Nella cornice dell’Opificio Telecom Italia domenica mattina si è svolto DNAmovement, un laboratorio aperto a coloro che vogliono indagare attraverso il proprio corpo gli spunti di riflessione emersi dalla proposta di W4DNA del giorno precedente. In questo primo appuntamento l’insegnante e coreografa Diana Damiani ha condotto i partecipanti al laboratorio in una esplorazione corporea dei concetti venuti alla luce durante la visione dello studio Virginia di Giorgia Nardin e i lavori Meditation on beauty N.1 e Meditation on beauty N.2 di Marina Giovannini ed una successiva conversazione della stessa Damiani con le due coreografe. Dopo una prima fase di riscaldamento e di rilassamento del corpo che ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto e in condivisione con lo spazio di azione ma anche e soprattutto tra di loro si è tentato di sperimentare il senso di equilibrio, un punto chiave in entrambe le creazioni coreografiche: più intimo e più fragile quello della Nardin, più forte ed esterno quello della Giovannini e delle sue interpreti. La Damiani ha chiesto perciò di sondare questo concetto proiettando nello spazio il disequilibrio del proprio corpo attraverso la testa, le braccia e le anche fino ad arrivare a stare in equilibrio su un piede solo e per di più su una piccola base di appoggio. L’insegnante per mettere a fuoco l’obiettivo dell’esercizio e far comprendere al meglio la difficoltà delle danzatrici di Meditation on beauty N.2 in bilico su parallelepipedi di legno di diverse dimensioni ha suggerito ai partecipanti di immaginare di essere con un solo piede su una minuscola roccia mentre il resto del corpo è in balia di folate di vento sempre più impetuose. Vengono poi proposti dalla Damiani una serie di esercizi da compiere a coppia: quello per esercitare la controspinta prevede due corpi, uno di fronte all’altro, uno che spinge con le braccia tese sul torace dell’altro, il quale oltre a reggere il peso che riceve al tempo stesso sente la propria possibilità di tenuta. L’esercizio seguente, sempre a due, è quello dell’aggancio, praticato dalle danzatrici della Giovannini e suggerito dalla stessa coreografa alla Damiani per DNAmovement, dove tenendosi per le braccia attraverso una forte stretta si condividono pesi, tensioni e spostamenti nello spazio; quest’ultimo esercizio è stato poi eseguito a gruppi di tre aumentando la forza della presa e la velocità di spostamento. Importante è in ogni caso che pur essendo in ascolto e in appoggio con l’altro si mantenga un proprio margine di indipendenza, di autonomia: si tratta di un indicazione che le tre performer di Meditation on beauty N.2 tengono sempre molto presente durante il lavoro. Infine nell’occupare tutto lo spazio predisposto per il laboratorio i partecipanti secondo un processo di accumulazione e di sottrazione hanno compiuto una serie di azioni spontanee, fatte anche di agganci senza stretta, per lavorare su ciò che manca e su ciò che può essere aggiunto per giungere alla bellezza, un evidente riferimento quest’ultimo allo studio della Nardin. Dopo due ore un magma di corpi vibranti si raffredda per ritrovarsi al secondo appuntamento di DNAmovement.
– Andrea Scappa –