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Robert Wilson


Robert Wilson Robert Wilson Robert Wilson Robert Wilson
Robert Wilson

Robert Wilson è nato a Waco, in Texas. Assecondando la volontà dei genitori, studia economia aziendale ad Austin, ma abbandona i corsi nel 1962, ad un anno dalla laurea, per trasferirsi a New York ed iscriversi ad architettura e progettazione di interni al Pratt Institute di Brooklyn, dove consegue infine il Bachelor of Fine Arts. In quegli anni ha visto gli spettacoli di Martha Graham, Merce Cunnigham e Alwin Nikolais: è con quest’ultimo e il suo gruppo che nasce immediatamente una collaborazione e Wilson disegna le scene per Junk Dances e Landscape (1964), due coreografie di Murray Louis, assistente di Nikolais. Mentre continua a studiare al Pratt, lavora con i bambini handicappati e mette a punto le sue prime opere, tra cui un cortometraggio cinematografico astratto, Slant, per WNET-TV (1963), alcune performance quali Duricglte & Tomorrow, Modern Dance, Silent Play, e un film incompiuto, The House.
Nel 1966 presenta due spettacoli di danza, Clorox e Opus 2 ed è invitato da Jerome Robbins all’American Theatre Laboratory. Dal 1966 collabora con l’architetto utopista Paolo Solari che a Scottsdale, in Arizona, aveva iniziato dieci anni prima la costruzione della città di Arcosanti. Poi affitta a New York un locale al 147 di Spring Street, ex sede dell’Open Theatre, che diventa un luogo di ritrovo: artisti come Meredith Monk, ma anche artigiani, uomini d’affari, casalinghe, studenti, insegnanti e portatori di handicap si incontrano lì, e il gruppo prende il nome di Byrd Hoffman School of Byrds (a Wilson spetterà quello di Byrd o Byrdwoman). L’attività è soprattutto quella di laboratorio, ma non mancano rappresentazioni pubbliche come Baby Blood, nel 1967, Alley Cats, duetto di Wilson con Meredith Monk nel 1968, Theatre Activity 1 e 2 e ByrdwoMAN: sono lavori sviluppati in contesti e forme inconsuete, come dimostra un’opera itinerante che nasce a Spring Street e continua nella Jones Alley, dove il pubblico si trova al centro di un’azione creata dai Byrds sui tetti degli edifici circostanti.
La svolta arriva tuttavia nel 1966, con The King of Spain: Wilson considera questo il suo primo vero spettacolo ed è qui che comincia a elaborare quella suggestiva visione dello spazio e del tempo teatrale che diventerà la sua inconfondibile cifra stilistica. Quello stesso anno la Brooklyn Academy of Music gli commissiona un’opera, The Life and Times of Sigmund Freud, mentre del 1970 è Deafman Glance, “opera del silenzio” costruita davanti agli occhi di un sordomuto: questo spettacolo rende il regista texano noto in tutto il mondo e il clamore si rinnova due anni più tardi con un altra rappresentazione-evento, Ka Mountain and Guardenia Terrace, che si svolge per 7 giorni e 7 notti sulle 7 montagne attorno a Shiraz-Persepoli.
Nel 1973 produce The Life and Times of Joseph Stalin, nuova opera del silenzio di ben dodici ore, rappresentata in diverse parti del mondo, mentre nel 1976 collabora con il compositore Philip Glass alla scrittura di Einstein on the Beach, presentata al Festival di Avignone e al Metropolitan Opera House di New York, quindi in tour mondiale nel 1984 e nel 1992: i due artisti inaugurano un nuovo approccio al teatro musicale, creando una delle opere più influenti del secondo dopoguerra. La struttura del lavoro ha una precisione pressoché matematica, sebbene il contenuto sia onirico ed allusivo: per Wilson questo lavoro rappresenta un allontanamento dalle complesse messe in scena finora realizzate, in direzione di una più spoglia ed essenziale geometria della visione.
Dopo Einstein on the Beach, egli lavora di frequente nei teatri europei di prosa e lirici, firmando per la Schaubühne Death Destruction & Detroit (1979) e, nel 1987, Death Destruction & Detroit II.
