Svoltosi nell’ambito della programmazione di Palazzo delle Esposizioni (in collaborazione con la Scuola Nazionale di Cinema – Cineteca Nazionale, e con l’aiuto e l’appoggio dei più importanti archivi, istituzioni, autori, produttori e distributori, sia nazionali che internazionali), L’Omaggio ha presentato una retrospettiva delle produzioni registiche di Ettore Scola dal 1964 al 1995.
Si sono avvicendate, nei dieci giorni di programmazione, oltre alle opere storiche, pellicole rare, nuovi restauri, anteprime e film inediti – tutti in lingua originale.
La rassegna, presentando nella sua completezza l’opera del regista, ha dato la possibilità di rileggerne il percorso artistico come fosse un’opera unica: ne è emersa, anche se già affermata e accreditata dai maggiori studiosi, una coerenza narrativa, stilistica e contenutistica, dove domina la realtà del quotidiano, la storia di uomini comuni che, indirettamente fa apparire la Grande Storia, e dove la personale visione della società è filtrata e narrata attraverso le tematiche ricorrenti dell’amicizia, del viaggio, della famiglia e dei rapporti fra individui.
La rassegna è stata introdotta, il 5 ottobre, da un incontro con il regista, a cui sono intervenuti Renato Nicolini, Lino Micciché, Pierre Todeschini e Laura Betti. Erano inoltre presenti in sala, fra gli altri, Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Monica Vitti, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Carlo Lizzani, Ricky Tognazzi, Armando Trovajoli, Citto Maselli, Enzo Siciliano, Monica Scattini, Felice Laudadio, Andrea Occhipinti e Gianni Borgna.
In anteprima è stata presentata una sequenza di alcuni minuti dal film La cena.
Il cinema di Ettore Scola
Intervista a Scola Romanzo di un giovane povero (1995)
Mario, Maria e Mario (1993)
Il viaggio di Capitan Fracassa (1991)
Che ora è? (1989)
Splendor (1989)
La famiglia (1987)
Maccheroni (1985)
Ballando ballando (1983)
Il mondo nuovo (1982)
Vorrei che volo (1982)
Passione d’amore (1981)
La terrazza (1980)
I nuovi mostri (1977)
Una giornata particolare (1977)
Brutti sporchi e cattivi (1976)
Signore e signori, buonanotte (1976)
Le borgate di Pasolini (1976)
C’eravamo tanto amati (1974)
Trevico-Torino (viaggio nel Fiat-Nam) (1973)
La più bella serata della mia vita (1972)
Permette? Rocco Papaleo (1971)
Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca (1970)
Il Commissario Pepe (1969)
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)
L’arcidiavolo (1966)
Il vittimista (episodio di Thrilling, 1965)
La congiuntura (1964)
Se permettete parliamo di donne (1964)
Produzione in collaborazione con il Palazzo delle Esposizioni e la Scuola Nazionale di Cinema – Cineteca Nazionale
IL CINEMA DI ETTORE SCOLA
di Giovanni Pieraccini e Monique Veaute
Per il 1998 il programma di Romaeuropa Cinema sarà incentrato sull’opera e sulla filmografia di uno dei più interessanti cineasti contemporanei italiani – Ettore Scola. Le ragioni di tale scelta superano l’essenzialità di un semplice omaggio di rito o di una consacrazione di un artista seppure di grande talento e prestigio. Scola è amato ed apprezzato in un contesto europeo ed internazionale, sia dal pubblico che dalla critica, ed è considerato, non a torto, un regista dalla visione europea, per i suoi intenti, il suo impegno, i suoi progetti, lo stile e la capacità narrativa – il cosiddetto “sottotesto” presente nei suoi film – che hanno ricevuto premi nei maggiori festival cinematografici internazionali. La sua opera è oggetto di studio in corsi universitari e tesi di laurea in Italia e all’estero, come artista e uomo di cultura ha ricevuto onorificenze prestigiose in Francia ed alcune sue storie sono state “tradotte” e riprese in altre forme di spettacolo (Passione d’amore è diventato un musical recitato in teatro a Broadway).
