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Steve Reich, Gerhard Richter, Ensemble intercontemporain. Programma di sala


Steve Reich
Gerhard Richter
Ensemble intercontemporain

Steve Reich
Piano Phase, per due pianoforti

Solisti:
Hidéki Nagano, Dimitri Vassilakis, pianoforte

Creazione: 1967
Strumenti: 2 piano
Editor: Universal Edition
Durata: circa 10 min.

Per la maggior parte degli anni Sessanta, la nuova estetica americana non ha avuto un nome nè una grammatica nè un linguaggio codificato. Le esperienze di La Monte Young, Terry Jennings e di Terry Riley erano state per lo più delle semi-improvvisazioni. Il contributo di Reich al minimalismo inizia, come per Riley, con un nastro. Si era interessato alle registrazioni quando faceva il tassista a San Francisco posizionando dei microfoni nella sua macchina e registrando delle conversazioni (un lavoro che successivamente avrebbe distrutto). Il suo contributo più durevole al movimento arrivò, invece, mentre lavorava al suo pezzo per nastro It’s Gonna Rain (1965). Durante il processo di riproduzione, mise inavvertitamente due nastri fuori sincrono. Le linee musicali si unirono d’improvviso in un caos casuale per poi stabilizzarsi in una apparente variazione canonica: nasceva il phasing. Piano Phase ha rappresentato il primo tentativo di applicare questa nuova scoperta a un concerto dal vivo. Il processo di phasing è qui applicato a tre unità. Il primo motivo si snoda in dodici variazioni canoniche per poi tornare all’inizio, due altri motivi si articolano nello stesso modo. Il pezzo termina grazie a un cenno scambiato tra gli interpreti, un segnale per altre quattro batture prima dell’unisono finale.

– A cura di Cité de la Musique –


 

Steve Reich
Eight Lines, per ensemble

Performers:
Sophie Cherrier, Emmanuelle Ophèle
, flauto
Martin Adámek, Jérôme Comte, clarinetto
Hidéki Nagano, Dimitri Vassilakis, pianoforte
Hae-Sun Kang, Léo Marillier*, Diégo Tosi, Mathilde Lauridon*, violino
Odile Auboin, John Stulz, viola
Éric-Maria Couturier, Lorraine Buzea*, violoncello

Composizione: 1979 – 1983
Creazione: 10 dicembre, 1983 in New York by the Solisti New York, direttore: Ransom Wilson
Commissione: Hessischer Rundfunk (Radio Frankfurt)
Strumenti: flauto/flauto piccolo, 2 clarinetti/clarinetto basso, 2 pianoforti, 2 violini I, 2 violini II, 2 viole,
2 violoncelli, amplificazione.
Editor: Boosey & Hawkes
Durata: circa 17 min.

Eight Lines è strutturato in cinque parti delle quali la prima e la terza riproducono indenticamente i vivaci motivi di pianoforte, violoncello, viola e clarinetto basso, mentre la seconda e la quarta sono caratterizzate da figure di violoncello più tenui. La quinta e ultima parte combina infine tutti questi elementi. Le transizioni tra le differenti parti sono molto graduali grazie a una sorta di dissolvenza che offusca il passaggio tra la fine dell’una e l’inizio dell’altra. Nella prima, terza e quinta parte le linee melodiche del liuto e/o dell’ottavino sono talvolta più lunghe. Questo interesse per le linee melodiche più sostenute, composte da una serie di frasi corte, deriva dalle mie prime opere e dagli studi sulla cantillazione nelle Scrittura Ebraiche che ho intrapreso tra il 1976 e il 1977. Eight Lines (1983) è esattamente identico al mio Octour (1979) tranne che per l’aggiunta di un secondo quartetto d’archi. Questi quattro strumenti a corda aggiuntivi consentono di risolvere il problema posto dalla partitura originale dall’impiego di un solo strumento. Il primo e il secondo violino infatti si accordavano difficilmente sulle doppie note, così ho aggiunto a ciascuno di essi un altro strumentista. Il raddoppio delle postazioni per viola e violoncello ha consentito di distrubuire i motivi rapidi di otto note. Questo piccolo cambiamento nella strumentazione offre grandi possibilità di eseguire Eight Lines nell’unica versione che può essere eseguita in concerto.

