M.#10 Marseille – decimo episodio: lo spettacolo paradossale dell’invisibile
“Quando le retine sono impresse da macchie che galleggiano su un fondo liquido, dopo una lunga esposizione alla luce del sole, è come se prendessero vita immagini totalmente interne e imprigionate nella mente. M.#10 Marseille erige una fabbrica di luce, dove masse gassose, liquide o solide, ammantate di colore, si organizzano e duellano tra loro come personaggi. Miriadi di personaggi prendono il posto di corpi reali, e, come questi, si muovono in tutti i modi consentiti al caso umano. Ma questa originaria oscurità – che deriva da un contatto accecante con il sole e che allude a una incomprensibilità dell’essere, cioè dell’essere cellula dipendente dalla vita di tutte le vite – è madre di ogni materia e di ogni forma, così come il buio è la matrice di ogni impressione luminosa che incide la propria traccia su quello che si chiama “negativo” fotografico. Innumerevoli albe si levano su un fondo che rimane fissato a un buio cosmico. E al buio cosmico fa pensare la formazione invasiva e continua di ciò che può essere chiamato lo spirito organico della materia. La nascita ininterrotta di forme mute e incorporee, fa comprendere che questi fantasmi non sono, o non sono soltanto, presenze aliene, ma sono tutti i pensieri che convivono nella mente, e questi stessi forse assumono una qualità aliena.”
Un’opera di musica elettronica, voce, fenomeni visivi M.#10 è lo spettacolo paradossale dell’invisibile, del fondamento negativo dei fenomeni, ma questa assenza di persone, e questa presenza immateriale dei colori, agiscono qui come le tracce che, penetrando dall’otturatore della Storia, impressionano la pellicola della memoria. Non ci sono persone, ma personaggi, sì: sono macchie di colore, ombre, fiamme di luce, ammassi di sostanza stellare, che si sfiorano, collidono, esplodono. Di fronte a questo spettacolo di presenze dementi, ancora più antiche di quelle incoscienti, vegetali e animali, l’umanità è sola, è la sola che può conoscere la mancanza di fondamento. Di fronte alla visione, fusa con la sua incomprensione, si alza una donna che canta.
Il canto è voce che fronteggia il silenzio; è linguaggio che fronteggia la domanda sul fondamento della vita; è tragedia dell’arte, costretta a creare un altro mondo con la stessa materia di quello che vorrebbe oltrepassare.” (dal testo del regista Romeo Castellucci).
Regia, scene, luci e costumi: Romeo Castellucci
Regia, drammaturgia e composizione vocale: Chiara Guidi
Traiettorie e scritture: Claudia Castellucci
Musiche originali: Scott Gibbons
Spettrografie: Stefano Franceschetti, Cristiano Carloni
La voce: Lavinia Bertotti
Realizzazione scenotecnica: Salvo Di Martina, Massimiliano Peyrone
Tecnici macchinisti: Salvo Di Martina, Marco Rigamonti
Tecnici Luci : Giacomo Gorini, Luciano Trebbi
Collaborazione musicale: Lorenzo Brondetta e Sabine Lutzenberger
Produzione: Socìetas Raffaello Sanzio-Cesena/Festival d’Avignon, Hebbel Theater/Berlin, Kunsten FESTIVAL des Arts/Bruxelles, Bergen International Festival, Odéon -Théâtre de l’Europe con il Festival d’Automne à Paris, Romaeuropa Festival, Le Maillon-Théâtre de Strasbourg, LIFT (London International Festival of Theatre), Théâtre des Bernardines con il Théâtre du Gymnase à Marseille. In collaborazione con: Emilia Romagna Teatro Fondazione – Modena. Con il sostegno del programma Cultura 2000 dell’Unione Europea.
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M.#10 Marseille
X Episodio della Tragedia Endogonidia
regia, scene, luci e costumi Romeo Castellucci
composizione drammatica, sonora e vocale Chiara Guidi
musica originale Scott Gibbons
traiettorie e scritture Claudia Castellucci
Foto © Piero Tauro