Hanif Kureishi nasce in Inghilterra nel 1954, da padre pakistano e madre inglese, questa sua doppia appartenenza, nonché la sua vita stessa nella periferia emarginata, divengono lo sprone a leggere, riflettere e raccontare questo clash culturale (Kureishi tiene a precisare che quello che gli interessa è “lo scontro, non la fusion e le sue astuzie”) deflagrato nella multiculturale città londinese: uno sguardo sull’altro che rimarrà , anche nei romanzi e negli scritti non inerenti la vita degli emigranti, inconfondibile cifra stilistica.
Kureishi inizia a scrivere molto presto, sperimentando tutti i generi in cui si articola la scrittura. Prima per il teatro, vincendo peraltro con uno dei suoi testi, The Mother Country, il Thames Playwright Award nel 1980; e poi per il cinema dove colleziona una serie di successi, da My Beatiful Laundrette (1985, candidatura all’Oscar) e Sammy e Rosie Vanno a Letto (1987), entrambi regia di Stephen Frears, a Mio Figlio il Fanatico (1997), regia di Udayan Prasad – tratto dai suoi racconti Love in a Blue Time -, da Intimacy (2000, sempre da un suo romanzo, Nell’intimità ) a Notte senza fine (2004) di Elisabetta Sgarbi. Nel frattempo, Kureishi è passato anche dietro la macchina da presa, dirigendo, nel 1991, il suo primo film, Londra mi fa morire.
La sua scrittura, descrittiva e meditativa allo stesso tempo, capace di seguire ed evocare, come pochi, i percorsi più nascosti del pensiero e dell’anima, ed allo stesso tempo segnata da una qualità descrittiva disincantata, ma magica, del contesto sociale e delle vicende più quotidiane – propria di chi sa e vuole guardare il mondo circostante – spazia dai romanzi agli scritti di politica, a quelli teorici. Alcuni fra i suoi romanzi hanno portato all’attenzione, in modo poetico, etico e drammatico, la realtà delle comunità migranti, perennemente in bilico tra desiderio di integrazione e rifiuto razziale (Il Budda delle periferie, My Beatiful Laundrette, Love in a Blue Time), mentre altri hanno percorso gli aspetti più nascosti ed inconfessabili del matrimonio, della creatività , della mezza età , dell’infanzia, dell’incesto, dei rapporti fra individui, del rapporto fra padre e figlio (Mezzanotte tutto il giorno, Il buio, Nell’intimità , Il dono di Gabriel, Il corpo, Il mio orecchio sul suo cuore).
Ai suoi scritti critici, da ultimo Otto braccia per abbracciarti, Kureishi affida la sua analisi politica e sociale sull’oggi e le sue contraddizioni, individuando il rischio di distruzione cui la nostra società va incontro nell’incapacità di convivere ed accettare una parte di se stessa: “Il fallimento nel relazionarsi con un altro”, scrive Kureishi, “è il fallimento nel capire o sentire in cosa consista l’umanità di una persona, cosa significhi essere vivo, e cosa significhi vedere se stesso e gli altri come fine e non come mezzo, come persone dotate di anima”, sostiene.
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