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Pascale Marthine Tayou


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Pascale Marthine Tayou

Fin dagli inizi degli anni ’90 e poi con la sua partecipazione a Documenta 11 (2002) a Kassel e alla Biennale di Venezia (2005 e 2009) Pascale Marthine Tayou ha conquistato il pubblico internazionale. Il suo lavoro si caratterizza per una fortissima versatilità. I temi trattati dal suo lavoro sono dei più vari. Sin dall’inizio della sua carriera, Pascale Marthine Tayou ha aggiunto una “e” al suo primo e secondo nome per declinarli al femminile, allontanandosi così ironicamente dall’importanza della paternità artistica e delle attribuzioni maschili / femminili. Ugualmente ha cercato di contrastare ogni possibile identificazione di provenienza geografica o culturale. Le sue opere, proprio per questo, mediano tra differenti culture o mettono in confronto uomo e natura, costruzioni sociali, culturali o politiche. Il suo lavoro è volutamente mobile, elusivo di schemi prestabiliti, eterogeneo. Gli oggetti, le sculture, le installazioni, i disegni e i video prodotti da Tayou hanno una caratteristica ricorrente in comune: si soffermano su un individuo che si muove attraverso il mondo ed esplora la questione del villaggio globale. Ed è in questo contesto che Tayou negozia le sue origini africane e le relative aspettative.