Tra Venezia, Vienna, Amsterdam, New York, Tokyo, Pechino, Città del Messico e Montréal, l’austriaco (residente a Chicago) Kurt Hentschläger, sembra aver teso dei veri e propri ‘agguati’ agli spettatori. Creatore tra il 1992 e il 2003 insieme a Ulf Langheinrich del progetto Granular Synthesis -formazione volta alla sperimentazione radicale nel campo della ricerca audio/visiva dei linguaggi elettronici e digitali- Hentschläger spazia dalle installazioni audiovisive alla performance offrendo al suo pubblico esperienze percettive estreme.
La sua ZEE, ospitata da Digitalife 2016, non si distanzia da tale follia espressiva. L’opera, infatti, invita lo spettatore a esplorare un ambiente astratto e allucinato. Attraverso una fitta coltre di nebbia che ne oscura completamente i confini, lo spazio dell’installazione è trasformato dall’artista in una tabula rasa. Luci stroboscopiche e impulsi visivi illuminano la nebbia creando strutture caleidoscopiche tridimensionali in una costante animazione capace di generare un senso di spaesamento e di perdita della realtà. Lo spazio concreto si trasforma letteralmente in una zuppa primordiale percossa dal suono e colorata dalla luce. Un paesaggio mentale o un ‘altrove’ in cui smarrirsi coraggiosamente.
Crediti
Co-commissione OK-Center Linz, Wood Street Galleries, Pittsburgh
Management Richard Castelli / Epidemic Supporto BMUKK – Austrian Ministry for Education, Art & Culture
Assistente di produzione Shane Mecklenburger
Assistente tecnico durante il tuor Alexander Boehmler
Ringraziamenti Claudia Hart, Ray Harmon, Lotte Hentschläger, Murray Horne, Martin Sturm, Norbert Schweizer
Dedicato alla memoria del mio amico e cognato Zelko Wiener, 1953-2006
Foto © Kurt Hentschläger