Per la festa di chiusura di questa edizione, Palazzo delle Esposizioni accoglie quello che potrebbe definirsi un ricchissimo happening, fatto di concerti, mostre, installazioni, dj set, proiezioni: un percorso, insomma, attraverso forme espressive e culture diverse, che rappresenta al meglio lo spirito stesso del Romaeuropa Festival. Nelle varie sale del piano monumentale del Palazzo, si possono quindi trovare le sculture luminose di Alberto Urbani e i graffiti dei Riot Vandals, le fotografie di Ed Templeton dedicate agli skaters e le videoinstallazioni del vj DDG, l’expanded cinema di Massimo Di Felice e Adriano Mestichella e i free software di Dine.org e Q-bit, fino all’evento chiave di questa serata, l’esibizione dell’Orchestra Interculturale di Piazza Vittorio, che per il suo debutto ha scelto come tema del concerto la “ninna-nanna”, ossia una forma musicale popolare tra le più antiche e universali: ideata dall’associazione Apollo 11 e da Mario Tronco degli Avion Travel (presenti in veste di special guest), la formazione raccoglie infatti musicisti provenienti da tutto il mondo, reclutati soprattutto nel quartiere multietnico dell’Esquilino e desiderosi di trovare un terreno comune per realizzare un proficuo scambio culturale. Inevitabile contraltare alle ninne-nanne dell’Orchestra Interculturale è infine il dj set a cura di Agatha Crew – Lai&Petitti del Brancaleone, a cui spetta il compito di concludere la festa facendo ballare il pubblico fino alle due del mattino nel piano interrato del Palazzo.
L’ORCHESTRA INTERCULTURALE DI PIAZZA VITTORIO
di Associazione Apollo 11
È un’orchestra costituita da musicisti stranieri che vivono nella nostra città e non solo… ed è un progetto Apollo 11.
Il cinema Apollo, gioiello costruito nel 1916 in puro stile liberty, è l’unica sala cinematografica di un quartiere frequentato da cineasti, musicisti, scrittori, pittori, e soprattutto stranieri, e rischiava di diventare un Bingo.
L’Associazione Apollo 11 è nata per salvare questo gioiello romano e vuole trasformarlo in un Laboratorio Internazionale di Cinema, Musica e Letteratura aperto a tutte le culture del mondo. Da qui l’idea di creare un’orchestra composta da trenta musicisti provenienti da comunità diverse, ognuno coi suoi strumenti ed il suo bagaglio di musica popolare, una fusione di culture e tradizioni, memorie e sonorità, strumenti e melodie universali.
L’Orchestra Interculturale prevede l’alternanza annuale di direttori artistici italiani e stranieri.
Nel primo anno, la direzione artistica sarà affidata agli Avion Travel.
I concerti avranno un tema che cambierà ogni anno: dai canti del lavoro ai canti politici, dalle canzoni d’amore ai canti religiosi.
Le prove saranno aperte al pubblico, e si terranno all’Istituto Tecnico Galilei in via Conteverde, uno spazio conquistato dall’Apollo 11 che diventerà anche la sua sede operativa.
Il primo concerto presenterà un repertorio di ninna nanne, il canto più antico, internazionale ed universale.
Mario Tronco, membro degli Avion Travel e ideatore dell’Orchestra, racconta così la nascita dell’idea: “Abito nel Rione Esquilino, in un appartamento che affaccia su un cortile… mi piace il suono dei cortili: il rumore dei piatti all’ora di cena, le risate dei bambini, i pianti dei neonati, i desolanti colpi di tosse dei vecchi, le irriverenti radio delle ragazzine, e il silenzio… grazie a Dio… anche quello. L’Esquilino è forse l’unico quartiere della città dove gli italiani sono una minoranza etnica e il mondo, con tutte le sue lingue, attraversa e vive Piazza Vittorio. C’è una cosa che rende unico il mio cortile: è il suono della sua lingua. Dalla voglia di riprodurre questo suono in forma di concerto è nata l’idea di una Orchestra interculturale. Con gli Avion Travel ho lavorato all’allestimento del primo concerto. Raccontare storie cantandole è quello che ci piace fare… La forma canzone scelta per il primo concerto è la ninna nanna, la più elementare e universale. La varietà timbrica che un tipo di Orchestra così permette è quella della giostra, e questo ci diverte e divertirà il pubblico. L’Orchestra avrà molte voci, e il repertorio sarà quasi totalmente composto da musiche tradizionali, ma ci saranno anche due Inediti. Buon divertimento”.
