In tempi di compiaciuto interesse per le radici culturali, etniche, nazionali e religiose, Zhang Xian e il Zuhe Niao (Collettivo Niao) affrontano il tema dell’identità in una prospettiva assai diversa: cinque danzatori portano in scena l’asimmetria tra comportamenti di gruppo e libertà individuale, in uno spettacolo dove coreografia, video e poesia s’intrecciano in una dimensione poetica contemporanea. Tongue’s memory of home trae origine da alcune liriche di Lu Yimin e Wang Yin, poeti oggi dimenticati in Cina, ma negli anni ’80 tanto popolari quanto pervicacemente proibiti dal regime di Pechino. In una società dove la poesia è considerata un pericolo, ogni singola lingua diventa strumento di una voce collettiva, la persona rinuncia all’individualità. Ma nella dimensione poetica dello spettacolo s’insinua una frattura: la lingua cessa di parlare lo stolido linguaggio della demagogia, per tornare a essere uno, anzi il principale dei sensi, terminale del gusto e del tatto, suscitando così il corpo a sognare, a spostarsi dal giorno verso sensuali mondi notturni e, tra sogno e realtà, a ritrovare la propria esistenza. Boicottato nel suo paese, anche dall’attuale governo di Pechino, Zhang Xian è autore di The Politics of Chinese Dissident Drama, una toccante testimonianza – accessibile su internet – sul rapporto tra teatro e potere in Cina.
Crediti
Diretto da Zhang Xian
Coreografia e danza Xiao Ke, Nunu, Nannan, Li Zhen
Performer Zhamg Xue Zhou
Musica e suoni Yin Yi
Video Zhang Xue Zhou
Luci Ma Yue
Scenografia Wang Jing Guo
Costumi He Yan
Fotografia Fang Lei, Coca