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Pamela Villoresi


Pamela Villoresi Pamela Villoresi Pamela Villoresi Pamela Villoresi
Pamela Villoresi

Nata a Prato nel 1957, frequenta sin da giovanissima il Teatro Metastasio di Prato, una filodrammatica particolarmente produttiva. Nel 1972 inizia a lavorare da professionista prima con il Teatro Insieme e sussessivamente con il Teatro Studio, da allora ha modo, nel corso degli anni, di rafforzare le proprie qualità di interprete sotto la direzione di registi di prima qualità quali Mario Missiroli (Il revisore, 1973 e Lulù, 1980), Giancarlo Cobelli (La figlia di Iorio, 1975 e La venexiana, 1977), Mario Sciaccaluga (La dodicesima notte, 1980, La storia di Ninì, 1987 e Dittico coniugale, 1991), Piero Maccarinelli (La fiaccola sotto il moggio, 1987, Hanging the president, a cui collabora anche alla regia, 1990), Nanni Loy (Crimini del cuore, 1992), Maurizio Panici (Antigone, 1996), Di Martino (Il caso Fedra, 1997, Atridi, 1998, Orestea e La locandiera, 2000), Edith Stein (La matassa e la rosa, 1999). Accanto a questi lavori, resta fondamentale la sua collaborazione con Giorgio Strehler che dopo averla selezionata per Il campiello nel 1975, la sceglie quale interprete in Arlecchino servitore di due padroni (1977), Baruffe chiozzotte (1992), Temporale (1978), Minna von Barnheim (1982), e L’isola degli schiavi (1994).
Da sempre attenta al testo nei suoi più precisi risvolti acustici, vale a dire alla funzione musicale della parola, sviluppa, a partire dai testi di Di Martino una serie di melologhi (testi letterari recitati su un accompagnamento musicale che spesso ha funzione di commento) quali L’arca di Noè (2000) e L’ora di Otranto (2002), musicati entrambe da Luciano Vavolo, L’isola dell’anima (2001), musicato da Angelo Valori, e Didone (2002) su musiche di Mario Modestini.
Con Vavolo condivide la passione per la poesia, realizzando apprezzati recital dedicati a Mario Luzi, Aldo Palazzeschi, Ocatavio Paz, Eugenio Montale, Francesco Petrarca, e aprendo a Prato un laboratorio sulla dizione in versi.
Per il cinema lavora, tra gli altri, con Marco Bellocchio ne Il gabbiano (1977) di Cechov – con cui viene premiata a Saint Vincent per la sua interpretazione di Nina -, con i fratelli Taviani in Il sole anche di notte (1989), con Michele Placido in Pummarò (1989) e con Giuseppe Ferrara in I banchieri di Dio (2001).
Dopo aver ottenuto diversi Ubu come migliore interprete, nel 1993 arriva il Premio alla carriera alla presenza del Capo dello Stato.