L’Orchestra Interculturale intende promuovere la ricerca e l’integrazione di repertori musicali diversi e spesso sconosciuti al pubblico italiano, costituendo anche una occasione di integrazione per musicisti stranieri che vivono a Roma, spesso in condizioni di emarginazione culturale e sociale.
Gli obiettivi prevedono, inoltre, che l’Orchestra Interculturale si arricchisca grazie agli scambi con musicisti stranieri che vivono in altre nazioni europee.
VENERDÌ 15 NOVEMBRE: PRIME PROVE DELL’ORCHESTRA INTERCULTURALE DI PIAZZA VITTORIO
di di Lorenzo Pavolini (Associazione Apollo 11)
La sala prove è nel quartiere Prati. Ho trascritto in maniera imprecisa l’indirizzo e cammino per qualche isolato chiedendo in giro. Entro in un palazzo e mi lascio guidare dalle note del cimbalon di Marian. Ci salutiamo, è uno dei primi musicisti dell’orchestra che ho conosciuto, penso sia tra quelli coinvolti da subito nell’avventura. Tiro fuori il minidisc, il microfono e mi metto a registrare. Intanto stringo la mano di Raul Scebba, sta terminando di sistemare le sue percussioni al lato opposto dello studio. Ricordo quando Marian accolse Peter Sellars nella giornata dei provini per i rifugiati che avrebbero partecipato a The Children of Herakles, era giovedì 3 ottobre. Con il padre, che suona la fisarmonica. Intorno a loro si era subito formato un semicerchio di bambini – i figli dei rifugiati – che adattavano una parte del corpo, quasi sempre la testa o un piede, al ritmo di chissà quale danza rumena. Quel giorno c’era una luce bianca nel capannone dell’istituto Galilei e tutti sembravano galleggiare nello spazio. Era lì che queste prove sarebbero dovute cominciare, all’Esquilino, in una sala dell’istituto di via Conte Verde che non siamo riusciti ad allestire in tempo, nonostante gli sforzi di un gruppo di persone consistente, l’Associazione Apollo 11.
Ma adesso non è il momento di fermarci a pensare cosa è mancato, a parte i soldi. Tra dieci giorni c’è il concerto e questa è la prima volta che i musicisti proveranno tutti insieme. Marian mi chiede di riascoltare quello che ha suonato; stava provando uno dei temi della suite scritta da Mario. È soddisfatto. “E adesso senti una cosa rumena”, dice. Sembra che corra con i suoi cavalletti in una selva di ragni. “Va tutto a mille!”, ridacchia Raul. Arriva Houcine Ataa, tunisino dagli abiti impeccabili, qualche giorno fa lo ricordo con un completo salmone, oggi è in nero dalla testa ai piedi, elegante, i capelli impomatati, gli occhiali sfumati grigi. Tiene il telefonino accostato all’orecchio, ascolta della musica – mi fa sentire – è lui che canta. Ha due telefonini, uno è un modello che non pensavo esistesse, è formato da un auricolare e da un microfono sottile e retto come una basetta, l’altro può registrare fino ad un’ora di musica, mi assicura. Intanto è arrivato Mario, seguito da Agostino e Alberto con la telecamera. Ci sono Rahis e Bilal con l’abito del Rajastan in seta blu orlata d’oro, Sageer ha in testa il turbante. Entra Pap, un solido senegalese accompagnato dal suo djambe nella custodia di stoffa colorata, Zied accarezza la pancia dell’oud. Gli altri, in tutto sono venti musicisti, si sistemano alla spicciolata nello studio, davanti ai microfoni. Ci sono degli spartiti aperti sul pianoforte.
Gli indiani si sono accomodati in terra, Bilal ha cominciato immediatamente a cantare, mentre tutti accordano i loro strumenti, accompagnato dal fiato del suo organetto indiano. Rahis gli va subito dietro con le tabla. Sono gli unici due a non parlare italiano. Rahis vive in Corsica e Bilal è tornato due giorni fa da Jaipur dopo un viaggio precipitoso per rinnovare il suo visto. Ma sono inarrestabili. Bilal guida un’improvvisazione che coinvolge la sezione ritmica – argentino, senegalese, indiano – con il contrabbasso di Pino Pecorelli. In una sosta che sembra non arrivare mai provano le voci anche Sageer, costretto spesso a inseguire il sorriso sorprendente e i baffi di Bilal, a cui succede la timida cantante greca Filio e il calmo Houcine, sulle loro sedie. Poi una pausa dove si esce a cercare l’accendino per le sigarette. Quando si ricomincia Bilal ha già tirato fuori delle nacchere a paletta e Mario deve marcarlo stretto per ottenere il silenzio e poter cominciare le prove con gli archi, un quartetto di formazione classica, di base all’Accademia di Santa Cecilia, una ragazza tedesca, un americano, due italiani. Benny si danna a cercare sul pentagramma quello che dovrebbe suonare il suo violoncello elettrico. Si aggiungano la tromba di Omar Lopez, cubano e i flauti che producono note differenti, quello andino di Carlos Paz e il nay di Mohamed Abdàlla – che ne porta una tracolla piena, saranno trenta, tutti in bambou e li tira fuori e li cambia, di fronte a quello sempre solo dell’equadoregno. Tre ore di musica e parole in molte lingue, strumenti in continua percussione, piccole sfide, incontri da ripetere.
