Il gruppo Kalyi Jag (letteralmente “Fuoco Nero”) viene fondato nel 1978 a Budapest da alcuni giovani zingari della regione di Szabolcs – Szatmàr allo scopo di far conoscere canzoni e danze della loro terra d’origine agli altri membri della comunità e al vasto pubblico.
Nel suo primo periodo di attività il gruppo si esibisce negli ostelli e nei centri culturali, trovando uguale accoglienza nei club di musica gitana e nell’ambito di manifestazioni folcloriche. Nel 1979, dopo la vittoria del titolo Giovani maestri dell’arte folk, il gruppo incide diversi dischi e registra programmi televisivi che lo rendono famoso anche all’estero. Dal 1990 si succedono tournées in Giappone, Corea del sud, Austria, Germania, Svizzera, Francia, Olanda, Inghilterra, Finlandia, Jugoslavia, oltre al regolari presenze nei principali festival e nei meeting ai quali, in primavera, si incontrano le formazioni gitane sparse nei vari paesi europei. I concerti di Kalyi Jag presentano soprattutto melodie cantate nella lingua madre, affiancate a brani appartenenti ad altri gruppi ungheresi o a tzigani di differenti regioni. “Quella che facciamo è una musica popolare. Cantiamo qualcosa di originale, arcaico, autentico, che non ha nulla a che fare con la musica gitana che si suona nei caffè o nei ristoranti ungheresi: uno spettacolo commerciale il cui valore è solo nel virtuosismo dei musicisti tzigani che suonano”. Gustav Varga, leader di Kalyi Jag, ci tiene a precisare che la musica del suo gruppo si fonda sul repertorio del villaggio natale e su vecchie canzoni ascoltate nel resto dell’Ungheria, in Romania e nelle regioni Balcaniche. II repertorio alterna canzoni lente, cariche di emozioni, e canzoni da ballo, più trascinanti e per le quali gli tzigani usano mezzi vocali spettacolari: le onomatopee giocano il ruolo di un contrabbasso; la ripetizione di sillabe e di brevi parole assicura una sorta di basso continuo, come il rullo di un tamburo. Le dita che schioccano e i piedi che battono il tempo fanno da accompagnamento ritmico. Cucchiai di legno e bidoni sono – come un tempo, quando gli tzigani non avevano i mezzi per procurarsi strumenti veri e propri – gli oggetti della vita quotidiana di cui ci si serve per creare dei suoni. Accanto ad essi la chitarra, i tamburi, il mandolino trascinano il cantante nell’esecuzione di canzoni che, a seconda dell’umore e del contesto, possono essere interpretate velocemente o lente come melopee, solo da una voce roca e monocorde. Kalyi Jag, con la sua interpretazione della tradizione gitana autoctona, ha profondamente influenzato le giovani formazioni attuali – una trentina circa, distribuite in tutto il paese – dando una certa unità alla musica dei gitani ungheresi. Merito soprattutto del suo fondatore Gusztav Varga, nato nel 1959 nel nord-est dell’Ungheria e trasferitosi a Pest dove, muratore e chitarrista autodidatta, sogna di suonare nei varietà. Varga si vuole inizialmente lasciare alle spalle il peso imbarazzante della tradizione popolare (e familiare), ma nel 1978 un incontro fortuito con Mihály Váradi e István Balogh diventa il punto di partenza di una brillante carriera e della diffusione di un patrimonio musicale che, grazie al sostegno del Ministero della Cultura, della radio e della televisione ungheresi, è ora divenuto familiare anche alle grandi capitali europee.
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