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Giardino del Museo degli strumenti musicali
dal 19 al 21 luglio 1994
25romaeuropa.net

Angelin Preljocaj

Le Parc


Photo © Piero Tauro
Le Parc

La creazione di Angelin Preljocaj per il Ballet de l’Opéra de Paris racconta il percorso e le strade dell’amore da un prospettiva che muove dalla cultura settecentesca. In un giardino, presieduto da quattro giardinieri-demiurghi, in un certo senso maestri cerimonieri, si svolgono le schermaglie amorose di Le Parc. Sulla musica di Mozart e rievocando le atmosfere dei romanzi che più di tutti hanno veicolato l’immagine della geografia sentimentale e degli intrighi d’amore del XVIII secolo – Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, La principessa Cléves di Madame de Lafayette e La Clélie di Madeleine de Scudery, con la sua mappa della tenerezza -, il coreografo disegna la sua personale strada del sentimento amoroso: dal primo incontro, ai giochi di seduzione, alle piccole schermaglie, ai rifiuti, fino al sensuale e passionale abbraccio finale. In un singolare gioco di forme, la leggerezza e la levità del movimento alternate ad azioni brusche e fratturate, traducono il bisogno di amare e di essere amati, manifestando anche gli aspetti più carnali della passione amorosa.
Le parc (come anche il gioco d’amore) vive così della sua doppia anima: un mondo fiabesco ed elegiaco, ma anche, come raccontano le forme stilizzate di Thierry Leproust, un orizzonte più sofferto e contrastato.

Coreografia Angelin Preljocaj
Musica Wolfgang Amadeus Mozart
Elaborazione sonora Goran Vejvoda
Scene Thierry Leproust
Costumi Hervé Pierre
Luci Jacques Chatelet
Produzione Opéra Garnier
Compagnia Ballet de l’Opéra National de Paris
Danzatori Isabelle Guérin, Laurent Hilaire, Clotilde Vayer (19 luglio), Elisabeth Maurin, Manuel Legris, Clotilde Vayer (20 luglio), Isabelle Guérin, Laurent Hilaire, Clotilde Vayer (21 luglio), i solisti del Ballet de L’Opéra National de Paris.
Il balletto è stato creato per l’Opéra Garnier dove è andato in scena il 9 Aprile 1994
La serata del 21 luglio è in collaborazione con Crédit Foncier de France
Ministere de la culture et de la Francophonie – D.A.I

 

DECOUPAGE DEL BALLETTO

Opéra National De Paris
Direttore
Jean-Paul Cluzel
Direttori aggiunti Thierry Fouquet, Brigitte Lefèvre

Ballet de l’Opéra National de Paris
Direttore della danza
Patrick Dupond
Maître de ballet Patrice Bart

Atto Primo
Ouverture: adagio della sinfonia n. 36 in do maggiore K425 “Linz” (1783)
1 – I giardinieri (colonna sonora)
2 – Adagio e fuga in do minore K546 (1783) – I rappresentati dei due sessi si osservano
3 – Sei allemande* K571 (1789) – Giochi di approccio
4 – Andantino in si bemolle del Concerto per pianoforte n. 14 in mi bemolle maggiore K449 (1784) – Incontro
*La quarta non è utilizzata

Atto Secondo
5 – I giardinieri (colonna sonora)
6 – Rondò da “Eine Kleine Nachtmusik” K 525 (1787) – Tenere attrattive
7 – Andantino in la del Divertimento n. 11 in re maggiore K251 (1776) – Desideri
8 – Presto da “Ein Musikalischer Spass” per archi e due cori K522 (1878) – Conquista
9 – Andante in mi bemolle del Concerto per pianoforte n. 15 in si bemolle maggiore K450 (1784) – Resistenza

Atto Terzo
10 – I giardinieri (colonna sonora) – Sogno
11 – Adagio in fa maggiore, dall’Adagio e fuga per archi, da J.S. Bach K404 a (1782) – Lamento
12 – Allegro del Divertimento in si bemolle maggiore K137 (1772) – Ardore
13 – Adagio della Serenata “Haffner” in re maggiore K250 (1776) – Estasi
14 – Adagio in fa diesis del Concerto per pianoforte n.23 in la maggiore K488 (1786) -Abbandono

Epilogo

 

LE PARC DI ANGELIN PRELJOCAJ
di Serio Trombetta

Incontrandosi nel paesino della Nouvelle Amitiè, la Nuova Amicizia, la coppia dovrà percorrere un cammino periglioso. Se si piega troppo sulla destra, dopo essersi imbattuta nei villaggi della negligenza, dell’ineguaglianza, della tiepidezza e dell’oblio, finirà nel lago dell’indifferenza. Se si piega troppo a sinistra invece, indiscrezione, perfidia, maldicenza e cattiveria la porteranno diritta al mare dell’inimicizia. Soltanto seguendo il fiume dell’Inclinazione, fra bigliettini amorosi e piccole attenzioni, magnanimità di cuore e affinità, si arriva sani e salvi al villaggio della Tenerezza.
Questo almeno secondo Madeleine de Scudéry che nel 1654 ne La Clélie disegnava così la mappa della tenerezza, cioè la famosa Carte du Tendre.
L’amore è un percorso dunque, una schermaglia di sentimenti contrapposti, un sentiero irto di rischi lungo il quale si farà di tutto perché il preteso amante si smarrisca. Per sondare la sincerità del suo sentimento, per vedere se la sua costanza è così forte da condurlo alla tenerezza.

