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Federico Tiezzi


Federico Tiezzi Federico Tiezzi Federico Tiezzi Federico Tiezzi
Federico Tiezzi

Nasce a Lucignano, Arezzo, nel 1951 e si laurea a Firenze in storia dell’arte. Con Sandro Lombardi e Marion D’Amburgo, fonda Il Carrozzone, che sarà noto poi come Magazzini criminali, quindi semplicemente come Magazzini: l’esordio risale al 1972, con Morte di Francesco, a cui segue la rappresentazione, presso il primo Festival Nuove Tendenze di Salerno, de La donna stanca incontra il sole, che vale al gruppo una certa notorietà nell’ambito del teatro di ricerca. Dopo un periodo di fervente attività (Presagi del vampiro, Vedute di Porto Said, Studi per ambiente, Numero 39, Punto di rottura, Rapporto confidenziale), Tiezzi giunge alla ribalta internazionale in seguito all’incontro con Rainer Werner Fassbinder, conosciuto in occasione dell’allestimento di Ins Null (Verso lo zero) allo Stadio Olimpico di Monaco, protagonista Hannah Schygulla: il grande regista tedesco si incaricherà di filmare infatti Ebdòmero, spettacolo del 1979 tratto dal romanzo di De Chirico, e Crollo nervoso. La consacrazione è quindi sul palco della Biennale, dove il gruppo presenta Sulla strada, liberamente ispirato al capolavoro di Kerouac: seguiranno, in una stagione particolarmente creativa, Genet a Tangeri, Ritratto dell’attore da giovane e Vita immaginaria di Paolo Uccello.
Alla sperimentazione teatrale si affianca quella del video, grazie al quale i Magazzini realizzano tra gli altri Ritratti di fine millennio, Pompes Funebres, Oceano Pacifico.
Come è di Beckett procura a Tiezzi il Premio Ubu come miglior regista nel 1987, mentre due anni dopo torna ancora sullo scrittore irlandese (vi tornerà in seguito anche per Finale di partita) con un allestimento di Aspettando Godot prodotto dal Teatro Stabile di Palermo. Progetti sempre più ambiziosi caratterizzano l’attività di Tiezzi alla fine degli anni ottanta, dall’Hamletmachine a Medeamaterial, fino al grande trittico della Divina Commedia, nato all’interno di un laboratorio per attori al Metastasio di Prato, e affidato alla riscrittura di Edoardo Sanguineti (Commedia dell’Inferno), Mario Luzi (Il Purgatorio – La notte lava la mente) e Giovanni Giudici (Il Paradiso – Perché mi vinse il lume d’esta stella).
A compimento di un percorso artistico sempre aperto alla contaminazione ed a nuovi stimoli, a partire dagli anni novanta il regista si è avvicinato all’opera lirica, esordendo con la Norma al Petruzzelli di Bari, a cui faranno seguito la regia de Il barbiere di Siviglia, Carmen, Madama Butterfly.