HARIMAO
Ensemble Project Fukurow
Coreografia Fukurow Ishikawa
A TIME-KNIT SWEATER
Ensemble Study of Live Works – Baneto
Coreografia Tsuyoshi Shirai
MIENAI OTOKO
Ensemble Mizuto Abura
Coreografia Shuji Onodera, Jun Takahashi, Momoko Fujita
Una serata interamente dedicata alla giovane danza contemporanea giapponese, quella organizzata al Teatro Greco di Roma, dove vanno in scena tre compagnie della nuova scena coreografica orientale: Project Fukurow, Study of Live Works – Baneto e Mizuto Abura. L’iniziativa, promossa dall’Istituto Giapponese di Cultura – The Japan Foundation in collaborazione con il Romaeuropa Festival, ha inteso presentare a Roma uno spaccato vitale di creatività interdisciplinare, dal momento che, accanto ai linguaggi del corpo, gli artisti giapponesi fanno uso massiccio di nuove tecnologie e arti figurative, di video e musica dal vivo.
Project Fukurow, del pluripremiato coreografo Fukurow Ishikawa, è un esempio ideale di questo spirito di contaminazione, in cui si fondono la modern dance e l’elettronica, l’anatomia ed i linguaggi televisivi, ma non è da meno lo Study of Live Works – Baneto, gruppo nato nel 1996 per volontà di Tsuyoshi Shirai e Yusuke Awazu, coreografo e videoartista il primo, musicista e compositore il secondo, di cui viene presentato A Time-Knit Sweater. Accanto ai due, il lavoro della Mizuto Abura (che in giapponese significa “acqua e olio”), compagnia formata nel 1995 da Onoderan (alias Shuji Onodera), Junjun (Jun Takahashi) e Momokon (Momoko Fujita), ai quali si è poi aggiunto Sugapon (Reina Suga): da una formazione iniziale di mimo, il gruppo ha elaborato un linguaggio personale e innovativo che miscela, spesso in modo ironico, mimo tradizionale e danza contemporanea, videocreazioni e musica, come dimostra lo spettacolo in cartellone, Mienai Otoko (“L’uomo immaginario”).
Rassegna stampa
“Snobbati forse dalla critica ma non certo dal pubblico, i Frammenti di danza contemporanea giapponese al Teatro Greco si sono rivelati per lo più una felice sorpresa, dando questa volta torto agli assenti. In barba infatti a chi poteva impaurirsi alla vigilia solo per la presenza della parola “contemporanea”, la serata è filata via liscia come l’olio, nonostante la non ideale successione dei tre lavori, che comunque hanno messo in luce uno spaccato culturale ai più ignoto.
In A Time-Knit Sweater, il pezzo forse più originale della serata, che avrebbe meritato la chiusura, la compagnia Baneto si trasforma in una sorta di nastro video impazzito, in cui i movimenti dal vivo dei danzatori subiscono regressioni, improvvise accelerazioni, scatti tra il grottesco e il surreale. Il quartetto di danzatori gioca con le parole di presentazione della serata in una sorta di carosello vorticoso e si trasforma presto in una inarrestabile sequela di fotogrammi impazziti.
Abbastanza originale anche L’uomo immaginario del Teatro Mizuto Abura, che affronta il fascinoso tema del rapporto tra realtà e fantasia letteraria, confondendo e sovrapponendo indiscriminatamente il personaggio reale e quello del libro che lo stesso sta leggendo. Si addiviene così a situazioni grottesche di sovrapposizione, di raddoppio, di scomodo ingresso dell’uno nell’esistenza dell’altro. Più scontati invece i momenti in cui lo spettacolo mette a frutto lo studio del mimo corporeo, con risultati lusinghieri (ma un po’ scontati) tra realistico e onirico.
Più giocato sulla coreografia, ma troppo occidentale per intellettualismo e stile, infine Harimao del Project Fukurow, dove l’interesse è dato piuttosto dai pupazzi e dagli automi che sembrano muoversi quasi magicamente che non dalla coreografia fatta delle solite cadute e dei soliti vezzi di certa nostra ormai datata avanguardia. Dal sol levante dunque, grazie alla iniziativa dell’Istituto Giapponese di cultura, una gradita sorpresa tra tradizione corporea nazionale e ricerca di originale espressività e inediti contenuti”.
(Lorenzo Tozzi, Frammenti di Danza dal Sol Levante, Il Tempo, 20 ottobre 2001)