– Steve Reich –


 

Reich/Richter
Moving Picture (946-3)

Film di Gerhard Richter & Corinna Belz
Musica: Steve Reich
Montaggio: Rudi Heinen
© Gerhard Richter and Corinna Belz
Curato da Hans Ulrich Obrist e Alex Poots

Performers:
Sophie Cherrier, Emmanuelle Ophèle, flauto
Philippe Grauvogel, Lisa Gross*, oboe
Martin Adámek, Jérôme Comte, clarinetto
Aurélien Gignoux, Samuel Favre, vibrafono
Hidéki Nagano, Dimitri Vassilakis, piano
Hae-Sun Kang, Léo Marillier*, violino
John Stulz, viola
Éric-Maria Couturier, cello

Composizione: 2018- 2019
Creazione: 6 aprile 2019 al Shed, New York, Ensemble Signal
Commissione: The Shed-NYC; Los Angeles Philharmonic Association, Gustavo Dudamel, Artistic Director;
Cal Performances – University of California Berkeley; Barbican Center – Britten Sinfonia; Philharmonie de Paris; Orchestre philharmonique d’Oslo
Strumenti: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 vibrafoni, 2 pianoforti, 2 violini, viola, violoncello.
Editor: Boosey & Hawkes
Durata: circa 37 min.

Gerhard Richter apre il suo libro di stampe pubblicato nel 2012 e intitolato Patterns, con un dipinto astratto che ha realizzato nel 1990. Utilizzando un’immagine digitale del dipinto, lo ha diviso verticalmente in due metà e poi ha diviso quelle metà in quarti creando un’immagine specchiante e speculare con questi due quarti. Ha poi diviso il dipinto in ottavi, sedici e così via fino a 4096esimi. Ogni passaggio è stato eseguito esattamente con la stessa procedura di divisione, rispecchiamento e ripetizione. Il risultato è un’immagine astratta che diventa una serie di motivi sempre più densi fino a solide bande di colore. È chiaramente possibile prendere uno spartito musicale, tagliarlo a metà verticalmente, tagliare ogni metà in quarti e prendere due dei quarti speculari per suonarli in senso inverso (a testa in giù o al contrario). Si può quindi continuare con questa procedura di divisione e ripeterla finchè alla fine non rimangono che i toni. Questa possibilità unica di avere la stessa base strutturale per una serie di stampe o dipinti e per un pezzo o più pezzi musicali è al centro della collaborazione Reich/Richter. Naturalmente ci sono somiglianze storicamente ben note tra pittori e compositori impressionisti come Monet e Debussy, espressionisti come Kokoshka e Schoenberg o minimalisti come i primi Lewitt e Reich. Le loro somiglianze sono attribuite a generalità stilistiche: la nebbia impressionista, l’estremo contrasto espressionista o la geometria minimalista. Oltre questo sembra impossibile andare perchè la musica è un arte nel tempo al contrario della pittura. Ciò che è unico in questa collaborazione è un piano stutturale che può essere ugualmente applicato alla pittura o alla musica. In confidenza, Richter mi ha detto che stava ascoltando la mia musica quando ha realizzato la sua serie di Patterns. Scommetto che stesse ascoltando le mie composizioni degli anni Sessanta o dei primi anni Settanta. Ho passato più di quarant’anni ad abbandonare quel modo più sistemico di lavorare. Questa collaborazione mi costringerà ad affrontare una nuova sfida al sistematico che sinceramente attendevo con impazienza. Dovrò ripensare ai procedimenti musicali medievali (che amo e ammiro) per creare qualcosa di nuovo.