All’inizio degli anni Ottanta risale d’altra parte uno dei suoi progetti più ambiziosi the CIVIL warS: a tree is best measured when it is down, affresco epico creato con un gruppo di artisti internazionali e concepito come opera centrale delle Olympic Arts Festival del 1984. Wilson immagina the CIVIL warS come una narrazione epica multi-nazionale, con sezioni indipendenti da sviluppare in Giappone, Stati Uniti, Francia, Olanda, Germania e Italia: solo quattro sezioni vengono realizzate (in Olanda, Germania, Italia e Stati Uniti), ma il comitato del Premio Pulitzer sceglie the CIVIL warS come unica nomination per il Drama Award del 1984, che viene però rifiutata. La tensione di Wilson verso lo spettacolo totale la si ritrova poi nel suo rivolgersi alla tragedia classica; nascono così le due versioni operistiche di Medea (di Charpentier e di Bryars, 1984) e, soprattutto, Alcesti di Euripide (1986), con un intenso monologo scritto da Heiner Müller, di cui Wilson porterà in scena anche Hamletmachine (1986) e Quartett (1987), oltre a collaborare con lui nel già citato Death, Destruction & Detroit II e in The Forest (1988).
Si apre una nuova fase di lavoro: la dimensione visiva si coniuga più fortemente al testo e Wilson porta in scena Il canto del cigno di Cechov, Quando noi morti ci ridestiamo di Ibsen, La morte di Danton di Büchner, ma anche Orlando da Virginia Woolf, per il quale, richiedendo l’opera un’attrice tecnicamente virtuosa, si avvicendano sul palcoscenico Jutta Lampe per la versione tedesca, Isabelle Huppert per la francese e Miranda Richardson per quella inglese.
Nel 1990 tre artisti quali lo scrittore William Burroughs, il musicista Tom Waits e lo stesso Wilson si uniscono per realizzare The Black Rider, musical grottesco che coniuga allusioni cinematografiche, giochi marionettistici di attori e composizione visiva attraverso una forte struttura drammaturgica. Nel 1992 inizia il progetto Doctor Faustus Lights the Lights, su libretto di Gertrude Stein e musica creata da Hans Peter Kuhn: la melodia delle parole gioca con la musica costruendo una partitura sonora che accende l’interesse di Wilson per le possibilità insite nel teatro lirico. Fra i lavori successivi vanno ricordati Salome di Strauss alla Scala nel 1987 con Monserrat Caballé nel ruolo della protagonista, Le Martyre de Saint Sébastien di Debussy nel 1988, commissionatogli da Rudolph Nureyev per il teatro Bobigny, e poi ancora Il flauto magico di Mozart del 1991, Lohengrin e Parsifal di Wagner nello stesso anno e Madama Butterfly di Puccini nel 1993.
In Hamlet: A Monologue (1995) Wilson stesso è protagonista unico dello spettacolo, e gli altri personaggi sono presenze evocate da costumi vuoti, animati dalla voce del solo interprete che sulla scena mostra lucidamente le lacerazioni della condizione umana. Tra gli ultimi spettacoli La maladie de la mort di Marguerite Duras con Michel Piccoli e Lucinda Childs (1991, ripreso nel 1996), Snow on the Mesa, commissionato dalla Martha Graham Company (1995), ed opere contemporanee come Hanjo/Hagoromo: dittico giapponese di Yukio Mishima e Zeami (musiche e libretto di Marcello Panni e Jo Kondo, 1994) e poi Il castello di Barbablù di Bartók e Erwartung di Schönberg (presentate a Salisburgo nel 1995), Oedipus Rex di Stravinskij (1996). E ancora Four Saints in Three Acts di Gertrude Stein (1996) e Saints&Singings, su musiche di Kuhn (1997). Al 1998 risale l’opera multimediale in 3D, Monsters of Grace, con cui riappare la coppia Glass-Wilson, su testi del poeta sufi Rumi. Tra le ultime produzioni vanno menzionate Poetry, in collaborazione con Lou Reed per il Thalia Theater, L’Oro del Reno di Wagner per l’Opernhaus di Zurigo, Woyzeck di Büchner con musica di Tom Waits, un’installazione per il Kunstindustrimuseet di Copenhagen, un Prometheus per l’Athens Concert Hall, Relative light (2001) con musiche di Cage, Bach e Satie, la versione teatrale del Gabinetto del Dottor Caligari a Berlino (2002), le nuove produzioni di Osud di Janacek per il teatro Nazionale di Praga e di Frau Ohne Schatten per l’Opéra de Paris, The temptation of St. Anthony, dal romanzo di Flaubert.
Negli ultimi anni, inoltre, Wilson si sta dedicando sempre più assiduamente al Watermill Center, laboratorio da lui fondato nel 1992 che svolge al tempo stesso attività didattica, produttiva e archivistica.

www.robertwilson.com