Saluto il massimo possibile, c’è Pino Marino che canta indiano nei corridoi, riaccompagno a casa Annamaria.
Poi, quando fermo il motorino, mi incammino verso casa sotto i portici di Piazza Vittorio e ho nelle orecchie il suono dell’orchestra ed è una sera di grande vento, si muovono le plasticacce negli angoli accanto ai pilastri, e sembrano persone.
PROGRAMMA
Piano Monumentale – Entrata
NATACHA LESUER
Lavora dal 1994 con la fotografia. Vive e opera a Nizza. Dal 1 Novembre 2002 è pensionnaire dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Un repertorio di “bocche smorfiose”, un rossetto messo con troppa cura su delle labbra imperfette, dei denti che sono quelli che addentano. Dei colori perfettamente coordinati.
Piano Monumentale – Sala Rotonda
ALBERTO URBANI. SCULTURE LUMINOSE
TRV (THE RIOT VANDALS). FEATURING SCARFUL “NAMES”
POST-GRAFFITI PAINTINGS
Alberto Urbani, artista, vive e lavora a Roma. La sua vocazione per gli oggetti, i dettagli, la materia – anche materiali di recupero a cui restituisce una nuova bellezza – rifiuta ogni possibile intellettualismo, nella voglia di realizzare qualcosa che deve avere una utilità e una funzione. Tuttavia ogni progetto, come una sfida, lo porta a superare il già dato, si pone come la negazione della serialità: così ad esempio, le sue lampade sono “sculture” per complessità ed inventiva, ma anche senza dubbio e innanzitutto lampade.
TRV (The Riot Vandals) featuring Scarful “Names” – post-graffiti paintings. Emiliano Cataldo, Stefano Monfeli, Stefano Proietti, Leonardo Franceschi, Alessandro Maida hanno cominciato come graffitisti alla fine degli anni ottanta dipingendo nei vari spazi della città e come tali hanno preso parte a diverse manifestazioni sia nazionali che internazionali di Aerosol Art (Italia, Germania, Olanda, Svizzera). Più recentemente, le loro creazioni, che si muovono nella direzione di una contaminazione fra graffiti tradizionali di strada ed i nuovi linguaggi di comunicazione, hanno abitato spazi più convenzionali quali la stazione Termini di Roma.
Piano Monumentale – Sala 1 (sinistra)
ED TEMPLETON, A CURA DI DRAGO ARTS & COMMUNICATION
50 Fotografie
Ed Templeton, skateboarder professionista, realizza quadri, disegni e fotografie che documentano la realtà del mondo degli skaters nella quale l’artista vive da più di 15 anni. “The Essencial Disturbance” è la prima mostra personale realizzata dall’artista in Europa. Curata da Jerome Sans, direttore del Palais de Tokyo, dove la mostra si è tenuta fino al 17 novembre 2002, riunisce 350 opere, che la Drago Arts & Communication porterà a Roma nel febbraio 2003, arricchendola di materiali video inediti, dell’artista e del mondo dello skateboard.
La Drago Arts & Communication, casa editrice e agenzia di comunicazione con sede a Roma, è editore del catalogo della mostra, che presenterà al Palazzo delle Esposizioni il 24 novembre. Inoltre, in qualità di produttrice e curatore della mostra che si terrà a febbraio, la Drago Arts & Communication presenterà al Palazzo delle Esposizioni una preview di 50 opere.
Piano Monumentale – Sala 2 (sinistra)
GIORGIO MAZZONE,
ESTEBAN VIVALDI-VERA
FOTOVIDEOINSTALLAZIONE – NSB PROD.
Giorgio Mazzone, fotografo. Dopo un passato tra i graffiti (con gli NSB) si è dedicato alla fotografia con cui tenta una esplorazione delle forme dell’archeologia industriale. Attualmente le sue opere sono una creazione e costruzione di strutture fotografiche attraverso cui sperimenta le possibilità della visione.
