Con Berio, Pärt e Webern la grande musica del Novecento torna a Romaeuropa per un concerto realizzato in collaborazione con il Romaeuropa Festival, che vede protagonista l’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Marcello Bufalini.
Anche se diversi mesi sono passati dal terremoto della scorsa primavera, non può sfuggire come la presenza della più cospicua compagine musicale aquilana, che in quella tragedia ha perso la sua sede, il suo archivio e il teatro dove teneva la stagione, sia il segno della voglia di ricominciare e di ricostruire, senza dimenticare la musica e la cultura in generale.
Il programma si apre con il Ricercare a 6 voci dall’Offerta musicale di J. S. Bach nell’orchestrazione di Anton Webern (1934/35), per proseguire con le misteriose Variazioni per orchestra op. 30 (1940/1941) dello stesso Webern. Da queste due partiture, nelle quali una logica musicale geometrica si sposa con un nuovo concetto di strumentazione, sembrano irraggiarsi le numerose strade che i compositori del secondo Novecento hanno intrapreso: le Variazioni per orchestra da camera di Luciano Berio, fin dal titolo direttamente collegate alla partitura di Webern, aprono le porte a un’avanguardia musicale di cui spesso si ha un’idea monolitica, ma che si è espressa con linguaggi, stili e forme fantasiosi, variegati, tanto diversi da essere spesso in contraddizione. Composte nel 1954, un periodo importantissimo nello sviluppo della personalità di Berio, le Variazioni spostano decisamente l’attenzione sul suono, sul timbro dei singoli strumenti e dei loro incastri. L’interesse di Berio per il contrappunto bachiano, che lo portò nel 2001 al progetto di una nuova strumentazione a più mani dell’Arte della fuga, costituisce un ulteriore motivo di raccordo ideale al precedente weberniano.
La vitalità. Il disordine. La confusione. Costanti che sconfinano nel caos delle avanguardie, ma sembrano trovare in Arvo Pärt un punto di rilascio, di stallo. Un momento di riposo e di ordine ben rappresentato da “Fratres”, una partitura del 1977 che ha incontrato un notevole successo testimoniato dalle numerose versioni, ben 13, per vari gruppi strumentali. Nella versione per violino, archi e percussioni, elaborata dal compositore estone nel 1992, resta intatto un disegno musicale ammaliziato, dove il terso impianto tonale, seppure allargato, e l’uso strutturale delle consonanze ci presentano un brano di facile ascolto, se così vogliamo dire. Resta tuttavia suggestivo come le tecniche di sviluppo e variazione che le avanguardie europee avevano ereditato dal passato e in particolare da Johann Sebastian Bach, siano tutte usate da Pärt in questa musica animata da un equilibrio che punta dritto alla suggestione emotiva dell’ascoltatore.