Marina Abramovic, nata nel nel 1946 a Belgrado ed oggi residente in Olanda, è senza dubbio una fra le personalità artistiche più significative del nostro tempo. Fin dagli esordi (comincia la sua carriera nei primi anni Settanta a Belgrado) precorre l’uso della performance come forma d’arte totale. Per lei il corpo è sempre stato sia soggetto sia mezzo d’espressione: esplorando i confini fisici e mentali, Marina Abramovic ha resistito al dolore, alla fatica ed al pericolo, sempre alla ricerca della trasformazione emozionale quanto spirituale.
Rhytm 10, la prima performance che risale al 1973, presenta tutti gli elementi essenzialia della sua arte, dal dolore alla carnalità alla prova fisica estrema alla complessità di riflessione: qui infatti, riprendendo il gioco della roulette russa, l’artista colpisce con un coltello lo spazio tra le dita di una delle due mani che è poggiata su un foglio di carta bianca posto sul pavimento, l’azione è veloce, appena si ferisce, cambia il coltello e ricomincia, per venti volte, poi ascolta la registrazione che ha fatto e ripete in modo identico l’azione della prima parte, ferendosi nei medesimi punti, infine si alza e va via – “In questa performance”, dice l’Abramovic, “si ripete nel presente l’errore del passato”.
Nei lavori successivi, il corpo viene portato allo sfinimento, soggetto ad ogni eccesso: in Freeing the Body (1975), si muove per otto ore consecutive al ritmo di un tamburo africano fino a quando cade a terra, mentre in Thomas Lips (1975) dopo aver mangiato un chilo di miele (con un cucchiaio d’argento) e bevuto un litro di vino (in un bicchiere di cristallo), incide sullo stomaco una stella a cinque punte con una lametta, poi si sdraia su una croce di ghiaccio mentre il calore di una stufetta all’altezza dello stomaco fa sanguinare la stella, rimane così fino a quando il pubblico non rimuove i cubi di ghiaccio. Nello stesso anno, il Museo d’Arte Moderna di Parigi respinge la proposta di una sua performance (Warm Cold) per la presenza di acqua nella stessa installazione, ma già a Belgrado la Galleria Doma Omladine aveva sospeso una sua esibizione che trasformava lo spazio espositivo in lavanderia. Seguono poi fra le altre, Relation in time (1977), Light/Dark (1977, dove i due performer si schiaffeggiano in volto l’un l’altro a velocità sempre maggiore fino a quando uno dei due non smette), Imponderalia (1978), Rest Energy (1980, in cui un arco teso punta in modo ravvicinato la freccia al cuore dell’artista), The Lovers, The Great Wall Walk (1988, che segue il cammino lungo l’intera Grande Muraglia cinese, e rappresenta anche la fine del suo sodalizio artistico ed affettivo, durato dodici anni, con l’artista Ulay), Dragon Heads (1990, che la presenta seduta su una sedia, circondata da blocchi di ghiaccio e sul corpo cinque pitoni affamati).
L’idea di portare la sua vita sul palcoscenico risale al 1988, e da allora ha realizzato diverse versioni di The Biography, un’opera aperta (nuovi fatti della sua vita vengono infatti progressivamente aggiunti alla performance) che si avvale della collaborazione del regista Micheal Laub. Una nuova tappa di The Biography è stata presentata nel 2004 nell’ambito del Romaeuropa Festival (produttore) e del Festival di Avignone, sull’esperienza è stato inoltre pubblicato un libro che raccoglie fotografie e testimonianze dell’artista (Charta, 2004).
Marina Abramovic è stata premiata nel 1997 con il Leone d’Oro quale Migliore Artista alla Biennale di Venezia per la sua installazione video-performance dal titolo Balkan Baroque, dove, mentre canta, lava 1500 ossa di manzo fresco; nel 2003 ha ricevuto il Bessie per The House with the Ocean View, una esperienza di purificazione fisica e mentale della durata di dodici giorni, e nel 2004 l’Art Institute di Chicago le ha conferito il Dottorato Onorario.
Il suo lavoro che ha creato opere in cui le semplici azioni della vita quotidiana (sdraiarsi, sedersi, sognare, pensare), ritualizzate, diventano manifestazione di uno stato mentale, è ospitato nelle più prestigiosi gallerie pubbliche del mondo.
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Marina Abramovic