Poeta, scrittore, saggista, diplomatico, Octavio Paz (Città del Messico 1914-1998) è una delle personalità più significative della letteratura ispano-americana contemporanea, ed in generale della letteratura del Novecento. Dopo l’assassinio di Zapata (1919, il padre ne era il segretario) si trasferisce per un breve periodo negli Stati Uniti, per ritornare poi in Messico dove studia Legge e Letteratura all’Università, rifiutandosi tuttavia di terminare gli studi e conseguire la laurea. Incoraggiato da Pablo Neruda, segue la sua passione per la scrittura pubblicando la prima raccolta di versi, Luna silvestre, nel 1933. Influenzato dal surrealismo (incontra André Breton negli anni Trenta e firma la prima traduzione spagnola di Poesie di Lautréamont), sperimenta la scrittura automatica, che tuttavia non ha spazio nella sua produzione poetica – Paz fa uso sapiente della rima e della metrica. La sua attività critica è intensa, dopo aver fondato la rivista “Barandal” nel 1931 e “Cuadernos del Valle de Mexico” nel 1933, dirige nel 1938 “Taller”.
Durante la guerra civile spagnola, Paz combatte al fianco dei repubblicani, in Bajo tu clara sombra y otros poemas del 1937 rielabora poeticamente l’esperienza bellica e gli incontri. Quando l’Unione Sovietica sigla il patto di non aggressione con la Germania, disgustato dallo stalinismo, abbandona l’attività politica, concentrando la sua produzione sul problema della lingua e denunciando l’ingerenza della politica nell’attività poetica.
Dopo la seconda Guerra Mondiale, entra nel corpo diplomatico messicano, soggiornando prima a Parigi per sei anni, poi in Svizzera, Stati Uniti, Giappone, ed India (dal 1962 al 1968), esperienza quest’ultima che segnerà profondamente il suo pensiero. Nel 1968, a Nuova Delhi, si dimette dall’incarico diplomatico in segno di protesta contro il massacro degli studenti avvenuta durante una manifestazione pacifica a Città del Messico prima delle Olimpiadi. Nel 1971 rientra in Messico e fonda la rivista “Plural”, quando questa scompare in seguito a divergenze con l’editore ne crea immediatamente un’altra, “Vuelta” che in breve tempo raggiunge un grande prestigio. Accanto a questa indefessa attività di politica e politica culturale, Paz continua il suo percorso poetico. Tra le sue opere si ricordano, Piedra de sol (1957), Salamandra (1962), Ladera este (1969), El fuego de cada día (1976) ed Arbol adentro (1987).
La sua opera saggistica corre parallela a quella poetica e si definisce soprattutto in seguito all’incontro con la cultura indiana ed orientale. Dopo El labirinto de la soledad (1950), profonda ed affascinante analisi dell’identità messicana (che ha un ideale prosecuzione in Sor Juana Inés de la Cruz o las trampas de la fé, 1982) ed El arco y la lira (1956), indagine sul senso e la struttura della poesia, Paz, nelle sue osservazioni, punta sempre più l’attenzione e la riflessione sulle civiltà ed il loro diverso modo di manifestarsi nell’arte, nella cultura, nella politica e nell’economia. Da questo sguardo nascono opere profondamente suggestive in cui covergono una grande molteplicità di elementi, dall’arte azteca al buddismo, dalla cultura messicana alla filosofia neoplatonica, dalla riforma agraria al socialismo utopico ed al movimento dissidente nell’Unione Sovietica, fino alla sessualità ed all’erotismo.
A riconoscimento della sua attività critica, viene invitato come Professore Ospite di Letteratura ispano americana nelle università di Austin, Pittsburgh e Pennsylvania, e come Professore di Poesia alla Harvard University ed a Cambridge.
Nel 1990 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura.
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Octavio Paz