– Steve Reich –


 

Biografie:

George Jackson, Direttore

George Jackson si sta rapidamente affermando per l’ampiezza e l’impegno del suo lavoro tanto nell’opera quanto nel repertorio sinfonico o nelle partiture contemporanee, costruendo, ovunque vada, forti relazioni con orchestre e teatri d’opera. Tra le recenti apparizioni operistiche è possibile citare l’acclamato Hänsel und Gretel presentato alla Grange Park Opera, Le nozze di Figaro all’Opera Holland Park e la prima mondiale di Genia di Tscho Theissing al Theater an der Wien nel 2020, un’opera ispirata agli eventi della vita di Beethoven a Vienna. Qui nel 2022 Jackson tornerà a dirigere Il barbiere di Siviglia. Ugualmente a suo agio con il repertorio sinfonico, George Jackson ha attirato l’attenzione internazionale quando è subentrato a Daniel Harding nell’Orchestre de Paris. Lavora con orchestre come la RTÉ National Symphony Orchestra, la Nordwestdeutsche Philharmonie, l’Opéra Orchester national Montpellier Occitanie e l’orchestra dell’Opéra de Rouen. L’abilità di Jackson nella preparazione di partiture complesse lo ha portato a un rapporto continuativo con l’Ensemble Intercontemporain. Ha diretto l’ensemble nelle prime francesi di opere di Rebecca Saunders e James Dillon al Festival d’Automne di Parigi nel 2019. È stato coinvolto nella realizzazione della prima di Immer Weiter all’Opera di Amburgo, per la quale si è occupato della direzione oltre a collaborare con i suoi due giovani compositori, Jesse Broekman e Irene Galindo Quero, e con un team di creativi parte della Deutsche Bank Foundation’s Academy Musical Theatre Today. La scorsa stagione ha diretto Noli me tangere,  nuovo lavoro di Isabel Mundry con il Collegium Novum Zürich, e la prima mondiale di Chahut nuovo lavoro di Claire-Mélanie Sinnhuber con la Brussels Philharmonic.

Figlio di attori, Jackson ha iniziato a inventare spettacoli teatrali con sua sorella in tenera età, oltre a imparare il violino, e in seguito ha lavorato come batterista e chitarrista in gruppi post-punk, rock e folk irlandesi, costruendo quel gusto musicale ha portato con se fino ad oggi.

Le esperienze formative di Jackson includono la sua partecipazione alla Lucerne Festival Academy e all’Aspen Music Festival, dove gli è stato assegnato l’Aspen Conducting Prize nel 2015. È appassionato dell’arte e della tradizione della direzione d’orchestra e trasmette regolarmente il suo entusiasmo attraverso podcast dedicati.

 

Hidéki Nagano, pianoforte

Nato nel 1968 in Giappone, Hidéki Nagano è entrato a far parte dell’Ensemble intercontemporain nel 1996. All’età di dodici anni ha vinto il primo premio al concorso studentesco nazionale. Dopo i suoi studi a Tokyo, ha proseguito al Conservatoire National Supérieur de Musique de Paris, dove ha studiato pianoforte con Jean-Claude Pennetier e accompagnamento vocale con Anne Grappotte. Dopo essersi diplomato con il massimo dei voti in accompagnamento vocale, pianoforte e musica da camera, ha vinto premi in diversi concorsi internazionali: Montreal, Barcellona, Maria-Canals. Nel 1998 ha ricevuto due premi per giovani talenti in Giappone (il premio Muramatsu e il premio Idemitsu) e nel 1999 ha ottenuto il Prix Samson François al primo concorso pianistico internazionale del XX secolo ad Orléans.

