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Palladium
22 Settembre 2009
25romaeuropa.net

Mansaku-No-Kai Kyogen Company

bo-shibari | kawakami | kagyu


Photo © Piero Tauro
bo-shibari | kawakami | kagyu

Il teatro della leggerezza e della risata, la tradizione medioevale  giapponese, interpreti d’eccezione: è la proposta dell’anteprima-festival di Romaeuropa con la Compagnia teatrale Mansaku-no-kai, erede della millenaria arte del kyogen, la commedia del Sol Levante. Tra le compagnie che coltivano la  tradizione di questo antichissimo genere, Mansaku-no-kai è erede della scuola dei Nomura, che oggi s’incarna in Nomura Mansaku, figlio d’arte cresciuto sulle tavole del palcoscenico. Il padre era infatti il grande Manso VI, che il governo nipponico ha dichiarato patrimonio culturale intangibile del Giappone, un titolo dopo la sua comparsa ereditata dal figlio Mansaku. Una tradizione familiare dunque, passata però al setaccio di un accurato studio delle fonti, un approfondito lavoro attoriale, sui costumi, sulle maschere e su tutti gli apparati scenico-teatrali. In origine era il sarugaku, una forma teatrale arrivata nell’VIII secolo dal continente asiatico al Giappone e la cui particolarità era alternare momenti tragici, drammatici e comici, e da cui nel XIV secolo nascono il noh, di genere serio, e il kyogen di genere buffo, che avrà una forte influenza nel successivo sviluppo del kabuki, aggregandosi nel complesso delle maggiori arti teatrali nipponiche. Il kyogen è un genere di commedia breve, ornata di musica e danze, non priva di un’ironica critica sociale che non risparmia i signori feudali, i rapporti di parentela, la credulità popolare e perfino la religione, o per meglio dire i religiosi, siano essi monaci buddisti o shintoisti, e i loro rituali. È un teatro dagli accenti sovente molto comici, basato sulla mimica, la recitazione, il dialogo e che tuttavia al fine di dare una immagine della sostanza delle cose supera il semplice realismo articolandosi in una forma di espressione stilizzata. Dei circa 260 titoli che formano il repertorio del kyogen, i tre presentati nella anteprima festival rappresentano alcune situazioni e personaggi-tipo che caratterizzano questo genere di commedia. In Bo-Shibari spicca la presenza di Taro Kaja, il servo furbo e impenitente sempre pronto a beffare il suo signore, il daimyo, che crede di averlo a sua volta beffato. Nel kyogen l’ironia si può tingere di una vena poetica semplice e popolare come capita in Kawakami, la vicenda di un cieco, altro personaggio tipico, che riacquista la vista per poi perderla nuovamente per amore di sua moglie. Una schietta e bizzarra ironia anima invece Kagyu (La lumaca), dove ancora una volta Taro Kaja incaricato dal suo signore di trovare questo tipo di mollusco terrestre, lo scambia per un monaco guerriero: in fin dei conti anche lui è protetto da una corazza, e ha due corna in cima all’elmo.