Nato come organismo autonomo nel 1969 per volontà di Louis Erlo, all’epoca direttore dell’Opéra de Lyon, il Balletto viene inizialmente affidato alla direzione di Vittorio Biagi, a cui seguiranno Milko Sparemblek nel 1977 e Gray Veredon nel 1980.
L’anno della svolta è il 1984, quando alla guida della formazione arriva Françoise Adret, che cambia il nome in Lyon Opéra Ballet e inizia ad accogliere le opere dei maggiori coreografi contemporanei: è il caso di Maguy Marin e della sua Cendrillon (1985), un capolavoro composto espressamente per la compagnia che lo porta nei più importanti teatri del mondo, riscuotendovi successo unanime. Da allora entreranno in repertorio le maggiori firme della danza del Secondo Novecento, da William Forsythe a Mathilde Monnier, da Mats Ek a Dominique Bagouet, da Jirí Kylián a Bill T. Jones (che nel 1994 viene nominato coreografo residente), sancendo la formula originale di un ensemble dall’impostazione classica e tuttavia aperto alla danza contemporanea.
Yorgos Loukos, già condirettore a partire dal 1988, succede alla Adret nel 1991, continuando sulla stessa linea operativa e aprendo anche agli americani Trisha Brown, Stephen Petronio, Susan Marshall, Lucinda Childs.
Spesso accompagnata dalla stessa Orchestre de l’Opéra de Lyon, diretta da Kent Nagano, la compagnia diventa tra le più richieste all’estero, arrivando a collezionare dieci tournées negli Usa in dieci anni ed esibendosi in occasioni prestigiose come il 50mo anniversario delle Nazioni Unite a San Francisco, nel 1995, o l’inaugurazione, l’anno successivo, del primo Festival del Lincoln Center di New York (dove presenta Coppelia, di Maguy Marin).
Rinominato ufficialmente Ballet de l’Opéra de Lyon nel 1996, ha raggiunto con i suoi spettacoli, negli anni, oltre quaranta paesi nei cinque continenti, confermandosi una delle maggiori istituzioni della danza francese.
Il suo organico comprende 31 ballerini ed il suo repertorio si arricchisce ogni stagione di quattro nuovi lavori: tra le ultime coreografie, acquisite nel 2004 sempre sotto la direzione di Yorgos Loukos, ricordiamo One flat thing, reproduced di Forsythe, Twelvetwentyone di Russell Maliphant, Ni fleurs, ni ford mustang di Christian Rizzo.
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