Le raffinate orchestrazioni del tardo Igor Stravinskij, il selvaggio titanismo del giovane Gustav Mahler, la prima esecuzione italiana di un brano di Matteo d’Amico: è un programma pieno di contrasti multicolori quello che Vladimir Jurowski assieme all’Orchestra Giovanile Italiana presenta all’Auditorium, segnando una nuova tappa nella storica collaborazione tra Romaeuropa e l’Accademia di Santa Cecilia. Sensibilità straordinaria e tipicamente slava per gli impasti sonori, per la vis ritmica e per il fraseggio abbinati al nitore di scuola tedesca nel dispiegare le grandi architetture musicali, ecco le caratteristiche di Jurowski che conquistano al primo impatto: lui appartiene a una grande famiglia di musicisti russi e non a caso ha studiato in due conservatori prestigiosi, prima quello di Mosca poi quello di Berlino. Direttore musicale del ricercatissimo Festival di Glyndebourne e Direttore principale della London Philharmonic Orchestra, ospite nelle maggiori istituzioni musicali del mondo, tra le bacchette oggi in attività Jurowski è una delle più apprezzate e corteggiate dalle grandi orchestre internazionali, anche per la sua singolare capacità comunicativa nell’offrire al pubblico oltre ai classici, la musica del Novecento e quella contemporanea. Sono caratteristiche evidenti nell’impaginato proposto con l’Orchestra Giovanile Italiana, dove troviamo Fuga da Bisanzio, la nuova partitura di D’Amico per voce recitante, ensemble vocale e orchestra, che Jurowski appena qualche giorno prima dirigerà in prima assoluta a Londra e presenterà in questo concerto in prima italiana. Lo stesso compositore in una nota spiega come il lavoro prenda spunto da «uno dei molti sentieri tracciati da Josif Brodskij all’interno del suo saggio Fuga da Bisanzio (1985), dove affronta con lucida visione profetica il grande tema del confronto tra Est e Ovest, un confronto pronto di lì a poco a trasformarsi in drammatico conflitto». E occidente e oriente rimandano sottilmente ai due brani che aprono e chiudono il concerto: da una parte il fulgido Monumentum pro Gesualdo di Venosa (ad CD annum)”, dove il russo Stravinskij riscrive tre madrigali di Carlo Gesualdo proponendo della musica rinascimentale una visione di decantata modernità; dall’altra parte la Sinfonia n. 1 Der Titan di Mahler, con la sua orchestrazione gigantesca, sontuosa dove s’infiltrano all’improvviso bande di zigani e orchestrine popolari dell’Est europeo.
Crediti
Direttore
Jonathan Webb
Programma
Stravinskij Monumentum pro Gesualdo
D’Amico Fuga da Bisanzio
Mahler Sinfonia n. 1 Il Titano
corealizzato da Romaeuropa Festival 2010 e Accademia Nazionale di Santa Cecilia