Esteban Vivaldi-Vera, videomaker. La città è il soggetto e il contesto privilegiato delle sue opere. Il giovane artista, che ha partecipato a diversi festival di cortometraggi, da sempre si muove attraverso le architetture, i luoghi, le persone che caratterizzano una città sia con la fotografia che con il video.
Piano Monumentale – Sala 3 (sinistra)
DDG CREW + TRAVIROVESCE.
L’ERBA CATTIVA 02
Percorso visivo obbligato di un giallo per 9 schermi e 5 corpi
DDG, vj. È oggi uno dei vj più attivi in italia. Lavora sull’interazione live tra immagini e suoni, utilizzando diversi strumenti e supporti, analogici e digitali, e selezionando e rielaborando sequenze di film, documentari, riprese originali di tutte le epoche. È residente vj di agatha e microhouse al Brancaleone e modula e ultrabeat al Goa di Roma, e di jack the sound al Leoncavallo di Milano. Nel 2002 è stato il vj dell’evento musicale del Primo Maggio in Piazza San Giovanni.
Travirovesce, compagnia di danza fondata da Maddalena Scardi e Caterina Inesi. Svolge dal 1994 una ricerca sia nel campo della didattica, sia in quello della creazione coreografica. Fondamentale è stata l’attività all’ Ex Snia Viscosa fra il 1995 e 1997, con un laboratorio permanente e una rassegna di danza contemporanea, momento di confronto per molti giovani gruppi. Oltre alle auto-produzioni coreografiche, la compagnia esegue performance di improvvisazione in ambiti diversi, come mostre d’arte, concerti, letture di poesie e manifestazioni di teatro di strada. Dal 1999 organizza, in collaborazione con altri enti, la Rassegna Internazionale di spettacoli, video e laboratori DANZA UND TANZ.
Piano Monumentale – Sala 1 (destra)
DINE.ORG, Q-BIT – PERFORMANCES
Dine.org. Gruppo austriaco specializzato nella programmazione di software liberi per eventi multimediali. Nell’evento, l’interazione fra corpo e macchina viene realizzata attraverso il FREE J, un software che trasforma e modifica in linee, onde e caratteri alfabetici i movimenti del danzatore ripreso dalla telecamera.
Q-bit. Artista noto nell’ambito della musica elettronica indipendente e nello studio per la sonorizzazione degli ambienti. Per questa occasione, l’artista ha creato uno spazio in cui dieci opere di arte figurativa digitale, presenti nella sala in modo dinamico, interagiscono con la sonorizzazione dell’ambiente.
Piano Monumentale – Sala 2 (destra)
ORCHESTRA INTERCULTURALE DI PIAZZA VITTORIO
L’Orchestra Interculturale di Piazza Vittorio è un gruppo costituito da musicisti stranieri che vivono a Roma e in altre città. L’orchestra è un progetto Apollo 11, l’Associazione nata per salvare il cinema Apollo dal suo destino di sala Bingo e trasformarlo in un Laboratorio Internazionale di Cinema, Musica e Letteratura aperto a tutte le culture del mondo. Il gruppo è composto da trenta musicisti provenienti da comunità diverse, ognuno coi suoi strumenti ed il suo bagaglio di musica popolare, una fusione di culture e tradizioni, memorie e sonorità, strumenti e melodie universali. L’Orchestra Interculturale prevede l’alternanza annuale di direttori artistici italiani e stranieri. Nel primo anno, la direzione artistica sarà affidata agli Avion Travel. I concerti avranno un tema che cambierà ogni anno: dai canti del lavoro ai canti politici, dalle canzoni d’amore ai canti religiosi. Il primo concerto presenterà un repertorio di ninna nanne, il canto più antico, internazionale ed universale.
Piano Monumentale – Sala 3 (destra)
MASSIMO DI FELICE E ADRIANO MESTICHELLA
FINE, EXPANDED CINEMA PER TRE SCHERMI
Massimo Di Felice, regista, autore, performer. Numerose le opere che lo hanno visto protagonista. Ha realizzato performances, installazioni e spettacoli live tra cui Nightclub nel 2000, Ingerenze nel 2001 e Fine nel 2002 in luoghi quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e Link di Bologna. È autore inoltre di documentari e di trasmissioni. Nel 1990 fonda la Chiesa dell’Elettrosofia, gruppo di sperimentazioni audio-video e nel 2000 è produttore indipendente con elletrosofia srl. Fine è una fiction destrutturata: una storia esiste, ma è lo spettatore che deve ricostruirla. Il film, in scatola di montaggio, è scomposto su tre schermi di proiezione: è quello che si dice expanded cinema.
