Un potente guerriero, un cantore di storie ancestrali, uno strumento del ritmo: sono molte le sembianze e i volti che Akram Khan assumerà in Third Catalogue, ultimo episodio della sua trilogia sui miti indù di cui fanno parte Polaroid Feet e Ronin. Se infatti il danzatore angloindiano si è imposto come una delle personalità della nuova danza europea, lo deve a un linguaggio coreografico personalissimo sviluppato dal kathak, antica danza dell’India del Nord di cui è considerato uno dei maggiori interpreti occidentali. E Third Catalogue è la prima occasione a Roma di vedere Khan in una coreografia di kathak tradizionale, dove si narrano le vicende di Abhimanyu, l’eroe della saga epica Mahabharata che ancora nella pancia della madre apprende come penetrare, ma non uscire, nella “chakravyuha”, inespugnabile falange di guerrieri dell’esercito avversario. Una volta entrato in una “chakravyuha”, rimane isolato dai compagni e soccombe alla moltitudine in una lotta che lo vedrà per vincitore di molti dei nemici più animosi. Una narrazione di lungo respiro, con inarrestabili crescendo, pause, sfrenate accelerazioni e delicate lentezze, fatta di colori bruniti e suggestioni orientali: Khan avrà la forza del guerriero e la gentilezza di una farfalla, dialogando sulla scena con un esemplare quartetto di musicisti grazie al ritmo dei sonagli che porta attorno alle caviglie, secondo la tradizione indiana. Diviso in due parti, nella prima lo spettacolo comprende una serie di assolo di Khan, nella seconda una coreografia di Kumudini Lakhia, uno dei maggiori artisti indiani di kathak.
Crediti
Direzione artistica e danza Akram Khan
Costumi Tony Aaron Wood
Luci Aideen Malone
Scenografia Illur Malus Islandus
Direttore tecnico Fabiana Piccioli
Musicisti Partha Sarathi Mukherijee (tabla), Faheem Mazhar (voce), Alies Sluiter (violoncello), Baluji Shrivastav (sitar), Coordt Linke (mridanga)