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Takeover: linguaggio, Trastevere e identità.


In questi tempi di ostacoli e piccole rivoluzioni abbiamo sentito la necessità di andare fuori traccia per interrogarci sul nostro presente e sul modo in cui lo abitiamo. Abbiamo costruito uno spazio in cui posizionarci come uditori, recettori, diffusori di voci, parole, storie e narrazioni. In collaborazione con Siamomine, #Takeover affida il “controllo” a scrittori, giornalisti, influencer e musicisti che ascolteremo con curiosità per porci e porre nuovi punti interrogativi sui temi dell’antropocene, dell’identità, delle cittadinanze e del territorio.
Qui di seguito nel caso ve li foste persi, i primi tre contributi di  Virginia W. Ricci, Claudia Durastanti e Veronica Costanza Ward.

 



«Ognuno di noi, mentre cerca di rispondere alla domanda “chi sono io?” è chiamato a trovare un modo per comunicarsi, per raccontarsi al mondo. L’identità non è un atto auto-conclusivo, ma si afferma grazie a un sistema di validazione reciproca».

Accogliere la lettera neutra” di Virginia W. Ricci.

 


 

«La sovrapposizione di forme e di istinti diversi crea un groviglio di liane invisibili, di striature che soffocano i palazzi dalle architetture anni settanta troppo ingenui per essere brutalisti, e allora sono solo palazzi romani di architetti senza fantasia, a tentare di contenere qualcosa che visibilmente sta cedendo.».
Transizione” di Claudia Durastanti.

 


 

«È stato un momento catartico e credo che, all’interno di Takeover, nella sua semplicità possa essere il giusto contributo anche per chi si trova oggi in una situazione simile: l’essere eternamente nel mezzo di identità multiple, le proprie e quelle che ti vengono attribuite via via nella vita, soprattutto in Italia ancora e purtroppo.»
Il giorno in cui ho scoperto chi sono” di Veronica Costanza Ward.