Il ballo di Blanca del Rey “non racconta una storia: è flamenco puro”. Le sue coreografie nascono da una profonda conoscenza della tradizione che le permette, ogni volta, di creare e rinnovare in piena libertà sulla base di una tecnica elaboratissima: del flamenco come arte presente fin dai tempi di Marziale e Domiziano, la Del Rey incarna un ballo che nasce da un ricco passato culturale andaluso per essere contaminato, poi, da tutte le culture che attraversa (romana bizantina araba) e finendo per germogliare, nel presente, in un racconto di vita – pura emotività del movimento e del gesto. Le espressioni violente ed intense del ballo della Del Rey, acclamata dagli anni ’80 come la più grande e creativa ballerina di flamenco, richiamano la pittura di Zurbaran e Goya, mentre il mistero del gesto evoca la duende decritta da Garcia Lorca, l’unico elemento che determina la natura del vero danzatore.
Direttore artistico Bianca del Rey
Guest artist Diego Llori
Danzatori Gabriel Heredia, Christian Almodóvar, Curro Sendra, Félix Soria
Cantanti Manuel “El Flecha”, Jesùs “El Almendro”, Sebastián Román
Chitarristi Felipe Maya, Antonio Amaya, Curro de Jerez
Costumi Bianca del Rey
Direttore esecutivo Juan Manuel Ávila
Direttore amministrativo Antonio C. Contreras
Segreteria artistica Maria Dolores Labrador
Promozione pubblicitaria José R. F. Villaverde
Guardaroba Costa, Keiko, Teresa
Luci Simón Suárez
Suono Victor Masián
Direttore di palcoscenico Javier Lopategui
Produttore esecutivo James Bartek
Spettacolo prodotto da Euroarts
FLAMENCO, TENTAZIONE ETERNA
di Mario Pasi
È lunga e complessa la storia della danza spagnola e del flamenco in particolare: in Occidente sono arrivate, a raffica, persone, ovvero artisti, con frequenze diverse a seconda della moda. Per la maggior parte del pubblico italiano, l’amore per il flamenco è viscerale; siamo molto ben disposti a riceverne anche le forme più modeste, memori forse delle notti sivigliane e dei percorsi turistici, ma senza un completo desiderio di informazione. Del resto, rispetto agli anni eroici del folclore purissimo, il balletto in Spagna ha avuto in questi ultimi anni una rinascita convulsa e violenta, e tutto è cambiato, dopo la caduta del franchismo, con tempi ancor più rapidi dei nostri (dopo la Liberazione). È rifiorita la danza classica, sono nati gruppi d’avanguardia e di rottura, gli artisti spagnoli e catalani hanno trovato un posto preciso in Europa. Non ci si può riferire soltanto a Gades o a Luisillo, oggi, e dunque agli esponenti del balletto di firma, del racconto, della tradizione letteraria. Certamente la parte più alta della danza spagnola è questa, nutrita di naturale e popolare clamore, intrisa nel linguaggio dall’eterno folclore, ispirata ai poeti e agli scrittori più famosi, da Lorca a Calderón, da Lope de Vega a Cervantes. Il flamenco è al servizio di questa intelligenza teatrale, così come lo è la musica che lo accompagna. La Spagna, diciamo ancora, è mito e fascino, tentazione e amore. Quella vera di De Falla che sedusse Massine, quella falsa ma pur sempre credibile di Bizet, Ravel, Rimskij, Debussy. Uno dei più geniali e mirabili falsi d’autore, il Bolero di Ravel, è stato un messaggio spagnolo di tale rilevanza da potere essere considerato, ancor oggi, simbolicamente spagnolo.
I danzatori di flamenco, i gruppi che ad esso si riferiscono, hanno dovuto, a partire dagli anni settanta, confrontarsi con una realtà diversa, con una cultura in rapido progresso. Per i migliori non è stato possibile continuare sulle linee di una tradizione divenuta, rispetto ai tempi, quasi astratta. Così una generazione un po’ ribelle è venuta alla ribalta, con la voglia di far uscire il flamenco e i suoi “fratelli di danza” dal recinto delle sue origini. In che modo? Inserendolo in una realtà più attenta al dolore, al sociale, al libero pensare. Di questo nuovo corso ci parve interprete risoluto, austero e meno coloristico Mario Maya, che fu una delle sorprese del Festival veneziano del 1981. A Maya viene sovente accostata Blanca del Rey, che apparve in Italia alla fine degli anni Ottanta. Se Maya ha una cultura gitana alle spalle, e come punto di riferimento massimo l’arte di Federico Garcia Lorca, Bianca del Rey può invece rappresentare una visione culturale più autonoma rispetto al passato e tuttavia sempre fedele alla lingua flamenca e alla tradizione culturale andalusa in particolare.
Cordovana, Bianca del Rey è oggi descritta come una delle grandi di Spagna, ricopre incarichi importanti e si batte per una migliore intelligenza del ballo spagnolo. Il suo riferimento alle seduzioni di Cadice non è casuale; in quel punto della penisola si accendono i cammini di diverse civiltà, là nacque Manuel De Falla, di là venivano le famose saltatrici che, elogiate da Marziale, deliziarono i romani. È clamoroso il fatto che, con altre vesti mentali, la traiettoria del Ballet Flamenco continui a produrre e a riprodursi con gli stessi apparenti mezzi di comunicazione: le voci, le chitarre, i tacchi percussivi, le schiene piegate ad arco, gli sguardi accesi, il senso virile del mondo, e poi… l’antico rituale un po’ crudele e un po’ sacrificale, con l’uomo-animale che dispiega le sue arti, antico come il tempo, uguale alle divinità cui appartiene. Se amiamo Bianca del Rey è perché, naturalmente, ha duende, quel potere di magia e di mistero che viene da dentro di noi e che è stato mirabilmente descritto da Garcia Lorca: nessuna emozione, nessuna grandezza, senza duende.
PROGRAMMA
TARANTO
CONTIGO EN MI PENSAMIENT
Prima italiana
Coreografia e danza Blanca del Rey
MARTINETE
AL SOR DE LA FRAGUA DE JULIA
Prima italiana
Coreografia Blanca del Rey e Gabriel Heredia
Interpreti Gabriel Heredia, Christian Almodóvar, Curro Sendra, Félix Sona
Siguiriya
SIGUIRIYA
PRIMITIVA DEL PIANETA
Coreografia Blanca del Rey e Diego Llori
Interprete Diego Llori
CANTIÑAS
CARACOLES
Prima italiana
Coreografia e danza Blanca del Rey
BULENAS
BULERIA DE CADIZ
Prima assoluta
Coreografia e danza Blanca del Rey
RONDA DE CANTE
per voci e chitarre
SOLEÁ
AIRES DE ALCALÁ Y TRIANA
Prima italiana
Coreografia Blanca del Rey e Gabriel Heredia
Interpreti Gabriel Heredia, Christian Almodóvar, Curro Sendra, Félix Soria
SOLEÁ DEL MANTÓN
Coreografia e danza Blanca del Rey
Durata 90′
Intervallo 20′