Nel cuore del Kurdistan iraniano, tra la ventina di clan che praticano canto e percussione daf, il clan Kasnazani di Sanandaj, la capitale, conserva intatti i canti rituali della tradizione. Esortazioni, suppliche amorose o professioni di fede sono tematiche centrali in questi canti diffusi da voci forti e magnetiche, in una lingua dura e infiammata, poetica e densa di immagini evocative e simboliche. Questi canti non sono intrattenimento, hanno infatti la funzione di introdurre ai rituali dello zikr, che si tengono il giovedì o il venerdì, per alcuni aspetti simili a quelli sciamanici. Nelle cerimonie religiose, il califfo, primo cantore e guida morale del gruppo, svolge un ruolo preponderante, e il califfo Mirzâ Aghe Ghowsi è uno dei guardiani più eminenti di questa tradizione musicale sacra.
Nato nel 1929, ha appreso il daf e il canto da suo padre prima di intraprendere, a venti anni, la via della Qâderiyya, l’ordine sufi più popolare del mondo musulmano, venendo nominato califfo qualche anno più tardi. La sua voce potente, sostenuta dalla forza e l’energia magica dei daf, tamburelli di 60 centimetri di diametro con quattro file di anelli metallici ornati di eleganti calligrafie, coinvolge, domina e guida lungo il sentiero del rito la percezione del partecipante.
Mirzâ Aghe Ghowsi Mirzâ Aghe Ghowsi Mirzâ Aghe Ghowsi Mirzâ Aghe Ghowsi
Mirzâ Aghe Ghowsi