COMUNICATO N.1
Dopo essere stato in scena nella scorsa stagione al Teatro Palladium, torna Aldo morto, lo spettacolo di Daniele Timpano che si interroga sul rimosso storico del delitto Moro e lo affronta contestualizzandolo in quegli anni settanta di cui il nostro 2000 non è che un prodotto. Lo spettacolo torna per ricordare il trentacinquennale dalla morte dello statista, trentacinque anni che hanno lasciato una memoria non sempre lucida, spesso distorta da racconti di seconda mano, da immagini televisive e fotografiche ormai iconizzate.
Aldo morto diviene ora spunto e fulcro per un evento totale: il Progetto Aldo Morto 54, prodotto dal Teatro dell’Orologio in collaborazione con la Fondazione Romaeuropa. Daniele Timpano, autore e interprete dello spettacolo, si auto-recluderà per 54 giorni, dal 16 marzo all’8 maggio, nella celletta costruita appositamente in una delle sale del Teatro dell’Orologio, dalla quale uscirà ogni sera per mettere in scena il suo spettacolo. Per tutto il periodo verrà realizzato un live streaming che permetterà di seguire la vicenda della prigionia da casa. È stato costruito un apposito canale You Tube ed un sito dedicato (www.aldomorto54.it) dove si potranno seguire tutte le vicende del prigioniero: potremo vedere Timpano che legge il giornale la mattina, Timpano che leggei Quaderni dal carcere di Gramsci, Le avventure di Pinocchio di Collodi e i comunicati scritti dalle Brigate Rosse, Timpano che incontra nella sua celletta persone volontarie disposte a portare la propria testimonianza su quegli anni, chi li ha vissuti in prima persona, chi ne ha sentito soltanto il racconto, chi ha affrontato l’argomento sui banchi di scuola; ricordi, emozioni e frammenti della propria storia che diverranno pezzi di un puzzle più grande per offrire un affresco della nostra società.
Lo spettacolo sarà l’unico momento non ripreso dal circuito streaming, un momento unico, intimo che richiede la presenza fisica dello spettatore, la condivisione del punto di vista in una rottura mediatica e catartica del voyerismo.
Una presenza costante su twitter (attraverso un #fdtalk ovvero una chiacchierata con fattiditeatro, social media partner di Aldomorto54) e su facebook permetterà a Daniele Timpano di interagire con l’esterno in un costante scambio di memorie e esperienze. Il web 2.0 diventerà un rifugio, una fuga immaginaria, una culla contro la solitudine della detenzione, ma anche sopratutto un urlo – o un cinguettio! – disperato contro la mistificazione, la violenza, la massificazione, il senso di impotenza, quel vero e proprio compromesso “etico”, non “storico”, che è la base identitaria di questo bel paese.
Lo spazio “carcerario” si animerà ulteriormente attraverso occasioni di incontro con le scuole, per attivare un confronto generazionale tra genitori e figli, tra chi ha vissuto in prima persona il fatto storico e l’Italia di quegli anni e chi ne ha conoscenza solo attraverso l’immaginario.
Il lunedì sarà dedicato al cinema, con un seminario curato dal professore Flavio De Bernardinis dal titolo Il cinema e le immagini negli anni Settanta. Il sabato sarà l’occasione della musica con alcuni appuntamenti insieme e protagonisti di quegli anni. La domenica invece sarà l’occasione per degli incontri di approfondimento dedicati a letteratura, teatro e saggistica: si comincerà domenica 24 marzo con Miguel Gotor e Lorenzo Pavolini, continuando con Marco Baliani e molti altri. Saranno organizzati anche degli incontri e dibattiti con i protagonisti di quella storia coordinati da Tamara Bartolini: in occasione della presentazione del suo ultimo libro, sarà presente anche Ferdinando Imposimato, giudice istruttore del rapimento Moro, pronto a svelare il suo punto di vista di persona (molto) informata dei fatti. Molte di queste iniziative sono in progress e verranno definite nel corso della prigionia.
Il 9 maggio, giorno del ritrovamento del corpo di Moro, il progetto si concluderà fuori della cella, presso la sede della Fondazione Romaeuropa, nell’Opificio Telecom Italia, con una serata speciale, a cura di Christian Raimo, il Moro day: una riflessione ampia su quelcinquantacinquesimo giorno che non è mai appartenuto a Moro ma appartiene a noi italiani che lo abbiamo vissuto, anche in maniera spesso sin troppo voyeuristica.