Romaeuropa con una intera rassegna dedicata completamente alla sua produzione, vuole sottolinearne il ruolo di Autore che, superando il localismo ed il provincialismo, ha reso universale la commedia all’italiana.
Una giornata particolare (1977) è una “commedia tragica” a cui prendono parte le “comparse della Storia”, come le ha definite il regista stesso, ed ha origine nel bisogno dominante di autocomprensione. La terrazza (1980), è un affresco amaro del rampantismo culturale, di una spietata lotta generazionale, della crisi della coppia, del privato e del politico, visti attraverso tipi dalle esistenze mancate. Ballando, Ballando (1983) più che la Storia come danza è, nel suo senso più profondo, la vita come solitudine, senza comunicazione. La Famiglia (1987) è l’impietoso bilancio esistenziale di un pater familias senza qualità, il racconto dell’inferno delle mura domestiche, dell’ossessione del quotidiano, della rispettabilità dell’egoismo Tutti temi di una poetica complessa, articolata, ricca di tensioni umane e problematiche socio-culturali che fanno crescere Scola come grande autore e lo allontanano definitivamente dall’ormai esaurito e angusto filone della satira di costume.
Interessanti sono i temi trattati dalla sua vasta filmografia ripresa per intero da questo Omaggio: il viaggio, l’amicizia, il rapporto tra politica e privato, l’uomo comune e la Storia, la solitudine. Così come eccezionale è la costruzione dei personaggi dei suoi film, “caratteri” secondo una accezione del gergo teatrale, caratterizzati da una diversità che viene rappresentata ora con malinconia e tristezza quasi lirica o con una ironia indulgente ed aggressiva, ora con tratti epici, quasi come metafora filosofica dell’esistenza umana e della società.
La ricerca stilistica di Scola si afferma anche, come molti critici hanno osservato, nel suo linguaggio filmico e registico, ritenuto spesso innovativo per le soluzioni adottate e le modalità di narrazione, senza per questo mitizzare la sua straordinaria capacità di muovere la macchina da presa, priva di presunzione, e sempre al servizio di una necessità espressiva e creativa. Il regista inoltre sembra trarre spunto ed illuminazione dalle tecniche della narrazione teatrale e letteraria, il che ne fa un autore colto, completo, ma non prezioso.
L’Omaggio ha voluto includere anche quelle opere più strettamente legate all’impegno politico e sociale dell’autore, ritenendo, come lo stesso regista ha dichiarato nell’intervista a Berlini, che “non c’è frattura tra l’essere un regista di successo ed il suo essere un autore civilmente impegnato”.
Il cinema di Ettore Scola
Intervista a Scola
INTERVISTA AD ETTORE SCOLA
Proviamo a tentare un bilancio dei suoi trent’anni di attività cinematografica?
Questi consuntivi è meglio che li facciano gli altri. Io sono, inevitabilmente, influenzato da ricordi e suggestioni che mi legano a ciò che ho fatto, dalle vicende pubbliche o private collegato ad ogni mio film. Se dovessi farmi una piccola antologia privata del mio lavoro, mi piacerebbe realizzare un film di montaggio con i venti che ho girato, magari prendendo anche qualche scena dai cinquanta-sessanta che ho scritto per altri registi. Nei miei film, più o meno riusciti, belli o brutti, credo sia facile individuare comunque un filo delle mie preferenze, sia per quanto riguarda i temi, sia per lo stile. Non credo che i miei venti film resteranno nella storia del cinema, però forse se ne potrebbe ricavare un lungo film, di quattro-cinque ore, che potrebbe sufficientemente rappresentarmi.
Che cosa le da felicità o paura oggi?
