, Cosma, Sebastiano ed Eva: saranno loro a rinchiuderlo in un contenitore sarcofago con la forma di un corpo umano inginocchiato. Questo il punto di partenza di una performance che ha certo uno sfondo biografico ma, come sottolinea Castellucci: «non autobiografico, se non nel senso puramente biologico: cioè del fatto che sono in scena con i miei figli». È piuttosto la consegna di un gesto, qualcosa di molto più teatrale di un corpo, e che ne permette la esplorazione. Senza considerarne il côté erotico, sta in ginocchio colui che prega umilmente, chi si presenta al cospetto dei potenti, perfino i re quando vengono incoronati –ma non sempre– e quando vengono ghigliottinati –sempre–, talvolta anche chi pulisce per terra, i prigionieri sono costretti in questa posizione tipica dei rocchettari quando durante l’ultima svisa di chitarra si gettano verso il pubblico. Per non parlare delle dichiarazioni d’amore d’una volta, o degli atleti quando siglano una vittoria oppure di chi crolla a terra sfinito. in Ma una performance sull’inginocchiarsi non è certo la ricerca del suo significato effimero, quanto il riconoscimento del valore universale e perfino pre-culturale di questa postura. L’Africa del titolo, infatti, è difficile da riscontrare visibilmente o attraverso un riferimento diretto, piuttosto è un richiamo a qualcosa di ancestrale, profondo e antico –in fondo la specie animale umana arriva proprio da quel continente–, in relazione a un gesto che sembra precedere i linguaggi, l’uso delle parole. E perfino la religiosità, cui spesso è collegato l’atto di inginocchiarsi, appare una dimensione posticcia se non addirittura postuma. Il congelamento di una posizione apre però a scenari inediti: è la morte di un gesto o conduce a una voragine sul senso che ha e ha avuto e forse dovrebbe continuare ad avere lo stare in ginocchio. Le domande prendono forma di immagini e, invadendo la scena, schiumano fuori da un postura atavica, nel momento stesso in cui la si vuole eternare.
Crediti
con Romeo Castellucci, Teodora Castellucci, Demetrio Castellucci, Agata Castellucci, Cosma Castellucci, Sebastiano Castellucci, Eva Castellucci collaborazione Studio Plastikart Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso produzione Socìetas Raffaello Sanzio in coproduzione con Centrale Fies/Dro