Piano Monumentale – Sala Cinema
MUSICHE TRADIZIONALI DALL’AFGHANISTAN
Musiche Tradizionali dall’Afghanistan. In Afghanistan la musica è un’arte di vivere prima di essere un mestiere e, dopo sei anni di guerra e di silenzio, torna a suggellare gli avvenimenti importanti della vita. Ora, le serate e tutte le occasioni di incontro sono nuovamente accompagnate dalla musica. Abdol Rachid Machinai, un del zenda, un “cuore felice” secondo l’espressione afgana, da quando i talebani sono andati via non lascia più il suo saringa, liuto a 17 corde costruito da suo padre e interrato in giardino nel 1996. Bahauddin, maestro del tanbur, e fine conoscitore di tutti gli stili popolari dell’Afghanistan, torna a vivere della sua musica. Abdol Madjid Pandjchiri maestro di tamboura compone musiche sulle poesie del grande poeta afgano Achqari. Mehri Maftoun attraverso melodie originali fa rivivere la tradizione e Homayoun che ha studiato il Robab dall’età di 12 anni ed è ora uno dei rari musicisti che, malgrado la sua giovane età, fa tutto il possibile per preservare l’autenticità della musica tradizionale afgana, apportandovi modernità di spirito e di stile, pur conservando viva e luminosa quest’arte millenaria.
Piano Monumentale – Sala Cinema
VALÈRIE MREJEN ED ALTRI ARTISTI
Ha realizzato questo lavoro Portraits filmés, 14 souvenirs, chiedendo ad amici di raccontare i loro ricordi. È pensionnaire dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Vive e lavora a Parigi, ha già esposto in numerose gallerie nazionali ed internazionali.
Ha scritto diverse opere pubblicate in Francia, l’ultima è l’Agume, per l’editore Allia.
Piano Monumentale – Sala ante bar
CHILLOUT E LOUNGE A CURA DI DOZZY & TRODINI E RUMI
Discesa piano -1
MARTINA LANINI – PARIGI CONTEMPORANEA
Mostra fotografica
Giovane fotografa, Martina Lanini con le immagini documenta la realtà che la circonda. I soggetti delle sue opere sono persone “anonime”, comuni, ma che portano con sé tutto il peso e lo spessore delle condizioni e contesti da cui provengono.
Piano Interrato
DJ SET A CURA DI AGATHA CREW – LAI&PETITTI
DJAZZSET: LIVE SET CON AGATHA CREW E
CON PIPPO MARTINO (BASSO) E ALDO BASSI (TROMBA)
Agatha è nata per iniziativa di Riccardo Petitti e Andrea Lai. Così Andrea Lai racconta la storia di questo straordinario duo: “Intorno al 1995 pochissimi club italiani iniziavano a sperimentare una dance differente, un modo di divertirsi differente; quella dei nuovi suoni che alcuni DJ pionieri proponevano in tutta Europa. La club culture in Inghilterra già ballava e si muoveva ai ritmi alternativi alla house, come il trip hop, il big beat, e la jungle. Proprio in quegli anni ho incontrato Riccardo Petitti negli studi di una radio romana (Radio Città Futura), e ci siamo accorti di condividere la stessa passione per quei nuovi suoni, che, sempre più avvincenti, arrivavano dall’Europa. Dalla dimensione radiofonica, la voglia di provare a suonare quei dischi ad un dancefloor non poteva che sfociare in una serata. L’unico contenitore adatto ad una dance alternativa doveva essere un luogo di frontiera, off, proprio come il Brancaleone, un centro sociale nel cuore di Montesacro. Il venerdì di Agatha, nel giro di un anno, diventò il luogo di sperimentazione divertita più frequentato di Roma. Nata da un tentativo di rinnovare e da una sincera voglia di contemporaneità ed unisono con il resto d’Europa, Agatha, nei quattro anni successivi, ha continuato a spacciare nuovi suoni per decine di migliaia di persone. Oggi Agatha, anche attraverso la partnership preziosa con sponsor illuminati (Kataweb, Virgin Express, Red Bull, Carhartt, Stussy, Vitaminic), è la serata cui partecipare se si ha voglia di ritmi progressivi e suoni che viaggiano sul confine del presente avanzato. Fedeli al luogo in cui Agatha è nata (un centro sociale…), noi, Lai&Petitti, abbiamo sperimentato e giocato con i ritmi più innovativi che l’Europa ha proposto negli ultimi cinque anni. Il gioco è piaciuto a decine di migliaia di ragazzi, gli stessi che, ogni venerdì, continuano a ballare e ad essere gli unici protagonisti di Agatha”
Crediti
Produzione Romaeuropa Festival 2002, in collaborazione con Brancaleone, Palazzo delle Esposizioni