Dopo il concerto del Musiciens du Louvre, un nuovo omaggio alla musica della Rivoluzione con l’esecuzione da parte dell’Orchestra della Rai di un programma che mescola agilmente alcuni classici straordinari (come la Sinfonia “Eroica” di Beethoven) alle opere di musicisti meno conosciuti dal grande pubblico, come François-Joseph Gossec che, oltre ad essere stato il fondatore del Conservatorio nazionale francese nel 1795, fu anche il responsabile della musica della Guardia Nazionale negli anni d’oro della Rivoluzione – in nome della quale compose diversi inni. Di Gossec, a cui si deve la versione definitiva de La Marsigliese, il concerto ha presentato l’Inno per il Pratile Anno II, a cui si è affiancato l’Inno funebre per la morte del generale Hoche, uno degli otto che Luigi Cherubini – di stanza a Parigi dal 1786 – compose ispirandosi agli ideali rivoluzionari tra il 1795 e il 1798.
Non potevano poi mancare nel programma i nomi di Méhul, che fu forse il più celebre compositore francese della sua generazione e quello che più si identificò con il nuovo spirito politico del tempo, e di Berlioz, che riarrangiò per orchestra la Marsigliese, naturale punto d’arrivo di qualsiasi rassegna musicale dedicata alla Rivoluzione Francese.
LA MARSIGLIESE
di Hector Berlioz
Era il 1830. Io terminai la mia cantata quando la rivoluzione scoppiò […] Tuttavia fu soltanto dopo alcuni giorni di quella rivoluzione tranquilla che ricevetti una impressione o, per meglio dire, una scossa musicale d’una violenza straordinaria […]. Mentre attraversavo il cortile del Palais-Royal, credetti di udire alzarsi da un gruppo una melodia a me molto nota […]. Entro nel cerchio dei cantanti e chiedo loro di unirmi al coro […] e cominciammo La Marsigliese. Alle prime frasi musicali la rumorosa ressa che si agitava vicino al nostro palco si ferma e tace. Il silenzio non è più profondo né più solenne in piazza San Pietro, quando, dall’alto del balcone pontificale, il Papa dà la sua benedizione urbi et orbi (alla città e al mondo). Dopo la seconda strofa, la gente si mantiene muta; dopo la terza, lo stesso silenzio. Quel mutismo non mi era gradito. Vedendo quell’immensa adunanza di popolo, mi ero ricordato che avevo da poco fatto l’arrangiamento della canzone di Rouget de Lisle per la grande orchestra e per il doppio coro, e che al posto delle parole: tenori, bassi, avevo scritto sulla intavolatura dello spirito: “Tutto ciò che ha una voce, un cuore e del sangue nelle vene”. Ah! Ah! mi dicevo, ecco come la intendo io. Quindi, ero estremamente deluso dal silenzio ostinato dei nostri ascoltatori. Ma alla quarta strofa, non potendomi più trattenere, io grido loro: “Eh! Dio santo! cantate insomma!”. Allora, il popolo, gridò: “Aux armes, citoyens!”, con l’unità e l’energia di un coro esperto.
Poco fa ho detto che avevo eseguito l’arrangiamento de La Marsigliese per due cori e un gran numero di strumenti. Dedicai il mio lavoro all’autore di quell’inno immortale e fu per questo motivo che Rouget de Lisle mi scrisse la lettera seguente che ho preziosamente conservata:
“Choisy-le-Roy, 20 dicembre 1830
Noi non ci conosciamo, signor Berlioz; volete che facciamo conoscenza? La vostra testa sembra essere un vulcano sempre in eruzione; nella mia, altro mai non ci fu che un fuoco di paglia che si spegne fumando ancora un poco. Ma tuttavia, con la ricchezza del vostro vulcano e con i resti del mio fuoco di paglia combinati assieme, può risultare qualche cosa… Non avrei aspettato fino ad ora di tentar d’avvicinarmi a voi e di ringraziarvi dell’onore che avete fatto a una certa povera creatura col vestirla tutta di nuovo e di coprire, dicono, la sua nudità con l’intero splendore della vostra immaginazione. Ma io non sono che un misero eremita storpio che fa soltanto delle apparizioni molto brevi e molto rare nella vostra grande città… .
Rouget de Lisle”
…Il poveretto morì nel frattempo. Io non l’ho mai visto.
Rassegna stampa
“Naturalmente le composizioni, valutate da un punto di vista strettamente musicale, presentano virtù assai diseguali e, a fronte della suprema lucidità beethoveniana, solo l’imponente mestiere di Cherubini si propone per una possibile comparazione. […]
Su tutti i lavori, la Sinfonia “Eroica” si staglia come sintesi musicale ed esistenziale dei sentimenti rivoluzionari e del loro sviluppo storico: la complessa figura di Napoleone e l’approdo imperiale dei movimenti libertari settecenteschi palpitano con augusto contrasto in questo affresco epico che porge all’ascoltatore l’entusiasmo del nuovo accanto al sublime raccoglimento interiore. Un vero squarcio omerico.
L’interpretazione fornita da Heinz Walberg ha realizzato un pieno vigore solamente nella Marseillaise di Berlioz, puntando, per il resto, ad un’onesta lettura aliena da palpiti particolari. L’Orchestra, da parte sua, ricolma di elementi aggiunti, ha seguito disciplinatamente simile impostazione, ed il Coro, preparato da Fulvio Angius, si è mostrato perfettamente equilibrato e duttile, fornendo, dalle proprie file, anche i solisti richiesti nelle partiture di Méhul, Cherubini e Berlioz. Applausi cortesi, da parte del numeroso pubblico presente, al termine di ogni brano, con una punta di entusiasmo, giustificato dalla ricorrenza, solamente per la Marseillaise“.
(Carlo Boschi, Ricordando la Bastiglia, Il Messaggero, 25 luglio 1989)
“Non discuto certo la parte del programma che comprendeva la Marsigliese di Hector Berlioz, d’effetto sicuro. E neppure la successiva Sinfonia numero 3 in mi bemolle maggiore (l’Eroica) di Ludwig van Beethoven, erroneamente attribuita a un’idea rivoluzionaria. Il Beethoven della rivoluzione era quello del Fidelio. Insomma, la curiosità, e quindi la festa, erano situate altrove. […]
Ora, parlare di “Rivoluzione in musica” perché la musica di Gossec e Méhul era nata, a caldo, fra Danton e Robespierre? Simili operazioni appartengono alla cronaca, non già all’arte. Di qui il difetto, l’ingenuità delle partiture, l’enfasi romantica, il trionfalismo.
L’idea di tradurre automaticamente i salmi in Gloria, o la politica in musica, senza tener conto dei tempi della maturazione indispensabili alla creatività, è stata solo temporaneamente aggirata. Un concerto, una ricorrenza, servono anche ad altro. Per esempio, a rinsaldare l’amicizia franco-italiana, dinanzi alla bella facciata medicea. Di qui il successo”.
(Mya Tannenbaum, Patriottici, e non solo Marsigliese, Corriere della Sera, 25 luglio 1989)
Crediti
Musica François-Joseph Gossec (Inno per il Pratile Anno II), Étienne-Nicholas Méhul (Canto Nazionale del 14 luglio), Hector Berlioz (La Marsigliese), Luigi Cherubini (Inno funebre per la morte del generale Hoche), Ludwig van Beethoven (Sinfonia “Eroica”)
Direzione musicale Heinz Wallberg
Ensemble Orchestra Sinfonica e Coro della Rai – Sede Regionale Lazio