Mah. Ho sempre pensato che la felicità non esiste come condizione duratura. Credo nei momenti di felicità. E ritengo che ognuno possa cercarseli, e trovarli dovunque, anche nel quotidiano, nel suo privato, senza paura di essere banali. Riprendere in mano un libro che ami, apprezzare le gioie di ogni giorno. Cautelare l’armonia con le persone con cui vivi, stare con i nipoti, se sei nonno, disegnare se sai disegnare – e anche se non sai – rivedere un amico, ricordare, progettare, non perdere curiosità e interesse. Questa mi pare una strada possibile per aumentare i momenti di felicità. In contrasto, qualche dose di paura è necessaria e naturale: ma a questo proposito non dobbiamo preoccuparci, la vita è molto generosa di paure.
Ha dei rimpianti e cosa consiglierebbe ai giovani, a proposito del cinema?
Io sono pieno di rimpianti, ma per fortuna non ho memoria e non me li ricordo. Questo, probabilmente, mi permette di sopravvivere meglio. Oh, quanto ai giovani, non mi sento di suggerire granché; non ho raggiunto la saggezza, si raggiunge solo il buon senso che viene con l’età. E il buon senso è un ben modesto consigliere. Credo fosse Balzac a dire che “L’unica cosa che possiamo fare per i giovani è invecchiare”. Posso solo dire, se può essere utile, che ho sempre fatto il mio lavoro con convinzione e passione. Non ho mai girato un metro di pellicola o scritto una riga obbligato da qualcuno. Il che mi toglie anche ogni attenuante, per quello di meno buono che ho realizzato; non ho alibi, nessuno mi ha tarpato le ali. Quindi l’unico consiglio che mi sento di trasmettere è questo, di fare solo ciò in cui si crede. Si può anche sbagliare quello che si fa, ma bisogna sentire di doverlo fare. Per il resto credo che i giovani abbiano tutto il tempo di imparare dalle loro esperienze.
Rassegna stampa
“”Io non ci volevo venire”, esordisce Scola, più imbarazzato e divertito che commosso per questo Omaggio. E prosegue ironico: “non volevo venire, ma non per scaramanzia, in fondo è un’occasione per rivedere tanti amici. Ma stare qui a sentire gli altri che parlano di te e non sapere che faccia fare… Approvare compiaciuto? Scuotere la testa? È stata un’ora di martirio”. Da Renato Nicolini, presidente del Palazzo delle Esposizioni, a Laura Betti, a Lino Micciché, hanno appena terminato di ripercorrere la sua splendida carriera, suggellata da più di un capolavoro. “Agli inizi Scola si è collocato a metà strada tra il cinema intimistico di Pietrangeli – sottolinea Micciché – e quello sferzante di Dino Risi. Scola ha tenuto presente l’eredità del neorealismo, riuscendo poi ad andare oltre, e nel suo cinema concilia politica e sentimenti, collettività e individuo, ideologia e società”. E aggiunge Micciché: “La caratteristica principale di Scola, irreperibile nel cinema di oggi, è la sicurezza tematica unita ad una dolcezza esplosiva. Un tipo particolare di ispirazione che non si può insegnare: bisogna appartenere a quella generazione della politica, formatasi negli anni Cinquanta, che ha creduto e scommesso nella modificabilità del mondo””.
(Beatrice Bertuccioli, Omaggio a Ettore Scola “figlio” del neorealismo, Gazzetta del Sud, 7 ottobre 1989)
” […] è intervenuto anche Renato Nicolini, nel ruolo di “padrone di casa”, ma anche di interprete, pur se in un piccolo ruolo, del Capitan Fracassa. Dove, come ricorda Scola: “È un memorabile nobiluomo, corrotto e decadente”. E soprattutto la sempre esuberante Laura Betti che, tutta in rosso, per cominciare ha bacchettato Maselli che sa schierato con Bertinotti. “Di Scola, invece, che dire? Di lui sono golosa perché è persona fragilissima che vive con una passione che mica gli fa troppo bene alla salute. Come me. E infatti è il solo che mi ha capito e aiutato, riuscendo a tirarmi fuori quando anch’io mica ero troppo in forma per via di quell’assassinio (di Pier Paolo Pasolini, n.d.r.)””.
(Marina Pertile, Un giorno particolare per Scola, Il Quotidiano della Calabria, 7 ottobre 1989)