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Teatro Olimpico
dal 4 al 9 ottobre 1999
25romaeuropa.net

LA FURA DELS BAUS

F@ust Version 3.0


Photo © Piero Tauro
F@ust Version 3.0

Elementi della produzione
La tragedia di Faust
Ensemble La Fura dels Baus (Hansel Cereza, Miki Espuma, Pep Gatell, Jürgen Müller, Alex Ollé, Carlos Padrissa, Pera Tantiñá)
Regia Alex Ollé, Carlos Padrissa
Regia attori Magda Puyo
Drammaturgia Pablo Ley, Alex Ollé, Carlos Padrissa, Magda Puyo
Testo Pablo Ley
Collaborazione speciale Jaume Plensa
Regia film Franc Aleu & Emmanuel Carlier
Costumi Jaume Plensa
Scenografia Roland Olbeter
Realizzazione tecnica Alberto Pastor & Carles Bertolín
Luci su disegno originale di Albert Faura
Disegno suono Marc Sardà
Musica Big Tòxic & Alex Martín
Disegno tecnico video Jordi Casinos
Disegno software (FMOL) Sergi Jordà
Tour staff coodinamento artistico Alex Ollé & Carlos Padrissa
Personale tecnico
Direttore tournée
Carole Groïa
Direttore tecnico Ramón Tetas
Direttore di palcoscenico Joan Náger
Arredo scenico Juan Bautista Torres
Strumenti Jorge A. Rodríguez (Pulgui)
Video Xavi Correa
Luci Dani Santamaría,
Suono Marc Romagosa

Musica di f@ust “on line” Africa, Bambooka, Bat, Cafetera, Caradehacha, Danilon, DD, FrankBooth, IPD, IS, Johnny, KaffeXpress, Kernelnoise, KTON, Lina, Llibert, Musik, Pandora, Petra, PicoColorao, Praxis, Roloco, Sánchez, Sar3, Trasto, TIPINK, Werg

Interpreti Santi Pons (Faust), Miguel Gelabert (Mefistofele), Sara Rosa (Margarethe), Younes Bachir-Lafritz (studente e strega), Carles Figols (Wagner), Jorge Flores, Dr. Flo (Deejay), Mercè Rovira (Marthe), Andres Herrera (Valentín)

Abbandonate le strade e i capannoni dove ambientava le sue performance negli anni Ottanta e Novanta, La Fura dels Baus costruisce due spettacoli per uno spazio teatrale convenzionale e quindi per un tipo di visione frontale. Il primo lavoro (l’altro è Ombra, a cui i componenti del gruppo hanno lavorato separatamente) si lega idealmente ai due monumentali volumi del Faust di Goethe, di cui Alex Ollé e Carlos Padrissa hanno realizzato un libero adattamento, f@ust version 3.0, trasportato ai giorni nostri: la brama di conoscenza e l’insoddisfazione che caratterizzava il personaggio romantico si trasforma infatti nell’irrequietezza dell’uomo contemporaneo, chino davanti al computer. Proprio in rete si materializza Mefistofele, che più che il Diavolo cristiano rappresenta il lato oscuro del protagonista, i suoi desideri repressi: il palco diventa allora, grazie ad un macchinoso sistema di schermi, torrette e funi con cui tenere sospesi gli attori, un gigantesco monitor dove ha inizio il viaggio “interattivo” di Faust, destinato ovviamente ad incontrare e concupire la sua Margherita. Ispirato al linguaggio della pubblicità ed a quello multimediale del web, il teatro della Fura dels Baus mescola i materiali visivi e sonori più disparati in un montaggio pirotecnico, come dimostra la scelta della partitura musicale: quest’ultima, infatti, è stata realizzata assemblando brani di inizio secolo a brevi tracce di venti secondi inviate da chi ha risposto all’invito in internet di partecipare alla composizione. Dalla Fura, ancora una volta, giunge la voce di una nuova e provocatoria via alla creazione.

Cartellone 1999

F@UST VERSION 3.0
Teatro Olimpico, 4, 5, 6, 8, 9 ottobre 1999

Evento
Rassegna stampa

Elementi della produzione
La tragedia di Faust
ELEMENTI DELLA PRODUZIONE

Il Testo
Il testo si basa su un classico di Goethe, sebbene La Fura adotti nuove formule nell’esporre le informazioni date dall’autore tedesco. Il lavoro è stato ridotto ad una durata approssimativa di due ore. Per fare questo abbiamo effettuato un lavoro di compressione e di selezione, creando una visione più soggettiva, più interpretativa – se ciò è possibile – della tragedia di Faust. Il nuovo contributo al tema ha conferito al Faust il titolo Version 3.0 come se fosse la sua terza dimensione.

