Protettrice delle donne e degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, dea della caccia eternamente vergine e schiva, irascibile e vendicativa, la figura mitologica di Diana è spesso rappresentata come una signora dotata di arco ed indicata come madre della luna e degli inferi. È forse per questo che la coreografa e danzatrice greca Kat Valastur ha scelto uno spazio nebbioso e notturno per portare in scena la sua personale rilettura del mito: un luogo che assume immediatamente le connotazioni di uno spazio rituale e al contempo legato all’immaginario contemporaneo.
«Una freccia colpisce un albero nella foresta. Il colpo impone alla freccia una vibrazione infinita. La vibrazione crea increspature sull’acqua ferma e ne disturba la superficie. In quel momento Diana cade morta. Questo violento reinderizzamento del mito e del suo corso storico crea un nuovo spazio-tempo mitico. Diana esiste simultaneamente come cacciatrice e come preda, uccisa e rinata» racconta Valastur. Ad abitare questa foresta sono le danzatrici Xenia Koghilaki, Malika Lamwersiek, Ogbitse Omagbemi, Tamar Sonn e la voce di quattro cantanti polifoniche del gruppo vocale greco Pleiades per costruire un affondo nella realtà femminile, nella sua simbologia, nel suo presente.
Bio
Kat Válastur è una coreografa greca che vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro è caratterizzato dalla creazione di esperienze trasformative. Utilizzando il mito come strumento, porta i linguaggi arcaici nel contesto contemporaneo per esplorare la loro forza trasformativa una volta esposti a nuove prospettive e visioni. Per Válastur, questa forza è lo sguardo femminile. Uno sguardo che porta con sé la selvatichezza e il calore del Sud e dell’arcipelago egeo da cui proviene, che cerca di resistere ai sistemi di potere che continuano a perseguitarlo e a tormentarlo. Le sue coreografie sono sempre incarnazione dell’incontro tra il patrimonio della memoria arcaica, le esperienze storiche, sociali e personali e il modo in cui possono essere incarnate. Le sue coreografie sofisticate e senza compromessi, allo stesso tempo seducenti, tenere, ipnotiche e inquietanti, si muovono nello spazio come materia organica grezza in un costante stato di trasformazione. In questa condizione coreografica in cui il tempo non è lineare e passato, presente e futuro coesistono, ha luogo un processo intenso e speculativo che trasmette un senso di urgenza per una trasformazione fisica e spirituale, in modo che l’empowerment possa manifestarsi e la guarigione possa avvenire.
Crediti
Ideazione e coreografia: Kat Válastur
Performance: Xenia Koghilaki, Malika Lamwersiek, Ogbitse Omagbemi, Tamar Sonn
Cantanti: PleiadesVocal Group (Aliki Atsalaki, Stella Grigovits, Vassula Delli, Eirini Kyriakou)
Luci e direzione tecnica: Martin Beeretz
Stage design: Leon Eixenberger
Assistenza disegno luci: Vito Walter
Assistante stage design: Cecilia Nercausseau Gibson
Sound design: Cesar B.
Assistente sound design e ingegnere del suono: Vangelis Tsatsis
Assistente alla coreografia: Lena Klink
Costumi: Marie Gerstenberger / werkstattkollektiv
Consulenza drammaturgica: Filippos Telesto, Yiannis Papachristos
Production management: Sina Kießling
Touring & Distribution: Nicole Schuchardt
Crediti di Produzione
Produzione: Kat Válastur – Co-production: HAU Hebbel am Ufer, NEXT Arts Festival (Kortrijk), Points communs / nouvelle scène nationaleCergy-Pontoise / Val d’Oise. Funded by: Berlin Senate Department for Culture and Europe, Hauptstadtkulturfonds.