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Motus


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Motus

 

La compagnia Motus nasce a Rimini nel 1991, per iniziativa di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò.
Dopo una laurea in Economia, il primo, ed una in Sociologia, la seconda, i due artisti si incontrano, nel 1988, in occasione di un laboratorio (IRA) che vede la partecipazione anche di Massimo Ranieri: da allora ha inizio il loro fertile sodalizio artistico. Infatti, dopo aver elaborato Archeologia della violenza, interpretato da Atarassia, un giovane ensemble universitario, i due artisti sentono l’esigenza di fondare un proprio gruppo per portare avanti una ricerca fortemente sollecitata dal passaggio del Living: nasce Opere dell’Ingegno, con cui firmano Stati d’assedio e Strade principali e strade secondarie.
Trasferitisi nell’entroterra riminese, dove ottengono in concessione un teatrino inutilizzato, fondano quindi, nel 1991, Motus, che nello stesso nome definisce la qualità della loro ricerca: continuo movimento e metamorfosi in un lavoro che destruttura immagini e linguaggi, mentre sgretola e ricostruisce la scena.
Strutturato come nucleo di lavoro aperto alle più diversificate collaborazioni artistiche, in un’ottica di assoluta interazione fra le forme espressive, Motus ha autoprodotto numerosi spettacoli teatrali ed eventi/accadimenti, creati anche per specifici spazi non teatrali.
Tra i lavori della compagnia si ricordano Ripartire (1992), Cassandra (1993), Strade secondarie (1993, con cui ha inizio il processo di rifiuto della parola scenica, accompagnato però da un’ampia produzione di materiale scritto – approfondimento, introduzione o postfazione all’opera teatrale), L’Occhio Belva (1994, conclusione del ciclo sulla necessità dello sguardo), Catrame (1996), O.F. (1998, rivisitazione dell’Orlando Furioso), Orpheus Glance (1998), Visio Gloriosa (2000), Splendid’s (2002).
Nel 2000 Rooms segna l’inizio di una riflessione sul concetto di finzione cinematografica che si articola attraverso una ricerca sull’immagine digitale, mentre ogni fase dello stesso processo di indagine e composizione scenica viene proposto come un momento espositivo e di confronto: nascono così Vacancy Room (2001) e Twin Rooms (2002, Biennale di Venezia). Nel 2002 con L’ospite, i Motus avviano un nuovo lavoro di ricerca legato alla produzione ed alla figura di Pier Paolo Pasolini, che continua con Il Cane senza padrone (2003, ispirato a Teorema), L’ospite (2004) e Schema di Viaggio (2004), spettacoli che raccontano e lasciano emergere, attraverso una sensibilità visiva (attento, essenziale ed efficace è l’uso dei materiali audiovisivi e della tecnologia) ed una grande cura della parola, la realtà contemporanea più marginale e quotidiana.
A conferma dell’integrità e organicità di un notevole e significativo percorso artistico, sicuramente tra i migliori in Italia, Motus ottiene, nel 1999, il premio speciale Ubu (“Per la coerenza testarda e creativa di una ricerca visionaria nel ridisegnare spazi e filtrare miti attraverso uno spasmodico uso del corpo e il recupero di materiali degradati e quotidiani sull’onda trascinante della musica”), il premio di produzione del Festival TTV di Riccione (per il video Orlando Furioso), il premio “Giovani talenti” assegnato dalla prestigiosa rivista “Lo straniero” (diretta da Goffredo Fofi), ed il Premio Ubu (2000).