Attori
Una cruda energia con un’innovativa sensualità. Otto attori intervengono in f@ust version 3.0.
Teatro scientifico
Abbiamo optato per quello che siamo venuti a chiamare una metodologia di teatro scientifico, cioè un lavoro ispirato alla pubblicità e alle moderne tecniche di comunicazione. Così facciamo uso della sovrapposizione di tutti i tipi di risorse, come le proiezioni sullo schermo di loghi e segni o suoni che supportano i nostri caratteri o idee.
Immagine
Il palcoscenico appare come un gigante schermo di un CD Rom o di un Web, dove gli attori, guidati da Mephistopheles, navigano interattivamente attraverso un’infinità di sotto-schermi che continuamente si aprono e si chiudono. Gli attori si integrano totalmente in questo immenso universo interattivo, dove finiranno per confondersi con le loro ombre.

Musica
È come un residuo collage sinfonico della fine del secolo, con resti di musica di tutti stili sovrapposti. Nel golfo mistico un musicista, come un direttore d’orchestra, dirige un’orchestra invisibile fatta da un computer che interpreta la partitura. Vogliamo che il pubblico percepisca costantemente una strana minaccia nell’aria. Delle basse vibrazioni quasi inascoltabili come quelle prodotte dal suono surround nei cinema moderni che fanno vibrare gli stomaci.

(in Catalogo Romaeuropa Festival 1999)

Cartellone 1999

F@UST VERSION 3.0
Teatro Olimpico, 4, 5, 6, 8, 9 ottobre 1999

Evento
Rassegna stampa

Elementi della produzione
La tragedia di Faust
LA TRAGEDIA DI FAUST
di Laura Putti

Ci hanno tolti dalla strada e seduti in poltrone di velluto. Nessuno, qualche anno fa, avrebbe sperato tanto da uno spettacolo della Fura dels Baus. Eppure anche la più trasgressiva delle compagnie teatrali europee ha sentito a un certo punto il bisogno di un tetto.

La sua storia inizia per la strada. Data ufficiale: il 1983 con Accions, che oggi si definirebbe “performance urbana”; ma che allora sembrò soprattutto una rottura con il teatro tradizionale, un colpo ai sensi dello spettatore, un subbuglio di quartieri cittadini. I catalani della Fura urlavano, percuotevano, distruggevano. Utilizzavano cascami industriali e suoni urbani. Loro stessi si definiscono “una organizzazione a delinquere nel panorama del teatro catalano”, o “più fauna che buoni cittadini”. Ma il punto importante del loro “Manifesto canaglia” era il finale: “ogni azione rappresenta un esercizio pratico, un atto aggressivo contro la passività dello spettatore”. Chi seguiva La Fura si era talmente abituato a questa violenza da sorprendersi, forse, quando negli anni Novanta la compagnia decise di entrare in teatro, addirittura in un teatro d’opera; o quando, nel 92, produsse la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Barcellona; o ancora quando, tra la messa in scena dell’Atlantida di Falla e quella di Il martirio di San Sebastiano di Debussy, la compagnia realizzò campagne pubblicitarie per bibite o automobili. Restando però fedele al suo linguaggio, il “lenguaje Fusero”; indomito, ma fatto oramai di nuove tecnologie e suggestioni cybernetiche.

È per questo che, sebbene seduti in poltrone di velluto, quando si illumina la scena del f@ust version 3.0 ci sembrerà di essere davanti allo schermo del computer, o addirittura di navigare in un sito Web. La tragedia di Faust (che la Fura porterà anche a Salisburgo 99 nella sua versione dell’opera di Berlioz) recupera Goethe nelle parole, non nel resto. Tanto da inserire tra Faust, Margherita e Mefistofele anche un disc-jockey, personaggio chiave nei nostri anni. Ed è musica assordante senza melodia, un basso sensorround che scuote lo stomaco, sensualità selvaggia e lampi di colore.
In Ombra invece i toni si abbassano (lievemente) e per la prima volta il “linguaggio Furero” si fa rispettoso. È in scena il Poeta spagnolo, è in scena Federico García Lorca. Le parole hanno un senso compiuto (sono i pensieri di Lorca), la declamazione si svolge nel silenzio. Nessuno osa dissacrare Federico. Anche se il suo dolore di vivere e l’orrore della sua morte sono interpretate da un ballerino di flamenco.

