Societas
Ciclo filmico della Tragedia Endogonidia
di Romeo Castellucci
Fino al 4 febbraio, tutti i giorni alle h 20
in free streaming su romaeuropa.net/streaming
Calendario incontri
Sabato 30 h 19:00 con Chiara Guidi e Scott Gibbons
Giovedì 4 febbraio con Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti e Luca Del Pia
su @Romaeuropa Facebook e Youtube
Immagine, voce, suono, iconologia e iconografia, tragedia e contemporaneità, città e cittadinanza, rituale e rovina, contemplazione e meraviglia, memoria…. Quante sono le parole chiave con le quali potremmo descrivere l’impatto che la Tragedia Endogonidia di Romeo Castellucci – Societas ha avuto sui percorsi del teatro contemporaneo e sugli immaginari ad esso legati? Il nostro itinerario di visioni degli 11 episodi che compongono il ciclo filmico della Tragedia Endogonidia realizzato da Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti con le musiche originali di Scott Gibbons create in collaborazione con Chiara Guidi prosegue fino al 4 febbraio. Ogni giorno alle ore 20:00 circa un nuovo “episodio” su romaeuropa.net/streaming. Gli episodi rilasciati resteranno visibili on demand sulla pagina fino all’ultimo giorno del focus.
Ancora due gli incontri realizzati insieme al corso di laurea magistrale in Teatro e Arti performative dello Iuav che condotti da Annalisa Sacchi (Iuav) ed Enrico Pitozzi (Università di Bologna) vedranno protagonisti sabato 30 gennaio Chaira Guidi e Scott Gibbons e il 4 febbraio Cristiano Carloni, Stefano Francescetti e il fotografo Luca Del Pia.
In occasione dello streaming di R.#07 Roma, episodio presentato in prima assoluta durante l’edizione 2003 del Romaeuropa Festival – che prese parte alla rete di coproduzione europea di questo ambizioso progetto – riportiamo di seguito alcuni estratti dagli articoli apparsi sulle testati nazionali.
“Rifiutando una tecnica di racconto e la parola, sostituita dalle deformazioni sonore computerizzate di Scott Gibbons, ma aprendo la scena agli animali (anche a una poesia composta da un capro), Romeo Castellucci è passato da una sorta di nascita organica dell’uomo alla fiaba, a una parabola di violenza che ha toccato via via l’infanzia, l’oppressione dei diversi, una guerra civile con grossi effetti spettacolari a Parigi, in un travestirsi continuo di luoghi e persone, con ritorno puntuale di richiami biblici. Tra le regole dell’operazione figurava l’anonimato dei personaggi, ma si sono visti in scena Carlo Giuliani e Charles De Gaulle, e a Roma compare addirittura Mussolini. […] Si chiude così, tra lampi laceranti, questa poderosa prova di forza espressiva, che muta i termini dell’operazione, assai semplificata figurativamente rispetto ai precedenti, al cui racconto aperto sostituisce una trasparente metafora del potere. Ma rivelata la filmicità del lavoro, la lettura del senso dell’operazione va rinviata alle ultime puntate”.
© Renato Palazzi, La tragedia che rinasce da se stessa, Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2003
“Ma quello della Tragedia Endogonidia è un universo metaforico, irriducibile a un’unica dimensione o a un unico pensiero. Ecco infatti che da sotto la tonaca nera spunta l’uomo dai lunghi capelli in palandrana e cilindro e guanti rossi già comparso a più riprese negli episodi precedenti della saga. Con quelle scarpe dai tacchi altissimi che gli danno un’aria demoniaca, versione glamour e aggiornata dei non più portabili zoccoli caprini. E svestito anche l’abito rosso d’antan, ci si rivela un Arlecchino che indossata una maschera scimmiesca si sbatte con un osso in mano a scimmieggiare la partenza di una (cinematografica, ancora una volta) odissea nello spazio che appartiene non più al futuro ma già al passato. Fino a ricucire un filo di continuità con l’immagine iniziale dello spettacolo. […] L’ultima metamorfosi è togliersi quel costume colorato, per rivelare al di sotto un altro costume arlecchinesco ma a losanghe in bianco e nero, come la figura dipinta lassù in alto, sul cielo del teatro Valle”.
© Gianni Manzella, Il labile enigma della tragedia, Il manifesto, 23 novembre 2003
“Rifiutando una tecnica di racconto e la parola, sostituita dalle deformazioni sonore computerizzate di Scott Gibbons, ma aprendo la scena agli animali (anche a una poesia composta da un capro), Romeo Castellucci è passato da una sorta di nascita organica dell’uomo alla fiaba, a una parabola di violenza che ha toccato via via l’infanzia, l’oppressione dei diversi, una guerra civile con grossi effetti spettacolari a Parigi, in un travestirsi continuo di luoghi e persone, con ritorno puntuale di richiami biblici. Tra le regole dell’operazione figurava l’anonimato dei personaggi, ma si sono visti in scena Carlo Giuliani e Charles De Gaulle, e a Roma compare addirittura Mussolini. […] Si chiude così, tra lampi laceranti, questa poderosa prova di forza espressiva, che muta i termini dell’operazione, assai semplificata figurativamente rispetto ai precedenti, al cui racconto aperto sostituisce una trasparente metafora del potere. Ma rivelata la filmicità del lavoro, la lettura del senso dell’operazione va rinviata alle ultime puntate”. Qui tutto l’articolo
© Franco Quadri, Sanzio, prove tecniche di potenza espressiva, La Repubblica, 24 novembre 2003