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Incontro di Poesia e Teatro

Villa Medici - Giardinetto
29 Aprile 1986
25romaeuropa.net

Claudio Damiani, Mario De Candia

Il rapimento di Proserpina


Dopo Diana, ancora un tema classico per questo incontro di poesia e teatro, un episodio della mitologia che ha attraversato gran parte della poesia antica, da Omero a Claudiano. Damiani, giovane autore di neanche trent’anni, con all’attivo pubblicazioni su “Braci” (di cui è cofondatore) e “Nuovi Argomenti”, oltre che su “Prato Pagano”, ricostruisce in una sola scena il rapimento della dea che ha dato origine al mito fondante dell’alternarsi delle stagioni. Un personaggio unico, il poeta, vestito di una semplice tunica bianca, ne ripercorre il dramma in una passeggiata tra i fiori, mentre risponde alle due voci fuori campo di una bambina egiziana annegata nel Nilo e di una donna votata all’amore, forse una dea ella stessa: dal mito scaturisce una riflessione sulle leggi misteriose e inesorabili della natura, su quella terra che si apre vertiginosamente sotto gli uomini pronta a ribaltarne il destino, ma anche, al tempo stesso, un omaggio alla poesia come veicolo di una memoria eterna.
Il rapimento di Proserpina è dunque un brano esemplare di teatro della parola, in cui il regista Mario De Candia può sperimentare un recupero del rapporto col testo letterario che sembrava dimenticato dalla sua generazione artistica, dopo anni di ricerca svolta soprattutto in direzione del gesto, del suono, del movimento, della moltiplicazione delle immagini.

“Al contrario di Rosso di San Secondo, che cala il mito della divinità della terra in una realtà degradata e grottesca (con 64 personaggi che circolano sul palcoscenico), il giovane Damiani riporta Proserpina a una dimensione irreale, simbolica, miracolosamente intoccabile. Essa non compare neanche in scena, se non evocata, in un’impalpabile descrizione, dalle voci del ricordo (recitate fuori campo da Giovanna Bardi e Brigitta Rapattoni). Protagonista assoluto del dramma – nella interpretazione classica di Gian Paolo Innocentini – è infatti il poeta, il cantore epico, l’aedo trasognato che, connotato semplicemente da una tunica bianca, un paio di calzari e una fiaccola sacra raccolta tra le mani, racconta al pubblico una favola antica. […] Parole piene di luce e di bellezza, che sembrano giungere da un’età lontana come l’infanzia del genere umano, cullano in un’armonia perfetta le immagini visionarie della rimembranza”.

(Emilia Costantini, Elegia con tunica e calzari, Corriere della Sera, 1 luglio 1986)

Crediti

Testo Claudio Damiani
Regia Mario De Candia
Scenografia e costumi Beate von Essen
Organizzazione Marilisa Amante/Teorema
Interpreti Gian Paolo Innocentini, Giovanna Bardi, Brigitta Rapattoni