(in Catalogo Romaeuropa Festival 1999)

Cartellone 1999

F@UST VERSION 3.0
Teatro Olimpico, 4, 5, 6, 8, 9 ottobre 1999

Evento
Rassegna stampa

Elementi della produzione
La tragedia di Faust
Rassegna stampa

“Intorno, in un gioco rapidissimo di folgorazioni, realtà vera e realtà telematica danno allo spettatore l’impressione di trovarsi davanti a un megatelevisore o allo schermo dilatato del pc, avendo demandato a qualcuno di sinistro e senza volto, che sta alle spalle, il compito di schiacciare il telecomando o cliccare sul mouse. Un’energia strabordante scaturisce dagli attori, che ingaggiano una lotta con la loro immagine elettronica. Che si levano in volo sollevati da invisibili funi. Che berciano senza pudore dall’alto di passerelle impossibili, mentre dietro di loro, con incredibili effetti di trascinamento, mondi di lava ribollente, teorie di astri, pianeti e satelliti in fuga verso l’infinito si accaniscono contro l’homunculus appena nato e le pupille di chi lo guarda”.
(Rita Sala, Che bel computer, dottor Faust, Il Messaggero, 6 ottobre 1999)

“Viaggi destabilizzanti tra maxischermi, videoclip, camere mobili che manipolano immagini. Drammaturgia che ricalca, in parte, l’originale del grande poeta tedesco scossa, incessantemente, da una messa in scena che ricrea frammenti di un inferno contemporaneo. Intelaiature metalliche, architetture post-industriali, fuochi che si accendono, improvvisi, ingoiando i protagonisti tra violenze, ossessioni, stupri, nudi in scena, acque purificatrici, oceani di ghiacci, bagliori di luci e di colori, mega show, ambigui trans che non risparmiano nulla allo spettatore… Il pubblico viene come ingoiato dalla rappresentazione, ne subisce il fascino e le continue provocazioni. I sogni, i timori, le incertezze di Faust sono, in parte, i nostri”.
(Carmela Piccione, La Fura dels baus premia il pubblico con il Faust rivisitato, Il Tempo, 6 ottobre 1999)

“Con queste premesse, il mito di Faust conosce un “aggiornamento” inevitabile quanto meccanico. E la sua trasgressione prende le forme postfreudiane di una insaziabile pratica sessuale, in un universo che l’oralità non riferisce più al parlare, naturalmente. La creatività inesausta e ingovernabile della Fura forza invece quel personaggio a una vaghezza “mediterranea” che ha certo più esplicito il carattere della fisicità, ma riduce, nella “attualizzazione”, lui e il suo alter ego padrone e tentatore Mefistofele, a personaggi da Talk show. Non a caso, alla fine di quel picaresco percorso dentro le finestre, i frames e le schermate del computer accompagnato da musiche scaricate dal web o dal facile effetto del Requiem di Mozart, fallito il volo leonardesco di un Faust già morto, tutto si ricompone nelle luci catodiche del “Mephisto show”, estrema diavoleria, cui però già tutto il pianeta è, senza tanti drammi, abituato”.
(Gianfranco Capitta, Un Faust “mediterraneo” prigioniero del talk show, il manifesto, 6 ottobre 1999)

“Le contaminazioni contraddittorie vengono annegate dalla potente suggestione dell’impianto visivo, basato su un fondale dove la realtà scenica è doppiata da primi piani cinematografici e, grazie a un virtuosistico uso delle veneziane, si mischiano con una divisione in più settori le azioni in video e dal vivo. Ma se l’occhio può rimanere catturato, l’orecchio deve sopportare una recitazione pomposa e retorica dai toni falsi resi invadenti dall’amplificazione. La provocazione della Fura, che in passato recuperava il modo degli happening americani anni Sessanta colorandoli di goliardia, oggi fa un salto in avanti di un decennio per ricondurci al teatro immagine anni Settanta con aggiornamento tecnologico: l’effettismo spettacolare schiaccia però l’occhio alla scena commerciale avvolgendo nella novità del contenitore una proposta datata che non risolve i problemi della comunicazione teatrale”.
(Franco Quadri, Goethe s’è perso nella Rete, la Repubblica, 7 ottobre 1999)

“Quella dominante è che l’ossessione della bellezza come istante fugace da bloccare (quasi fosse, ahimé, il fotogramma di un nastro deposto in un videoregistratore) altro non è che un’ossessione sessuale. Di qui conseguono alcune scene pseudoscioccanti: una ragazza spiega a un’altra come si fa sesso orale (supremo tra i totem contemporanei), Faust e Margherita si accoppiano come animali, sospesi in una rete che li tiene sollevati da terra. Sul piano linguistico queste scene nell’adorazione del feticcio multimediali, sono ritagliate in una sequenza, come nei fumetti; o poste in rilievo sullo scorrere di altre immagini su un maxi schermo. […] Liquidare la Fura dels Baus come inutile sarebbe ingenuo. C’è così tanta Spagna contemporanea, in questo spettacolo, da renderlo interessante. Ma sarebbe altrettanto ingenuo considerarlo qualcosa di più di ciò che è, un giocattolo per quell’onnivoro pupo che è diventato il consumatore di eventi culturali”.
(Franco Cordelli, L’inferno è internet. Parola di Faust, Corriere della Sera, 6 ottobre 1999)