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What’s up? A tu per tu con Robyn Orlin


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How in salts desert is it possible to blossom… (Come è possibile fiorire in un deserto di sale?) rappresenta un viaggio poetico e visivo nelle terre semidesertiche di Okiep, una piccola città sudafricana carica di storia e significato.

Percorrendo la strada verso nord da Città del Capo, ultimo baluardo coloniale dell’Africa, poco prima del confine con la Namibia, si trova la città di Okiep dove l’estrema povertà si inscrive in un paesaggio semidesertico splendido e affascinante. Per lo più sconosciuta, tale regione custodisce la ricchezza della cultura, dell’umorismo e dell’umanità del Sudafrica ma porta anche i segni della sua storia di colonizzazione.

Per la nostra rubrica Whats’Up Robyn Orlin, la coreografa di Johannesburg, ha condiviso con noi un vocale in cui racconta da dove nasce la sua pièce. Potete ascoltare le sue parole qui:

Ed è proprio ad O’kiep che Orlin ha avviato la collaborazione con la compagnia diretta da Alfred Hinkle e Jon Linden, due nativi che qui hanno scelto di tornare, di vivere e lavorare fondando il Garage Dance Ensemble un gruppo di talentuosi danzatori locali che si riuniscono in un vecchio garage trasformato in spazio per le prove, simbolo di resilienza e creatività in un contesto difficile.

Okiep è un territorio segnato dalla storia: le sue miniere di rame, sfruttate dal 1870 agli anni ’80, erano considerate le più ricche del mondo. La popolazione locale, principalmente di lingua afrikaans, preferisce essere identificata come “Coloured”, un termine che in Sudafrica indica le popolazioni di etnie miste, discendenti delle culture nama e indiana.

Robyn Orlin esplora le dinamiche identitarie dei “Coloured”, una comunità che ha vissuto discriminazioni sia durante l’apartheid che nel contesto odierno. Nel dialogo iniziale con i danzatori, questi hanno espresso il desiderio di superare le narrazioni legate alle loro origini e di celebrare invece chi sono oggi e come vivono la vita. Di fronte a queste richieste, la coreografa ha cercato la propria posizione in questa equazione, trovando ispirazione nei paesaggi circostanti: “Dopo le piogge invernali, i terreni semidesertici del Namaqualand si coprono di un manto di oltre 3.500 specie di margherite selvatiche, simbolo di pace e prosperità.” racconta la coreografa.

Con le musiche live della band uKhoiKhoi, Orlin dà vita a uno spettacolo/concerto in cui mucchi di vestiti colorati e festosi descrivono fioriture personali su un deserto sterile e velenoso abitato dagli spiriti del passato ma anche dalle aspirazioni delle nuove generazioni. Un momento per condividere la bellezza mozzafiato di ogni fioritura, un simbolo potente di vita e speranza che trionfa sull’arida terra.


Prima Nazionale
Con il sostegno di Dance Reflections by Van Cleef & Arpels

Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Sala Petrassi
16 – 17 novembre 2024

 



What’s up? One-on-one with Robyn Orlin

How in salts desert is it possible to blossom… represents a poetic and visual journey into the semi-desert lands of Okiep, a small South African town charged with history and significance. Traveling north from Cape Town, Africa’s last colonial bastion, just before the border with Namibia, lies the town of Okiep, where extreme poverty is inscribed in a beautiful, fascinating semi-desert landscape.

Largely unknown, that region holds the richness of South Africa’s culture, humor, and humanity but also bears the marks of its history of colonization.

For our Whats’Up column, Robyn Orlin, the Johannesburg-based choreographer, shared a vocal note with us, which she uses to tell us where her pièce came from. You can listen to her words here:

And it was precisely in Okiep that Orlin began his collaboration with the company directed by Alfred Hinkle and Jon Linden, two natives who chose to return, live, and work here by founding the Garage Dance Ensemble, a group of talented local dancers who gather in an old garage converted into a rehearsal space, a symbol of resilience and creativity in a problematic context.

Okiep is an area marked by history: its copper mines, exploited from the 1870s to the 1980s, were considered the richest in the world. The local population, mainly Afrikaans-speaking, prefers to be identified as “Coloured,” a term in South Africa for people of mixed ethnicities, descendants of Nama and Indian cultures.

Robyn Orlin explores the identity dynamics of the “Coloured,” a community that has experienced discrimination both during apartheid and in today’s context. In the initial dialogue with the dancers, they wanted to move beyond narratives related to their origins. Instead, they celebrate who they are today and how they live. Faced with these requests, the choreographer sought her position in this equation, finding inspiration in the surrounding landscapes. “After the winter rains, the semi-desert terrains of Namaqualand are covered with a blanket of more than 3,500 species of wild daisies, a symbol of peace and prosperity,” the choreographer says.

With live music by the band uKhoiKhoi, Orlin brings to life a performance/concert in which piles of colorful and festive clothes describe personal blooms on a barren and poisonous desert inhabited by the spirits of the past but also by the aspirations of new generations. A time to share the breathtaking beauty of each offshoot, a powerful symbol of life and hope triumphing over the barren land.

National Premiere
With the support of Dance Reflections by Van Cleef & Arpels

Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Sala Petrassi
november 16th – 17th 2024