E se l’amore è un percorso, che cosa meglio della danza è adatta a descrivere queste scaramucce, queste rincorse, questi negarsi per fortificare ancor di più il sentimento dell’amante che sono il succo della letteratura galante del XVII e XVIII secolo, dalla Clélie per arrivare alle Liaisons dangereuses di Choderlos de Laclos passando attraverso gli scritti di Madame de Lafayette?
Damine e cicisbei allora? Niente affatto. Piuttosto esseri umani che celano forti passioni, anche violente crudeltà, dietro una corazza gentile, fatta di grazia ed eleganza.
Questo è Le Parc che Angelin Preljocaj ha coreografato per il Ballet de l’Opéra di Parigi, una via dolorosa scandita in tre atti, un’Opéra imaginaire, come ama definirla lui, inondata dalla musica di Mozart. Il parco dunque, luogo privilegiato delle schermaglie, un titolo che sarebbe piaciuto a Watteau, un ambiente che così bene hanno saputo rievocare i retrospettivisti russi di Mir Iskusstva a cavallo fra ‘800 e ‘900, e che con ironia si delinea nei quadri di Konstantin Somov o Aleksandr Benois.

È un parco moderno, stilizzato in legno, quello voluto da Preljocaj, dove quattro giardinieri contemporanei sono i numi tutelari del luogo, avviano gli amanti, li fanno scontrare e poi incontrare.
Vestiti i danzatori di gilet e calzoni, vasti e colorati abiti da déjeuner sur l’herbe sorretti da ampli panier, corredati da grandi cappelli di paglia, si incomincia con scaramucce esibizioniste, giochi dei quattro cantoni o della mosca cieca. Ma dietro la leggerezza, la posta in gioco è ben più seria. Tutto è quasi detto, accennato attraverso gesti che sono concreti ma rischiano ad ogni istante di sconfinare nell’astrazione. Tutto è raccontato per emozioni, atmosfere, accenni, mai accadimenti precisi.
Il vocabolario è quello fatto di piccoli gesti secchi, di salti improvvisi, di giri duri ma anche di languidi abbandoni, di fervide manifestazioni affettuose che ritornano e si evolvono nel corso del lavoro. Insomma quel modo di costruire per forme gestuali che han fatto di Preljocaj un autore preciso e riconoscibile: uno stile che i danzatori dell’Opéra dimostrano di avere sapientemente assimilato.
Ecco improvvisi mancamenti, dimostrazioni di sottomissione con le ragazze in sottoveste e i ragazzi in gilet e calzoni inginocchiati a quattro zampe davanti a loro. Ecco danze di seduzione e inattesi rifiuti. La coppia protagonista, (possiamo chiamarli Valmont e Merteuil?) non è ancora pronta perché uno cada nelle braccia dell’altro. Il gioco sfibrante deve proseguire sino a quando l’ultima goccia di energia sarà spesa. E loro due, i protagonisti segnano la temperatura della passione in successivi passi a due che chiudono ogni atto del balletto. Sino all’ultimo incontro quello definitivo, quello in cui la corazza delle formalità si è sciolta al calore dell’amore e i due corpi, sfiniti, prostrati dalla lunga battaglia vanno l’uno verso l’altro accompagnati da quattro giardinieri demiurghi, e si gettano l’uno nell’altro con passione e tenerezza.

Rassegna stampa

“Perversità e gioco, quindi, due temi che ben s’addicono ad un enfant terribile come Preljocaj e che egli riesce a rendere benissimo, ora calcando la mano, ora con un tocco leggero, sempre con estro e originalità. Sicché egli ci offre un balletto in tre atti in cui il ritmo si mantiene più o meno costante e l’interesse dello spettatore non viene mai meno. Gli unici momenti “difficili” e almeno per quanto ci riguarda francamente incomprensibili, sono gli entr’actes in cui quattro “giardinieri” intrecciano delle strane danze, ora con movenze egizie, ora con andamento pesante”.
(Simonetta Allder, Angelin Preljocaj al Romaeuropa, Momento Sera, 5 agosto, 1994)

“I tre atti dello spettacolo scandiscono il marivaudage, il corteggiamento e gli abbandoni per culminare in un pas de deux finale dove i gesti si fanno più convulsi ed esplicitamente sensuali e i corpi si liberano dei bellissimi costumi settecenteschi di damaschi e velluti, crinoline e cappelli firmati da Hervé Pierre, stilista presso la Maison Balmain. Ma l’atmosfera è resa inquietante dai brevi prologhi che precedono ciascun atto e che ripresentano i quattro misteriosi “giardinieri”: un probabile omaggio alle pulsioni oscure che sempre accompagnano l’amore e che nei tempi odierni si sono incarnate nello spettro dell’Aids”.
(Chiara Vatteroni, Parco inquietante di Preljocaj, Il Piccolo, 22 luglio 1994)

“Preljocaj è ammirevole appunto per essersi perfettamente adeguato al clima e alla storia dell’Opéra per la quale ha creato nella scorsa primavera Le Parc. Questa storia d’amore fiammeggiante, che raggiunge il culmine nell’ultimo dei tre pas de deux, è ben diversa da altre sue narrazioni come la traduzione, in rozzo e violento ambiente balcanico, delle Noces di Stravinskij. Qui tutto è sottile ed elegante, a partire della mirabile interpretazione dei due protagonisti, gli splendidi danzatori dell’Opéra, Isabelle Guérin e Laurent Hilaire, forti tecnicamente ed intensi nell’interpretazione”.
(Luigi Rossi, Giochi d’amore in abiti barocchi, Famiglia Cristiana, 10 agosto 1994)