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Luigi Nono


Luigi Nono Luigi Nono Luigi Nono Luigi Nono
Luigi Nono

Luigi Nono (Venezia 1924-90), è stato allievo di Gian Francesco Malipiero al Conservatorio di Venezia, quindi di Bruno Maderna e Hermann Scherchen, perfezionandosi dal 1950 al 1959 ai Ferienkurse di Darmstadt, e nei tre anni successivi a Darlington presso la Summer School. Pur coltivando un interesse profondo per la polifonia rinascimentale, Nono percepisce e interpreta con grande sensibilità il desiderio di rinnovamento dell’epoca, fondendolo con un costante impegno ideologico.
Gli anni cinquanta segnano l’inizio della sua carriera con Variazioni canoniche, sulla serie dell’op. 41 di Schönberg, Polifonica-Monodia-Ritmica (1951), Epitaffio a García Lorca (1953), Canto sospeso per soli, coro e orchestra (1955), su testi tratti dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea. Lo sviluppo del pensiero seriale unito a una ricerca dell’essenza della tradizione conduce ai lavori corali della fine degli anni cinquanta: La terra e la compagna, i Cori di Didone e Sarà dolce tacere.
La decade successiva è segnata dalla scoperta della musica elettronica o per nastro magnetico: Omaggio a Vedova, La fabbrica illuminata, Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz, Contrappunto dialettico alla mente, A floresta é jovem e cheja de vida, in cui sempre più esplicito diventa l’impegno ideologico, come dimostra anche l’opera teatrale Intolleranza 1960. Tuttavia il risvolto politico evidente in opere quali Non consumiamo Marx, Em Gespenstgeht um in der Welt, una cantata sulle parole iniziali del Manifesto di Marx ed Engels, della fine degli anni sessanta, assume una connotazione più lirica e intima negli anni settanta (Sofferte onde serene per pianoforte e nastro magnetico, scritta per Pollini), per concentrarsi invece, negli ottanta, sulle tensioni interiori, magari ispirate al mondo poetico di Hölderlin (Stille an Biotina).
Dal 1980 Nono inizia inoltre le ricerche e gli studi all’Experimentalstudio der Heinrich Strobel Stiftung des Südwestlunks E.V., a Friburgo (Breisgau): attraverso un apparato di live electronics, il compositore veneziano si concentra sulla natura del suono, modificandolo nel momento della sua emissione, ma anche sulla spazializzazione dello stesso, trasformando la percezione in un concetto nuovo. Il suono non segue più una linearità di forme precostituite, ma, nelle ricerche di Nono, si apre alla sperimentazione di nuovi itinerari, sia in relazione ai fattori tecnici, che allo spazio e alla forma stessa: esemplari a proposito sono lavori come Diario polacco n. 2 (1982), Guai ai gelidi mostri (1983) e l’opera Prometeo, tragedia dell’ascolto (1984).
Nella trilogia dei Caminantes, composta tra il 1986 e il 1989, Nono, scavalcando l’apparato elettroacustico, giunge ad una mobilità del suono soltanto attraverso la localizzazione degli strumenti dell’orchestra – ultimo estremo risultato di una indefessa ricerca che ha sempre saldato ad una ben radicata ideologia le più flessibili ed innovative sperimentazioni sul suono e la sua percezione.