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Musica

Palladium
14 novembre 2013

Omara Bombino Moctar

Tuareg blues


Tuareg blues

Omara Bombino Moctar e il suo “Tuareg blues” che sta infiammando le platee internazionali rappresentano una miscela esplosiva, perché alla musica si unisce la storia di un popolo nomade, più una intensa vicenda personale.

Nella musica di questo incredibile e personalissimo chitarrista, dove il rock si ibrida con venature africane, stile, vita e storia sono infatti tutt’uno da quando nel 1990 questo giovane tuareg all’età di 10 anni prese la via dell’esilio dal Niger durante la rivolta del suo popolo contro il governo. Per i Tuareg la musica e soprattutto la chitarra rappresentano una forma di lotta contro chi vuole ingabbiare questo popolo nomade e indomito nei confini geografici e culturali di uno stato.
Non a caso in Niger la chitarra è stata per lungo tempo proibita ai Tuareg, e non a caso è anche lo strumento che Moctar ha scelto di suonare diventando allievo di uno dei maestri indiscussi del chitarrismo tuareg, Haja Bebe, che per la sua giovane età lo ha soprannominato Bombino, storpiatura dell’italiano bambino.
Proprio durante quella lunga rivolta nasce il cosiddetto “Tuareg blues”, di cui Bombino è uno dei più significativi rappresentanti proprio perché nel suo esilio ascolta e resta affascinato dai dischi di Mark Knopfler e Jimi Hendrix, e il suo nomadismo musicale da sahariano diventa internazionale, tanto che il suo ultimo album, “Nomad”, è stato prodotto da Dan Auerbach dei The Black Keys. Classico impianto rock -chitarra e basso elettrici più batteria–, alta pressione ritmica, la potente energia di struggenti e ipnotici riff di chitarra, sono la cifra di Bombino cui non manca l’eterno fascino di chi canta canzoni di libertà.

Nell’ambito di Metamondi di Telecom Italia