Poesia e potere, bellezza e violenza, memoria e consenso: con “Virgilio brucia” la compagnia Anagoor affronta questi temi in una prospettiva spiazzante, entrando nel laboratorio dell’intellettuale che ha cantato l’avvento della Roma imperiale. Sulla figura di Publio Virgilio Marone infatti grava il pregiudizio di essere stato il cantore di Ottaviano Augusto che spense ogni residua speranza di ristabilire una repubblica nell’Antica Roma. Un poeta al servizio dell’ideologia imperiale, in cui Anagoor però individua delle incrinature: punto d’attacco tre libri proprio dell’ “Eneide”, quelli che Virgilio lesse ad Augusto, e dove sono narrati la violenza della distruzione di Ilio e del regno troiano, la rinuncia da parte di Enea alle sue passioni con l’abbandono di Didone sulle spiagge cartaginesi, il viaggio nell’oltretomba, cesura definitiva con il passato relegato a memoria. Così “Virgilio brucia” diventa l’occasione per squadernare quel rapporto tra arte e potere, la funzione della cultura e della memoria, la guerra imperiale, la violenza e il rapporto di Virgilio, figlio di contadini mantovani, con la natura, elemento che spesso appare, in primo piano o di sfondo, sia nelle opere del poeta latino che nelle creazioni della compagnia di Castelfranco Veneto. Una identificazione di Virgilio con Enea, cadenzata sia da musiche corali eseguite dal vivo che da antichissime tradizioni europee ed extraeuropee, che racchiudono la magia di quegli aedi che per primi cantarono l’epopea di Troia e dei troiani, fino al minimalismo contemporaneo di John Tavener. Che proprio Anagoor abbia scelto questi temi non stupisce: è infatti una realtà di punta della scena emergente del Nord Est, quel Veneto da cui negli ultimi anni stanno arrivando molte novità teatrali che certo non sfuggono alle tematiche politiche. Il linguaggio di Anagoor però si distingue per la estrema pulizia, chiarezza e luminosità, e anche nelle scelta di scenografie minimaliste, con una drammaturgia del gesto simbolica talvolta giocata tra la ritualità e l’eleganza coreografica.
Crediti
con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon, Monica Tonietto e con la partecipazione straordinaria di Marco Cavalcoli
video
concept Simone Derai, Moreno Callegari, Giulio Favotto
direzione della fotografia Giulio Favotto / OTIUM
editing Moreno Callegari, Giulio Favotto
sound design Mauro Martinuz
regia Simone Derai
costumi Serena Bussolaro, Simone Derai
accessori Silvia Bragagnolo
maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi
scene Simone Derai, Luisa Fabris, Guerrino Perosin
musiche Mauro Martinuz
arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta Kolega, Gayanée Movsisyan Byzantine chant e Kliros tratti da “Funeral Canticle” di John Tavener
beats Gino Pillon
traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi
drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates
regia Simone Derai
organizzazione Marco Menegoni per Anagoor, Laura Marinelli e Stefania Santoni per Centrale Fies comunicazione Virginia Sommadossi per Centrale Fies
produzione Anagoor 2014
coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto, University of Zagreb-Student Centre in Zagreb-Culture of Change
Anagoor è parte di Fies Factory e APAP-Performing Europe