Se la normalità della vita è la guerra, cosa resta della vita normale? In spitting distance è uno sguardo penetrante e pieno di umorismo “noir” sull’esistenza nella realtà israelo-palestinese, attraverso un virtuosistico assolo teatrale dell’attore Khalifa Natour su un testo di Taher Najib, entrambi palestinesi, per la regia dell’israeliana Ofira Henig. In scena, un attore palestinese con passaporto israeliano, mentre torna per lavoro da Parigi a Tel Aviv l’11 settembre 2002, s’imbatte nei controlli di aeroporti e frontiere in un crescendo grottesco di circostanze che appaiono la surreale evoluzione dei racconti sulla burocrazia dei classici russi. Scali internazionali e voli intercontinentali sono i luoghi metaforici di una vita precaria, della mancanza d’identità, dei dubbi sull’esistenza, mentre il testo di Najib guarda con disincanto al ruolo del teatro, in bilico tra evasione e impegno sociale. Lontano dall’essere un esperimento sull’arte come convivenza pacifica o dalla provocatoria ostentazione di rabbia, lo spettacolo è piuttosto un’esemplare testimonianza di teatro civile dove umorismo, partecipazione e distacco s’inseguono tra amarezza e ironia in una regia asciutta, fatta di luci, recitazione e gesti. In spitting distance ha vinto il primo premio al Festival TheaterNetto ed poi approdato a Parigi grazie a Peter Brook nel suo Théàtre des Bouffes du Nord. Mentre il gesto, questo sì rabbioso e insistito, dei giovani palestinesi che sputano per terra tutto il giorno, sembra evocare quanto sia vicina a noi la guerra divenuta normalità della vita. A distanza di sputo.
Crediti
Di Taher Najib
Regia Ofira Henig
Con Khalifa Natour
Luci Jackie Shemesh
Aiuto regista e tecnico del suono Itay Weiser
Tour manager Keren Dembinsky
International tour manager Gal Canetti, Kneller Artists Agency