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Bello Mondo: un’improvvisazione a tre voci per tenere viva la meraviglia


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 Info & Box office06.45553050


 

 

Per Romaeuropa Festival si ricompone il trio formato da Mariangela Gualtieri, Uri Caine e Paolo Fresu e compie un nuovo passo nel non facile sodalizio tra il verso poetico e la musica dal vivo.

«L’accordo fra poesia e musica non è per niente semplice come potrebbe sembrare; si tratta di tenere insieme due musiche che, per di più, non avrebbero bisogno di altro che sé stesse.» Ha dichiarato Mariangela Gualtieri in un’intervista. «Io sono alla ricerca, e l’incontro con Paolo e Uri costituisce per me una esplorazione e un’avventura. So, sento, la loro estrema delicatezza nei confronti del verso, e questa è la cosa essenziale.»

Bello mondo, elogio di ciò che ci rende umani e della forza invisibile del nostro essere mondo, è il titolo della delicata, intensa poesia di Mariangela Gualtieri, celebrata poetessa, e drammaturga fondatrice insieme a Cesare Ronconi di Teatro Valdoca, compagnia che ha segnato la storia del teatro contemporaneo italiano. Nasce uno spettacolo di Improvvisazione a tre voci, con Uri Caine al pianoforte e Paolo Fresu alla tromba.

Lo spettacolo è un rito sonoro in cui strumenti e poesia si alternano costruendo un racconto, la cui evoluzione ha saputo dare corpo alla suggestione della composizione musicale. Il linguaggio essenziale della Gualtieri incontra i due musicisti: la tromba lirica e sognante di Paolo Fresu, il suo timbro malinconico e onirico si sposa perfettamente con il pianismo di Uri Caine, fatto di mille citazioni, dalla canzone americana, al blues, dal jazz più mainstream all’avanguardia, fino alla musica classica.

Bello Mondo è un canto alla terra, «a ciò che è vivo in lei e adesso così forte sta tremando» .

Il testo cuce versi editi e inediti, parole di gratitudine insieme a riflessioni “sull’ingombrante animale umano, la sua grazia e la sua violenta sgraziataggine”, mentre la musica sa dilatare lo spazio acustico con le suggestioni larghe e avvolgenti dei due musicisti. Un’improvvisazione da cui è bene non aspettarsi niente di definito, ma che ci sprona ad aprirci al massimo ascolto, alla massima fiducia nel presente.

La poetessa sceglierà alcuni dei suoi versi, quelli più adatti a cantare la terra, «cioè a tenere viva la meraviglia, la bellezza, in un momento in cui tutto parla di orrore.»


Bello Mondo: a three-voice improvisation to keep the wonder alive.

At the Romaeuropa Festival, the trio of Mariangela Gualtieri, Uri Caine, and Paolo Fresu reunites, embarking on a new and exciting chapter in the intricate partnership between poetic verse and live music.

‘The fusion of poetry and music is not a mere task, but a profound and intricate art. It’s a harmonious blend of two distinct forms of expression, each complete in its own right,’ shared Mariangela Gualtieri in an interview. ‘For me, this is a personal quest, and the collaboration with Paolo and Uri is not just an artistic endeavor but an exploration and an adventure. Their profound respect for the verse is the very heart of our work.

Bello mondo, eulogy of what makes us human and of the invisible force of our being in the world, is the title of the delicate, intense poem by Mariangela Gualtieri, celebrated poet and playwright who founded together with Cesare Ronconi Teatro Valdoca. This company has marked the history of contemporary Italian theater. A three-voice improvisation performance is born, with Uri Caine on piano and Paolo Fresu on trumpet.

The performance is not just a musical event but a profound sonic rite. Instruments and poetry intertwine, weaving a narrative that resonates with the audience’s emotions. Gualtieri’s essential language meets the two musicians: the lyrical and dreamy trumpet of Paolo Fresu, his melancholic and dreamy timbre perfectly matched with Uri Caine’s pianism, made of a thousand quotations, from American song to blues, from the most mainstream jazz to avant-garde and classical music.

Bello Mondo is a song to the earth, “to what is alive in her and now so strongly is trembling.”

The performance is structured as an improvisation, with the text stitching together edited and unpublished verses, words of gratitude, and reflections ‘on the cumbersome human animal, its grace and its violent ungainliness.’ The music knows how to dilate the acoustic space with the wide and enveloping suggestions of the two musicians. It is an improvisation from which it is good not to expect anything definite but to spur us to open ourselves to maximum listening and trust in the present.

The poet will choose some of her own verses, those best suited to sing the earth, “that is, to keep wonder, beauty, alive at a time when everything speaks of horror.”