Per Hidéki Nagano è sempre stato importante intrattenere rapporti con compositori contemporanei e trasmettere un repertorio non comune. Le sue registrazioni da solista includono opere di Antheil, Boulez, Messiaen, Murail, Dutilleux, Prokofiev e Ravel. Si esibisce regolarmente in Francia e in Giappone come solista e con formazioni da camera. È stato solista ospite con la NHK Symphony Orchestra sotto la direzione di Charles Dutoit.

 

Dimitri Vassilakis, pianoforte

Dimitri Vassilakis ha iniziato i suoi studi musicali ad Atene, dove è nato nel 1967, proseguendo al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica di Parigi, in particolare con Gérard Frémy, dove ha vinto il Primo Premio per pianoforte (all’unanimità), per musica da camera e per l’accompagnamento. Ha anche studiato con Monique Deschaussées e György Sebok. Dal 1992 è solista con l’Ensemble intercontemporain. Altri compositori con cui ha lavorato sono Iannis Xenakis, Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen e György Kurtàg. La sua registrazione Le Scorpion con le Percussions de Strasbourg ha vinto il Charles Cros Academy Grand Prix du Disque nella categoria “Migliore registrazione di musica contemporanea 2004”. Le sue apparizioni ai festival includono Salisburgo, Edimburgo, Lucerna, il Maggio Musicale fiorentino, l’Autunno di Varsavia, il Festival di musica da camera di Ottawa e i Proms di Londra. Si è esibito in sale da concerto come la Filarmonica di Berlino (diretto da Sir Simon Rattle), la Carnegie Hall di New York, la Royal Festival Hall di Londra, il Concertgebouw di Amsterdam e il Teatro Colón di Buenos Aires. Il suo repertorio spazia da Bach a compositori contemporanei emergenti, tra cui le opere pianistiche complete di Pierre Boulez e Iannis Xenakis. I suoi album includono, tra gli altri, le Variazioni Goldberg e brani tratti dal Clavicembalo ben temperato di Bach (con l’etichetta Quantum), studi di György Ligeti e Fabiàn Panisello (Neos) e le prime opere complete per pianoforte di Boulez (Cybele). La sua registrazione di Incises (per la quale ha eseguito la prima mondiale) compare nel cofanetto delle opere complete di Boulez edito da DGG.

 

Ensemble intercontemporain

Nel 1976 Pierre Boulez fonda l’Ensemble intercontemporain con il sostegno di Michel Guy (allora Ministro della Cultura) e la collaborazione e Nicholas Snowman. I 31 solisti dell’Ensemble condividono la passione per la musica del 20°-21° secolo. Sono assunti con un contratto a tempo indeterminato, che consente loro di realizzare i principali obiettivi dell’Ensemble: performance, creazione e formazione per giovani musicisti e il pubblico in generale. Sotto la direzione artistica di Matthias Pintscher, i musicisti lavorano in stretta collaborazione con i compositori, esplorando tecniche strumentali e sviluppando progetti che intrecciano musica, danza, teatro, film, video e arti visive. In collaborazione con l’IRCAM (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique), l’Ensemble intercontemporain è attivo anche nel campo della generazione di suoni sintetici. Nuovi pezzi vengono commissionati ed eseguiti regolarmente. L’Ensemble è rinomato per la sua forte enfasi sull’educazione musicale: concerti per bambini, laboratori creativi per studenti, programmi di formazione per futuri artisti, direttori d’orchestra, compositori, ecc. Residente della Cité de la musique – Philharmonie de Paris, l’Ensemble si esibisce e registra in Francia e all’estero, partecipando ai maggiori festival di tutto il mondo.
L’Ensemble è finanziato dal Ministero della Cultura e riceve un sostegno aggiuntivo dal Comune di Parigi.


 

Steve Reich
Piano Phase, per due pianoforti
Eight Lines, per ensemble

Steve Reich / Gerhard Richter
Reich/Richter
Moving Picture (946-3) by Gerhard Richter & Corinna Belz

Hidéki Nagano, pianoforte
Dimitri Vassilakis, pianoforte
Ensemble intercontemporain
George Jackson, direttore