Presentato in prima italiana Les Survivants è il terzo atto di Hommage à Yves P., un più ampio affresco coreografico che risale al 1983 e che rappresenta un’opera chiave nell’evoluzione dello stile di Jean-Claude Gallotta e nella definizione di quell’universo sospeso tra quotidiano e ritualità, tra umorismo e violenza, che rimane il suo più fecondo campo d’azione. I sopravvissuti del titolo vagano nello spazio deserto offerto dalla scenografia, scarna ed essenziale, indossando abiti goffi e fuori taglia: le schermaglie, le corse e gli accoppiamenti dei ballerini sono resi ancora più grotteschi dalla presenza sul palco di Gallotta, vestito come un ragazzo degli anni cinquanta con tanto di pantaloni corti. A conclusione della coreografia, quasi a stemperare la vena dissacratoria e scomposta dell’esibizione, fanno irruzione sul palco un gruppo di bambini nudi, che si rincorrono gioiosamente: sono gli alunni dell’école Maternelle Gran Clos di Dreux, nonché allievi dello stesso Gallotta, reclutati per l’occasione a far parte del Groupe Emile Dubois. Archivio Romaeuropa Festival
Rassegna stampa
“Il titolo non si riferisce a ciò che rimane dopo una catastrofe, ma è ancora un omaggio di Gallotta alla memoria e al ricordo, ai sogni che spesso sono incubi e che convogliano idee, immagini, storie che nel sonno appaiono vive, reali e, invece, sono assurde, fantastiche nel dormi-veglia.
Come dice Gallotta, la sua danza è un’opera lasciata aperta, lasciata allo spettatore per permettergli di sviluppare il suo immaginario, ma è anche qualcosa di concreto sempre più urtante e preoccupante in tempi di brutalizzazione del corpo (ci riferiamo a molti duetti molto, troppo maneschi…).
Il famoso commediografo G. B. Shaw, com’è risaputo, divide la sua opera teatrale in “commedie gradevoli” e in “commedie sgradevoli” a seconda della tematica impiegata. C’è, costante, in Gallotta la sgradevolezza del piacere per cui le sue opere potrebbero essere classificate sgradevoli. Non gli capiterà un giorno di farne una gradevole? Pensiamo che gli sarà sempre più difficile, guardandoci intorno… Ad un tratto si apre, nella rappresentazione, uno spiraglio, arriva una luce di speranza. Ed è quando un nugolo di bambini nudi dell’École Maternelle Gran Clos di Dreux invade la scena urlando in un festoso girotondo”.
(Alberto Testa, Al “Roma-Europa” I Sopravissuti, la Repubblica, 16 luglio 1988)
“Anche dal punto di vista strettamente tecnico-stilistico si riconoscono quelle brevi, frenetiche sequenze prese di peso dal vocabolario cunninghamiano (Merce Cunningham è un po’, idealmente, il nume tutelare di Gallotta) e modificate – “preparate”, come il mitico pianoforte di Cage – in modo da servire come elemento di riconoscimento di uno stile diverso, sfrangiato, contaminato dall’ininterrotto fluire dei significati dell’esistenza che Gallotta non espunge – come Cunningham – dal tessuto compositivo danzato, che lascia invece agire “accanto” al linguaggio coreutico, come ridondanza significativa e anzi indispensabile alla fruizione del suo testo-opera aperta, come lui stesso la definisce. Les Survivants ha la freschezza e la forza di un breve manifesto poetico dove tutto è ancora gettato di slancio come i colori sulla tavolozza prima di essere organizzati sulla tela”.
(Donatella Bertozzi, Tavolozza di colori nuovi, Il Messaggero, 16 luglio 1988)
Crediti
Coreografia Jean-Claude Gallotta
Compagnia Groupe Emile Dubois
Musica Henry Torgue
Scenografia e costumi Léo Standard
Interpreti Jean-Claude Gallotta, Deborah Salmirs, Eric Alfieri, Muriel Boulay, Robert Seygfried, Cyril Lussac, Pascal Gravat