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Villa Medici
dal 28 maggio al 30 agosto 1998
25romaeuropa.net

Laurence Bossé, Carolyn Christov-Bakargiev, Hans Ulrich Obrist

La Ville, Le Jardin, La Mémorie


ESPOSIZIONE DI ARTE CONTEMPORANEA – Prima italiana

A cura di Laurence Bossé, Carolyn Christov-Bakargiev, Hans Ulrich Obrist

Opere di Fabrice Hybert (Francia), Lucius Burckhardt (Svizzera), Annette Messager (Francia), Peter Fischli e David Weiss (Svizzera), Stalker (Italia), Bruna Esposito (Italia), Michelangelo Pistoletto (Italia), Eva Marisaldi (Italia), Cesare Viel (Italia), Cai Guo Qiang (Cina), Janet Cardiff (Canada), Kay Hassan (Sud Africa), Lois Weinberger (Austria), Olafur Eliasson (Islanda), Toyo Ito (Giappone), Xavier Veilhan (Francia)

Artisti residenti Philippe Fangeaux, Fréderic Lefever, Anne Mie Depuydt

L’esposizione di arte contemporanea La Ville, le Jardin, la Mémoire per la prima volta si svolge nei giardini di Villa Medici. All’esposizione si affianca un percorso nella Villa, con accesso ad una rete di sotterranei antichi come la cisterna romana nascosta nelle sua fondamenta e lo “Studiolo” del cardinale Fernando, con decorazioni che risalgono alla fine del XVI secolo.
L’esposizione ospita 20 artisti con opere quali l’intervento di land-art L’Alberovia del gruppo romano Stalker, l’installazione indoor L’Urlo della Lupa, di Michelangelo Pistoletto, le elaborazioni fotografiche di Xavieri Veilhan e Toyo Ito, le proiezioni su parete di Peter Fischli e David Weiss, l’ironico percorso audioguidato di Janet Cardiff, l’installazione cromo-audio-olfattiva Tre aromi per 3 di Bruna Esposito, i percorsi romani suggeriti dai depliants di Lucius Burckhardt, la ricostruzione dei pub progressisti di Soweto di Kay Hassan.
A completare l’esposizione, la proiezione, nella sala Renoir, per tutti i giorni della mostra, di video d’artisti, tra cui l’Homme noir di Pierre Coulibeuf con protagonista Michelangelo Pistoletto.

Rassegna stampa

” C’è […] molto altro da scoprire al luna park di Villa Medici dove l’arte diventa gioco e il passato – quello secolare della fortezza disegnata a fine Cinquecento dall’Ammannati, nell’istituzione che orgogliosa, alleva da secoli i migliori cervelli di Francia – nutre il presente e lo rende leggero e immediato, facendone intrattenimento senza paura e restituendo arte contemporanea di livello internazionale, a tratti accesa da un pizzico di ironia. […] Questa edizione è dunque un punto di partenza e la Francia organizza l’apertura da par suo: con una presentazione ai media che si trasforma pian piano in una festa da mille invitati come quelle che si vedono nelle stampe seicentesche e che, sotto il sole di mezzogiorno, culmina nell’atterraggio, al centro dei giardini, di un elicottero, così come nei fasti passati, quando nella collina a fianco del Pincio planava dolce una mongolfiera piena di colori, in occasione della festa data da René de Chateubriand per la duchessa Elena di Russia”.
(Francesca Giuliani, Al luna park di Villa Medici dove l’arte diventa gioco, la Repubblica, 29 maggio 1998)

“Restano tutte le perplessità che riguardano questo tipo di iniziative e in generale l’arte contemporanea. Due soprattutto: malgrado, anzi a causa della sua estrema raffinatezza, l’esposizione è destinata a rimanere criptica: tranne due o tre opere davvero comunicative, il pubblico si trova di fronte a bollitori compiaciuti del loro aspetto domestico da cui spuntano aromi naturali, vasi (peraltro bellissimi) dai quali spuntano carciofi proprio davanti alla facciata, bagni dipinti metà gialli e metà verdi, porte socchiuse invece che spalancate: insomma tutto ciò che può dare un’altra buona ragione per detestare l’arte contemporanea; benché inoltre la mostra intenda essere aperta, elastica, “corretta”, essa si pone come uno dei tanti momenti di legittimazione e dunque anche di potere all’interno del sistema dell’arte”.
(Angela Vettese, Itinerari nel tempo e tra i giardini, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1998)

“Con quanta vitalità questi artisti hanno interpretato se stessi: il magnifico mestiere di immaginare. Come sarebbe stato possibile senza di loro – senza i surreali dépliant di viaggio di Burckhardt, gli itinerari sonori della Cardiff, i ponti, i labirinti, i pozzi – immaginare (e poi vedere, esperire e godere) una nuova Villa. Come operosi folli scienziati, ingegneri, speleologi, hanno scavato pozzi, lanciato corde, illuminato stanze, creato suoni, evocato odori, aprendo finalmente lo scrigno mediceo: cercando, inventando, sollecitando, trasformando il suo DNA con il dirompente, entusiasmante strumento dell’immaginazione”.
(Carlotta Mismetti Capua, Villa chiama Mondo, TimeOut, giugno 1998)