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Moni Ovadia


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Moni Ovadia

Nato in Bulgaria da una famiglia ebraica, si laurea in scienze politiche a Milano dove comincia la sua attività artistica come cantante e musicista. Nel 1972 fonda e dirige il Gruppo Folk Intemazionale (che dal ’78 prende il nome di Ensemble Havadià) e si dedica allo studio e alla riproposta di varie culture musicali, in particolare dell’area balcanica. Sotto la sua direzione, i concerti assumono sempre più un aspetto teatrale, che culmina nella realizzazione dello spettacolo Il nonno di Jonni e, dal 1984, nella nascita di collaborazioni con personalità tra cui Pier’Alli, Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti. Lo spettacolo Dalla sabbia, dal tempo (creato nell’87 in collaborazione con Mara Cantoni) fornisce ad Ovadia l’occasione per fondere le sue capacità di attore e musicista in un “teatro musicale” – si pensi a Progetto Ritsos Delfì Cantata, del 1989 – lungo il quale ancora oggi egli continua la sua ricerca. Le tappe salienti di questo percorso sono: Golem, del 1990, spettacolo che segna l’inizio di una collaborazione stabile con il CRT Artificio di Milano; Ultima forma di libertà, il silenzio, per le Orestiadi di Gibellina del 1993; Oylem Goylem, creazione di teatro musicale in forma di cabaret che lo impone all’attenzione del grande pubblico. Nel marzo 1995 debutta Dybbuk (sempre prodotto dal CRT Artificio), rito teatrale per 12 musicisti e 3 attori sull’Olocausto che segna – insieme ad altri progetti – l’attività della stagione 1995 con un grande successo di pubblico e di critica.
Per il Festival di Gibellina nel 1996 presenta lo spettacolo evento Pallida madre, tenera sorella con la regia di Piero Maccarinelli. Nel 1997 in coproduzione con il Teatro Biondo, mette in scena Il caso Kafka, ideato con Roberto Andò che ne firma anche la regia. Nell’ottobre del 1998 presenta Trieste… ebrei e dintorni al Politeama Rossetti, uno spettacolo in esclusiva per lo Stabile del Friuli Venezia Giulia, e nel novembre dello stesso anno, al Piccolo di Milano, debutta con Mame, mamele, mamma, mamà… di cui è autore e regista, nonchè interprete con la TheaterOrchestra. Seguono nel dicembre del ’99 Joss Rakover si rivolge a Dio, tratto dall’omonimo libro di Zvi Kolitz e l’anno seguente Tevjie un mir, uno studio sulla vicenda di Tevjie il lattaio, dal libro di Sholem Aleikem. Sempre da Aleikem, nella stagione 2002-2003, ha tratto la versione italiana del musical Il violinista sul tetto. Nel 2001 debutta con Il banchiere errante, spettacolo semiserio sul denaro. Nell’autunno del 2003 va in scena con grande successo L’armata a cavallo liberamente ispirata al libro omonimo di Isaac Babel.
Al cinema partecipa a Caro Diario di Nanni Moretti e, con il ruolo di coprotagonista, a Facciamo Paradiso di Mario Monicelli. Alla radio, nella primavera del 1994 per Rai 2, è conduttore della serie Note Spettinate, scritte con Mara Cantoni.
Nel luglio del 1995 gli viene conferito dal sindaco di Firenze il Sigillo per la Pace, mentre nel 1996 ottiene il Premio Speciale UBU per la sperimentazione su teatro e musica. È anche autore di libri: Perchè no? (Bompiani 1996), entra subito nelle classifiche del libri più venduti. Seguono il testo integrale di Oylem Goylem (I miti Mondadori, 1998), l’autobiografia Speriamo che tenga (Mondadori, 1998), il saggio sull’umorismo ebraico, L’ebreo che ride (Einaudi, 1998), corredato da un video antologico con molti frammenti tratti dalle sue opere teatrali, Ballata di fine millennio (Einaudi, 2000), cofanetto composto da libro e CD che propone testo e musiche integrali dello spettacolo omonimo; infine il saggio Vai a te stesso (Einaudi, 2002). Molti i CD tratti dai suoi spettacoli: Oylem Goylem, Dybbuk, Ballata di fine millennio, Nigun.